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Matteo Matteucci
I 147 racconti di Matteo Matteucci
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...Aspetto in gloria che l’orologio segni le 19: 00 per godermi quei meravigliosi 30 minuti in cui il proverbiale uomo della porta accanto faccia la doccia. Non so il suo nome, non conosco niente. Lo vedo la mattina presto andare via di casa con
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Me ne stavo bello rabbioso nel favoloso mondo dei cavoli miei, cercando di placare l’odio ed un senso crescente di rivalsa.
In questo turbinio costante di pensieri complessi, mi serviva un momento semplice per riprendere fiato, troppo stanco per
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Ritardi, pendolari incazzati, studenti preoccupati, altoparlanti gracchianti e panchine basculanti. Questi treni non arrivano mai in orario. Attese snervanti, sigarette accese, nasi negli smartphone, culi gelati, gambe stanche, spalle piegate. La
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Ho visto e sentito che qualcosa ti turba. Fisicamente sei qua, ma con la mente altrove. Se vuoi parlarne ti ascolto".
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Misi il mio dito paffutello sul tasto, ma non premetti, rimasi bloccata, ferma. Avevo in testa un turbinio di sensazioni contrastanti. La parte razionale diceva di andare via, mi ero già coperta di ridicolo a sufficienza, di non disturbare chi
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La porta dietro di me si chiuse, era tornato, aveva recuperato le mie scarpe. Deve essere successo qualcosa di serio alla festa, ci sono dei lampeggianti e molta confusione, mi disse. Nel vedermi vestita con il pareo mi guardò sorpreso, il suo
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In che razza di situazione ti sei cacciata Clara? ” Sei uscita per andare ad una festa con tua cugina e ti ritrovi semi svestita, a piedi nudi, con un telo mare a mò di toga, in un’ appartamento di un perfetto estraneo, senza avere la
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Mi fermai sulla soglia, ma non entrai.
Mi sentivo un incrocio fra una caricatura di una dea greca e un dugongo spiaggiato.
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Arrivai in tempi relativamente brevi sebbene il Romito sia un incognita, alle volte la fila diventa infinita e la pazienza cala come la marea. Una strada per nulla illuminata, fatta di curve, salite e discese, alcune insidiose, il tratto più bello
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..Sono le giornate come queste che mi fanno odiare il mio lavoro e inevitabilmente mettono in discussione le scelte prese, scelte che al tempo mi costarono liti importanti in famiglia, anni di studio molto lunghi e periodi estenuanti.
Ci fosse una
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Volevo scendere giù per levarmi lo sfizio, ma l’ addetto della security mi avrebbe fermata, giustamente, la ripidità era considerevole, mi sarei potuta fare molto male. Cominciai a guardare se ci fosse un sentiero laterale un pochino
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Fossi rimasta in casa pure questo fine settimana, il divano mi avrebbe chiesto il divorzio ed il ventilatore avrebbe dato le dimissioni. Fare zapping selvaggio non servì praticamente a nulla, repliche su repliche e programmi da far venire le crisi
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Le dissi "buon appetito" aspettando " altrettanto o un grazie " ma non disse nulla, si limitò a prendere il cellulare. Mi balenò in testa rapido come un proiettile, l’impulso di tirarle il piatto, ma avrei rischiato spiacevoli conseguenze.
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Dopo aver scambiato messaggi fino a perdere la sensibilità alla mano, telefonate anche di un’ora e mezzo da farsi prendere fuoco l’orecchio, son riuscito ad organizzare un incontro.
Poteva dire no, non ci sarebbe stato alcun problema, ma visto che
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" Cate, ma sbaglio o sento una nota di rammarico nella tua voce? "
No, non sbagli, mi rammarico di non aver capito come era.
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"E per dire, se volessi conoscerlo cosa dovrei fare? chiesi sempre più incuriosita
Lasciare perdere Clà, non
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Ma alla fine della fiera, chi è?
Oddio, forse sarebbe meglio dire cos’è.
Fisicamente è
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Mi raccomando, hai poco tempo. Ci siam fermati solo pochi istanti, ti aspetto qua.
Entrai in casa senza far rumore, non volevo svegliare nessuno, era presto. Il gatto mi vide, sembrava sorpreso, quasi incredulo, provai a fargli una carezza, ma
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Non avevo voglia nemmeno di uscire a gettare la spazzatura, figurarsi a rimettermi un paio di scarpe e calcare i marcipiedi di Livorno. Ero in power save. Doccia e niente di più. Avevo gambe pelose come un ragno ed il mio “ parco giochi†era
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Ed eccomi qua, sola con un cane a guardare i tramonti primaverili nella quiete e calma del mio appartamento. Mi son fatta tantissime domande in questo periodo, ma l’ unica che ritorna come un cibo mal digertito è: " ritroverò mai
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Volevo finisse quanto prima, ero stanca, delusa ed infuriata.
“ Cosa bisogna per avere un po’ di pace, sì troverà soluzione per questo dilemma? Pensare quanto è semplice, è colpevole. Le prove ci sono,
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Non chiusi occhio, sì e no riuscii a pezzi e bocconi a staccare il cervello per un paio d’ore.
