Volevo finisse quanto prima, ero stanca, delusa ed infuriata.
“ Cosa bisogna per avere un po’ di pace, sì troverà soluzione per questo dilemma? Pensare quanto è semplice, è colpevole. Le prove ci sono, addosso alla mia carne, nel dolore delle mie ferite, nelle foto, nei messaggi di morte, nei referti medici, ma a quanto pare per la legge italiana non basta. Ho traversato un inferno, a stento mi riconosco, vorrei solo smettere di avere paura, paura degli angoli, degli squilli, degli sguardi... Sapessero quante volte ho pensato di uccidermi, chiudere il sipario e non sentire più niente. Guardare nel vuoto del cortile, buttarmi di sotto da un viadotto o da una scogliera, solo un pensiero mi ha tenuto a galla, poter festeggiare il Natale come ero solita fare. Addobbi, albero e stare in famiglia, in casa, lontano dal rumore, considerato che l’ ultimo ero al Pronto Soccorso per una frattura orbitale... trovare qualcuno o qualcosa per cui valga la pena vivere.”
Vidi arrivare il mio avvocato con passo deciso, sorrise a mezza bocca e ci chiese di seguirlo.
Tutta ‘ sta segretezza mi stava facendo perdere le staffe.
"Cristina, ma che ti pare sensato inveire contro quel reporter? Potevi dire "not comment" e lasciar perdere. Che bisogno c’ era di calcare la mano? Se lo mandano in onda non fai una bella figura ".
“ Riccardo, perdona ma mi sono rotta i coglioni, quanto ancora deve andare avanti sta farsa? " Ma poi perchè cosi tanti giornalisti? " sbottai.
" Cristina, son giornalisti, la tua vicenda è per loro fonte di audience, pensi che si facciano scrupolii, sommaci le ultime novità ed il quadro ti sarà chiaro. Comuqnue, puoi tornare a casa, Luca non lo vedrai”.
"Che quadro? Ma cosa mi dici, ma che storia è? " chiesi stringendogli la camicia.
Era un amico, gli avevo affidato la mia vita, ma era anche un avvocato. Integerrimo, competente, uno dei migliori, ma odiavo quando la prendeva larga, lo guardai spiritata stringendogli la camicia con più forza.
" Cri, mi fai male basta per favore, calma, siediti ".
"Calmarmi? Certo, se mi date del valium per endovena. Riccardo... cazzo c’è? "
“ Allora, ascolta. Ieri notte, durante un controllo della stradale, Luca non ha rispettato l’ alt ed è fuggito. Durante l’ inseguimento ha falciato un passante uccidendolo, dopo aver urtato una macchina posteggiata si è cappottato in un campo vicino allo svincolo della superstrada. Ha posto resistenza all’ arresto, colluttazione con le forze dell’ ordine, positivo all’alcool, omicidio stradale e tanti altri capi d’imputazione. Adesso è per usare un gergo poco adatto "cotto e mangiato", si prenderà come minimo venti anni " rispose quasi compiaciuto.
Mi venne prima caldo poi freddo poi di nuovo caldo, ma scusa Riccà, tutto questo cosa ha a che fare con me gli chiesi.
"Vedi Cristina, la legge italiana è una barzelletta, ma ahimè non fa ridere, ci son processi che vanno avanti venti, trent’ anni e per avere conclusione c’è da auspicare in un miracolo. Nel tuo caso se non ci fosse stato questo nuovo reato, Luca si sarebbe fatto quattro forse cinque anni e sarebbe uscito."
"Quattro o cinque anni? Ma se ce ne sono voluti quasi sette per ottenere qualcosa? " esclamai delusa.
"Me ne rendo conto Cristina, ma va cosi, siamo in Italia".
"E quindi adesso che faccio? ".
" Ora? Puoi tornare a casa e comiciare a dimenticare, Luca non ti farà più del male... Sì è rovinato per sempre”.
Nulla, a quel punto non sentii più nulla, solo un fischio interminabile, sentivo le gambe cedere. Mi appogiai a mio fratello, le voci erano lontane, tutto divenne confuso, chiamai il nome di Raya vidi scuro.