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Grandezze e miserie del sangue misto

Sociale e Cronaca

Se, come ipotizzano degli storici, l'Angelo che visitò Maria per comunicarle il suo miracoloso stato di gravidanza fosse stato in realtà un soldato romano (o romanizzato), si spiegherebbe meglio l'irregolarità del cosiddetto "Gesù storico" nell'ambito della tradizionale religione ebraica. Egli, dal lato materno, sarebbe stato indotto a perpetrarla, mentre da quello paterno sarebbe stato attratto da Roma (meta reale, poi, dei suoi successori), con un misto di amore e di odio, per cui non avrebbe certo abbracciato la religione imperiale, ma ne avrebbe fondata una nuova, da esportare nel mondo che allora contava.

Se, come sembra invece sempre più dimostrabile, Adolf Hitler non avesse avuto un quarto almeno di sangue ebraico nelle vene, forse non avrebbe scatenato quella caccia agli Ebrei che per lui era il modo di lavare tragicamente la presunta vergogna per quell'origine, coinvolgendo nella carneficina milioni di Tedeschi, obbedienti per natura agli ordini superiori, e approfittando quindi della loro disciplina certa.

A volte, al di là del sangue, può essere anche semplicemente l'aspetto che non piace a suscitare un odio, un disprezzo per il simile a sé, nell'illusione di liberarsi di una sgradita parte dell'Io. Se, ad esempio, un politico italiano famoso soprattutto per chiedere, di tanto in tanto, la secessione della cosiddetta "Padania", da lui considerata di gran lunga superiore al resto dell'Italia, non avesse, come scrisse una volta un noto giornalista, l'aspetto di un "bracciante agricolo foggiano", forse quell'uomo non si sarebbe reso, più di una volta, così francamente piuttosto ridicolo.

I figli nati da genitori di differente origine (per non parlare di persone semplicemente dotate di un aspetto diverso da quello che predomina negli abitanti di un certo luogo) possono forse avere in misura maggiore determinati talenti, soprattutto linguistici (come pensano, ad esempio, gli psicoanalisti J . Amati Mehler, S . Argentieri e J . Canestri nel loro libro "La Babele dell'inconscio", ed. Cortina), ma, rovescio della medaglia, si sentono inevitabilmente estraniati dalle comunità alle quali essi appartengono solo parzialmente.

L'alienazione dell'uomo moderno, così ben descritta, tra gli altri, da Luigi Pirandello (non per caso di origine ligure dal lato paterno), nasce anche dalle frequenti unioni di persone di diversa etnia, per molti secoli rare. Roberto Saviano (per fare un esempio attuale), per metà campano e per metà ebreo ligure (da parte di madre), avrebbe affrontato così maldestramente (per la sua incolumità) la camorra se fosse stato totalmente appartenente al territorio del quale scrive?

Gli individui con tali caratteristiche hanno due possibilità: se sono sani potranno fondare una loro nuova cultura personale, cercando di unire le parti migliori delle due civiltà che li hanno formati; se sono malati corrono il rischio di enfatizzarne una e demonizzare l'altra. In ogni caso, non potranno trascorrere la loro vita nel tranquillo solco di una sola tradizione.

Nel mio piccolo anch'io, di padre campano e madre marchigiana, non mi sono mai riconosciuto pienamente né nell'una né nell'altra origine e, anzi, mi sono sentito spesso spaesato, privo di quel pavesiano paese in cui non si è mai soli.

Mi sono chiesto a volte perché, da bambino, mi piacesse tanto ascoltare dei vecchi " 78 giri" di tanghi argentini che mia nonna possedeva. Forse per gli Italiani di duplice ascendenza come me il Paese ideale in cui vivere sarebbe proprio l'Argentina, popolata, oltre che da molte persone di origine spagnola e da altre di radici francesi, tedesche, eccetera, quasi per metà da Italiani di tutte le regioni (nel 1900 era possibile immaginare che la nostra lingua potesse diventare nel futuro immediato quella della nazione argentina; si veda ciò che scrivevano allora gli storici inglesi B . King e T . Okey nel libro "L'Italia d'oggi", ed. Laterza) . Questi Italiani d'Argentina, unendosi fra loro, hanno dato origine (paradossalmente, come spesso accade) a un'Italia fuori dall'Italia più unita di quella della penisola: forse basta che costoro dicano "Sono un Italiano d'Argentina" per non sentirsi dissociati.


Antonio Terracciano 24/04/2012 00:33 2 949

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Non è mia intenzione urtare la sensibilità religiosa, storica o politica di nessuno, ma cerco soltanto di aprire una finestra su quella che potrebbe essere la (una) verità.»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Condivido la riflessione secondo la quale il frutto di due antitetiche genealogie rechi le caratteristiche che lo rendono diverso agli occhi di chi si sente appartenere ad una fazione piuttosto che all'altra. Credo che la "salvezza" stia nel trovare il giusto equilibrio, poiché chi rinnega una parte di sè, conduce all'olocausto la speranza di potersi redimere.»
Chiara Vacchieri

«« Parfois au- delà du sang il peut-être simplement l’aspect qui incite à la haine »… un morceau du récit que j’ai beaucoup apprécié. C’est vrai aussi que le même fait de ne pas s’accepter enduit à haïr . Quand aux enfants nés de différentes origines, cela les rend plus forts mais non plus intelligents, savoir deux ou trois langues est une aubaine, mais non une qualité supérieure... Mais à part mes observations, j’adore son savoir et me complimente… vraiment génial son intellect!»
Jeannine Gérard

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