Pure questa convention era finita, deo gratias.
I più erano incentrati sulle mie forme che sul resto. Su due ore di slide, disegni e proiezioni nessuno ha fatto considerazioni o interventi inerenti.
La domanda che andava per la maggiore era " cosa fa nel tempo libero? ".
C’ era chi spippolava con lo smartphone, chi mi strizzava l’ occhio e chi si faceva una pentola di affari suoi, utili come un termosifone nel deserto. Ma se non gli interessa che diamine ci vengono a che fare? !
Scommetto il mio perizoma di pizzo bianco che si ricorderanno di più come ero vestita che il tema dell’ implantologia con tecniche di conservativa. Un gregge di pecore sarebbe stato più silenzioso.
Odio i maschi lumaconi, odio quel tipo di sguardi lanciati senza un minimo di ritegno, patetici ai massimi livelli. Posso capire che nel cervello dell’ uomo non esista altro che il verbo " scopare" però porca miseria...
" L’ abito non fa il monaco, ma in certi casi fa da priore e abate" ero vestita con giacca e tailleur, non in perizoma leopardato.
Fossi venuta in babbucce, pijama e bigodini, son certa avrebbero trovato il verso di buttarla di fuori, la cosa triste è che erano oltre i quaranta, che pena.
Così, dopo una lunga doccia calda, un riposino ed uno spuntino, ero pronta per rituffarmi nel mio solito lavoro.
Lunedi mattina mi aspettavano i miei cari pazienti tutti a bocca aperta, umorismo da dentista.
Avevo il treno nel tardo pomeriggio, di restare in panciolle sul letto non avevo voglia, mi sarei dovuta sorbire un viaggio in treno di diverse ore.
Decisi di fare una girata per negozi di Roma, una città che meriterebbe di essere vissuta e assaggiata, Caput Mundi mica per ridere.
Entrai da Intimissimi, presi un caffè e passeggiai un po’ in piazza di Spagna.
L’ ora era giunta, ripromisi a me stessa, di tornarci appena avrei potuto prendere le ferie.
Chiamai un taxi e mi feci portare in albergo, di li alla stazion, faceva freschino, ma si stava bene.
Speravo di fare un viaggio abbastanza rilassato, senza avere scocciature nè vedere altri allupati.
Salii sul freccia bianca cercando uno scompartimento vuoto, ne erano rimasti due, uno con una donna e due bambini e l’ altro con un ragazzo.
Optai per quello del ragazzo, anche per via delle tendine tirate.
Di risalire i vagoni con il trolley e borsa non avevo voglia contando poi l’ ingombro del bagaglio.
Bussai prima di entrare. Salutai, ma non ebbi risposta, forse uno straniero? Provai a buttarla sull’ ironico, ricevetti un sorriso.
Stava molto sulle sue, sembrava quasi impaurito, forse uno studente, giacca e cravatta. Pure lui un business man?
Volli vedere se potevo stare tranquilla o se avevo a che fare con l’ ennesimo morto di figa.
Mi alzai in piedi, mi tolsi la pelliccia e con fare sensuale assunsi una posizione un po’ da zoccoletta.
Nulla, nemmeno una frase, divenne un po’ rosso, ma non disse parola.
Guardava fuori dal finestrino, non mi dava segno di preoccupazione, sembrava innocuo e poco interessato, bene meglio per me.
Lo guardavo per cercare di capire chi avessi davanti, ma era bravo a mascherare le sue emozioni.
Poi non so cosa mi prese, forse un po’ per gioco un po’ per burla, misi la valigia in rastrelliera, mi alzai sulle punte e tirai infuori il sedere.
Volevo vedere la sua reazione, ma caso volle che in quel momento passando sopra uno scambio, caddi come un pera matura e mi ritrovai fra le sue braccia.
Mi scusai sinceramente, avevo fatto una figura barbina, ma non disse nulla, solo il classico " nessun problema".
Mi tolsi le scarpe e distesi le gambe davanti a me, lo vidi diventare rosso carmino senza apparente motivo, quando capii perchè, divenni rossa pure io.