Alle 9: 00 dovevo andare in tribunale, al solo pensiero di rivedere il mio ex, i giornalisti, le foto, ascoltare di nuovo le testimonianze, le
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I primi tempi andavamo sole, dovevamo stabilire un legame, un modo per entrare in simbiosi, un conto era in casa al sicuro, un conto fuori fra altri cani e persone; aeva paura delle sedie e del vento, piangeva e guaiva, ma non era aggressiva. Curiosa e
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Giracchiando su Facebook e vedendo le condizioni dei cani in altre regioni, decisi di fare una scelta di cuore: lo adottai. Chiesi notizie e venni contattata dalle volontarie Oipa, vollero sapere tutto, giustamente, ma più che un questionario aveva
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Dopo due matrimoni, una separazione lunga, stancante e dispendiosa avevo deciso di mettere una bella croce sull’ aggettivo uomo, bisognosa di ritrovare i miei spazi, le energie per potermi fidare di nuovo. Un trasloco è quello che ci
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Non mi ritenevo un abitudinario, un ferreo metodico o una persona affetta da qualche patologia mentale, di certo avevo problemi sociali, non tolleravo gli imbecilli. Odiavo il senso di branco, mi irritava, mi toglieva il respiro. Stavo con pochi, scelti,
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Veramente ispettore, è la quarta volta che lo dico, non è cambiato niente rispetto alle altre volte. Avevo fatto la spesa da poco, sono sola quindi faccio la spesa giorno per giorno. Esco dal supermercato con due borsine, arance, un
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Pure questa convention era finita, deo gratias. I più erano incentrati sulle mie forme che sul resto. Su due ore di slide, disegni e proiezioni nessuno ha fatto considerazioni o interventi inerenti. La domanda che andava per la maggiore era "
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Facevo il pendolare anche se era più corretto dire schiavo, tutto per portare a casa la cifira di 900 euri al mese. Meglio averla che non, però lavorare 9/10 al giorno, uscire al cantar del gallo e tornare dopo il carosello... beh non era molto leggero.
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Verso le cinque di mattina, mia cognata Laura, specializzanda in anestesiologia, venne da me, mi toccò la spalla e mi disse " Matteo, vieni ". Ero in dormiveglia. Mi alzai evitando di svegliare Silvia e Mattia. Entrai in camera. Mio fratello, in piedi,
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Son passati diversi autunni e le cose stavano cambiando. I giovani divennero adulti e cercarono fortuna in città . Il paese contava 400 persone, la maggior parte anziani. Dopo la morte di mio padre, io e mia madre anche lei anziana decidemmo di
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Le notti erano fantastiche, il silenzio avvolgeva tutto quanto. Nessun rumore assordante, tuttavia, potevi sentire, se tendevi l’orecchio rumori elettrici delle centraline dei pali della luce, qualche civetta e se era stagione estiva chiurli e cicale.
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Mi ricordo come se fosse ieri e son passati quasi 50 anni, quando poco più grande di uno sgabello seguivo di nascosto il mio vecchio. I pomeriggi assolati e caldi in quel piccolo paese a cavallo dell appennino tosco emiliano in mezzo al nulla.
Ci
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I pomeriggi seguenti mi telefonava Giada, voleva sapere come stavo, se avessi bisogno di qualcosa, mancavo da scuola da quattro giorni. Era molto carina e gentile Lunghi capelli rossi, un carattere peperino, un po’ cicciottella e per questo suo "difetto"
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Era il più bullo fra i bulli. Non passava mattina che vessava gli altri ragazzi. Alle volte se la prendeva pure con le bimbe, raramente e per fortuna con i ragazzi down. Richiami, sospensioni, rapporti, ma nulla, continuava imperterrito. Ogni giorno
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Attonita, scossa, ma bloccata. Fissava il vuoto e piangeva. Muoveva le labbra, senza emettere suoni. Sul primo momento
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Smisi di piangere, almeno per il momento, ma non bastava. L’angoscia era ancora molta. Il dolore alle volte penetrante mi rendeva difficile muovermi, pensare, parlare. Ero goffa. Mi soffermavo sugli oggetti, quasi in catatonia. Non stavo ancora bene.
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Entrati al pronto soccorso, due agenti della polizia mi braccarono facendomi il terzo grado, pelo e contropelo. Raccontai la storia un paio di volte. Venne poi un dottore che mi fece pure una bella ramanzina. Mi fossi fatto gli affari miei, potevo essere
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Dovevo schiarirmi i pensieri. Ultimamente facevano tappo e diventavano zavorre emotive difficili da lasciare sul cammino. L’ unico modo era prendere lo scooter, abbigliamento consono e musica, sgusciando via per le strade come un ladro. Il cielo
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Dovevo sedermi o sarei finita con il culo per terra e considerando la mia mobilità ci avrei messo radici. Non mi sentivo le gambe ed il dolore era come scomparso. Che fosse in parte psicologico? Mi sentivo stordita e così senza pensare dissi "Ho sete,
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147 racconti trovati. In questa pagina dal n° 1 al n° 40.
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