Ed eccomi qua, sola con un cane a guardare i tramonti primaverili nella quiete e calma del mio appartamento. Mi son fatta tantissime domande in questo periodo, ma l’ unica che ritorna come un cibo mal digertito è: " ritroverò mai la serenità? " Forse no, son cambiata per sempre.
Ripensai alla frase del mio scrittore preferito Murakumi: " Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato."
In tutto questo gran casino, la cosa bizzarra è stata la scomparsa delle persone che credevo amiche, nessuno si è fatto sentire, nessun messaggio, dileguate, sparite, nascoste. Vien da pensare che non siano mai esistite o che mi avessero creduto morta, bene, arrivata a questo punto lo sono davvero, presi il cellulare e cominciai a cancellare i numeri. Non avessi avuto mio fratello, non ne sarei uscita viva.
Ci vorrà ancora del tempo perchè le cose trovino la giusta collocazione, però per il momento mi ritenevo soddisfatta e fortunata.
Il sole era ormai oltre l’ orizzonte ed il cielo stava diventando blu.
Volevo portare fuori Raya, ordinarmi una pizza e chiudere fuori il mondo, presi il binocolo per guardare i recinti. Uno era vuoto... anzi no, c’ era quello strano tipo dal passo lungo che veste in mimetica, quello che si porta la sedia da campeggio. Un tipo così mai visto, forse gli manca qualche rotella o semplicemente non vuole seccature.
Traversammo la strada.
Nel recinto più grande c’ erano Susanna, Francesca e Liliana, evitai, mi stavano antipatiche, quel modo rumoroso di mettersi in mostra, quelle pantomime assurde per darsi un tono.
Andai all’altro, "Senti, scusa la mia è femmina, se entro ti creo problemi? ".
Si alzò da terra, era molto alto, mi fece cenno di entrare, ma non disse una parola.
Il suo cane ci corse incontro, era senza coda, nero con focature nocciola, ci dette un’ annusata e zampettando prese le distanze. Da brava sospettosa, la mia cominciò ad abbaiargli, ma rimase flemmatico, fu quasi diverito, tese un braccio verso Raya cominciando a parlarci. "A me non ha detto manco “ ciao” e parla con il cane?! ". No, via ‘ sto qua non sta bene.”
Mi sarei aspettata, vista la diffidenza, uno scenario poco simpatico, ma rimasi sbalordita quando con la coda fra le gambe, uggiolando contenta, gli si sdraiò sulle gambe a farsi coccolare.
Rimasi pallata "Ok è sicuramente un addestratore o qualcuno che conosce i cani, ma tu guarda che stronzetta, non si fila mio fratello, snobba alle volte pure me, ma con questo tizio fa la smorfiosa."
"Posso farti una domanda, sei un addestratore " gli chiesi
Si tolse quelle cuffie enormi " No non sono un addestratore, preferisco avere rapporti con i cani che con le persone, almeno loro non tradiscono, non fingono e ti accettano per quello che sei. Un cane non ti delude. Poi comunque non vado pazzo per la troppa confusione"
Annuì quasi d’impulso, ma aveva ragione da vendere, feci un timido sorriso e ci presentammo.
Cominciammo a parlare mentre i nostri cani stavano facendo amicizia, anche se il suo aveva altri scopi.
Ascoltava e faceva domande, senza però essere invadente, dandomi alcuni consigli su Raya, sempre senza presunzione. Mi misi a ridere per la battuta che fece su Eolo " Dovevo chiamarlo Eros o Ormone, monterebbe pure me se fossi cane ".
Da tanto non ridevo, ho perfino scordato come si faceva, oltre che mio fratello e Riccardo non ho parlato con nessun altro uomo, mi risultava difficile aprirmi anche con argomenti semplici come questi, mi mancava tanto il dialogo.
Era diretto e schietto, molto ironico e dalla battuta sapida, sapeva far ridere senza volgarità, mi piaceva il suo modo di fare, in alcune cose che disse ci rivedevo molto me stessa, come guardarsi allo specchio e non fu molto esaltante. Non credeva più nell’ amicizia, come dargli torto? Pure io ero satura di tutto quanto, aveva il cane, le mille passioni ed il lavoro, diversi rimpianti. Pure lui era un mondo lontanissimo, ma credo che galassia rendesse meglio l’idea.
Si era fatta l’ora di andare a casa, chiamai Raya, ma non mi si filò di pezza, dopo diversi tentativi chiesi una mano a Matteo, fece una smorfia talmente buffa e strana che mi andò di traverso la saliva. Si diresse dalla mia cucciolina, le disse qualcosa e la prese in braccio, lo guardai stupefatta ed incredula... ma come è possbile, deve avere un trucco, non me la conta giusta.
" Ecco a lei signorina, vuole una confezione regalo o la prende così? " disse
Risi nuovamente fino a tossire, lo ringraziai e lo salutai con un bufetto sulla spalla.
" Passate una buona serata ragazze, alla prossima e grazie per la compagnia "
Si rimise quelle enormi cuffie e fece ritorno casa con quel passo lunghissimo.
Sentivo il cuore più leggero e malgrado avessi tanta strada da fare, ero pronta a riprendermi una rivincita sul dolore e sulla vita, bastava volerlo.
Fine