Ho visto e sentito che qualcosa ti turba. Fisicamente sei qua, ma con la mente altrove. Se vuoi parlarne ti ascolto".
Ecco... la presenza senza invadenza, mi piaceva da matti questo modo di porsi. Se dicevo no come a volte capitava, non insisteva.
Una persona che offriva il suo supporto, che realmente ti dava attenzione e che ascoltava. Il mio attuale compagno mi stava trattando come un optional.
Mi sarei confidata volentieri, ma avevo il timore di passare per vittima, di mostrami eccessivamente debole.
Ringraziai negando, mi sorrise.
Fossi stata in una condizione mentale più favorevole, avrei sicuramente accettato, ma le lacrime erano sul punto di esondare. A stento riuscivo a mettere un freno alla tristezza, in più aveva già i suoi cazzi a cui pensare e non mi sembrava corretto dargli altro tormento.
Eravamo amici, c’era intimità, ma certe cose si raccontano meglio ad un compagno, che poi si trovi un buon feedback... beh è tutto da vedere.
Restammo in silenzio a guardare l’orizzonte, ogni tanto davo un sorso all’estathè per zittire lo stomaco, lui alla Coca.
Il muretto caldo dietro faceva sentire meno freddo, ma si stava alzando un po’ di brezza e cominciavo ad avere i brividi, mi ero vestita evidentemente troppo leggera, in più non avevo mangiato.
"Che palle queste emozioni, alle volte vorrei essere anaffettiva, farmi scivolare tutto addosso, vivrei meglio."
Poi accadde "quel qualcosa" che puntualmente mi lasciava senza parole e mi dava certezza che avevo trovato un diamante rosso.
Posò la Coca, prese lo zaino e tirò fuori un plaid di pile, lo aprì e me lo mise sulle spalle.
" Arrivo subito Claudia " disse.
Dopo una decina di minuti tornò, si mise seduto, mi dette due incarti di stagnola belli caldi e fumanti dall’odore inconfondibile di patatine fritte e cheese burger.
" Matte, ma come facevi a sapere che.... " mi interruppe sfiorando leggero il dito sulle mie labbra.
" Mangia e placa lo stomaco, vedrai che pure i pensieri prenderanno il peso di una piuma. Buon appetito ".
Cominciai a piangere come una grondaia otturata, mi asciugò le lacrime delicatamente e mi carezzò la schiena.
Divorai tutto come uno squalo bianco ad un banchetto di tonni.
Lo stomaco gradiva, avevo meno freddo e l’abbattimento era meno feroce, mi passò la bottiglietta dell’acqua e una salvietta per pulirmi le mani.
Si alzò il cappuccio della felpa, riprese la Coca e si appoggiò al muretto.
In un attimo di palese fragilità gli chiesi: " Matte... posso appoggiarmi a te? !"
Sollevò il braccio e mi accoccolai, diventando di duemila e passa colori.
Era innegabile, con lui mi sentivo serena, tranquilla, ben voluta e protetta.
Chiusi gli occhi, mi bruciavano... dissi grazie a voce bassa, per non dare fastidio, mi baciò sulla testa.
Cadde ancora qualche lacrima, strinsi la sua felpa, la sua mano calda posata leggera sulla guancia.