Mi fermai sulla soglia, ma non entrai.
Mi sentivo un incrocio fra una caricatura di una dea greca e un dugongo spiaggiato. Piedi dolenti, coscia graffiata e morale un tantino sgonfio. Amen per il vestito squarciato, passi aver smarrito le ballerine ed aver pagato 15 euro di entrata, quello che mi bruciava era essermi coperta di ridicolo.
Molto candidamente, ma con aria perplessa e scocciata, chiese cosa ci facessi nella sua proprietà, vista la mise, pensò che qualcuno mi avesse aggredito e per sfuggire mi fossi calata dalla scogliera.
Se questo era quello che trasmettevo, sarebbe stato meglio fingere un malore, che figura da idiota.
Aveva ragione, non sapevo che dire, qualunque spiegazione, sarebbe stata scriteriata. Non potevo dire " son qui perchè mi hai incuriosito " avrebbe chiamato i carabinieri.
Raccontai una balla, confidavo in qualche miracolo, da ragazza ero molto brava a mentire.
"Sì, ecco vede, è scoppiata una rissa e sul momento mi sono spinta oltre la recizione, credevo di finire sulla spiaggia, ma evidentemente ho sbagliato strada. Potevo solo scendere e sperare bene".
Si grattò la barba, socchiudendo gli occhi, come se stesse testando la mia risposta.
" Beh, signorina ha diversi santi dalla sua parte, ha avuto fortuna. Aspetti qua, cerco qualcosa di più acconcio di un telo mare."
Mi invitò ad accomodarmi.
Casa pulita e ordinata, si vedeva un tocco femminile, arredata con gusto semplice, pochi muri, un open space quasi a 360 gradi. In sala un mega acquario angolare incastonato nella parete, dava una atmosfera di relax. Molte le cornici, un tavolo molto particolare con sedie e due divani in tessuto. La cucina molto ben organizzata e areata. Cinque gradini in pietra che davano sulla parte rialzata, dove spiccava il bagno e la camera da letto. Un corridoio che portava non so dove, allungai un po’ il collo per sbirciare meglio, ero curiosa da morire, ma allo stesso tempo titubante. Dalla camera uscì un Maine Coon, grigio acciaio con focature rossastre, zampine bianche ed una coda nera come la pece. Adoravo i gatti, questo poi era il mio preferito. Con leggiadria e portamento, saltò sul tiragraffi, piazzandosi davanti ai miei occhi, era una meraviglia. Poi un altro miagolio, alzai gli occhi e sulla trave di legno a vista spiccava un Certosino. Anche lui, bello esagerato con occhi di fuoco, due razze di gatto cosi differenti e costose. Feci un passo verso la sala e mi accomodai sulla sedia, stando attenta a non macchiargli la seduta.
Il tavolo era fatto con legni di recupero trovati sulla spiaggia, piallato e assemblato in un’ unica forma, un piano di cristallo completava il tutto. Fotografie di Livorno, diverse foto sulle mensole ed un’ arpa celtica nell’ angolo vicino alla chitarra. Che facesse il musicista? Il fotografo? Era un’ incognita a tutto tondo.
Cercai di parlare, sentivo un nodo in gola, gli avevo mentito per salvare me stessa.
Blaterai qualcosa, ma era più un grammelot.
Mi rispose “ Aspetti un attimo non ho capito “.
Ci credo, non avevo detto niente.
Tornò con alcuni parei, un paio di ciabatte, cerotti, acqua ossigenata e garze.
“ Ecco, si dia una rassettata, il bagno è vicino alla camera da letto. Chiuda la porta a chiave, poichè King apre le maniglie meglio di un cristiano. Se vuol cenare con me, apparecchio per due, altrimenti nessun problema, scelga il pareo che vuole, tanto a me non servono più."
Nella sua voce non c’ era alcun segno di malizia, forse una nota di tristezza.
“ Beh, sa non vorrei dare disturbo “ risposi quasi senza respirare.
“ Per un piatto di pasta, non finisco sul lastrico, ma se vuole andare via l’ accompagno alla porta “.
Accennai un timido sorriso, andai in bagno e chiusi la porta
Che situazione irreale Clara.