Un giorno le stelle s’ unirono in assemblea; stanche di stare sparpagliate per il cielo, chiesero alla luna una notte di vacanza.
“ E’ un gran problema“ _disse la luna
“ Io da sola non posso garantire tutta la luce che faccio insieme a voi”
“ Vogliamo una notte libera, scendere sulla terra per vedere da vicino le persone che ci guardano con tanta insistenza ”
La luna cercò di dissuaderle, dicendo loro che la notte sulla terra non c’ era niente di bello:
“ Le finestre sono chiuse, sui tetti miagolano i gatti, poi nelle strade le macchine corrono veloci e può essere pericoloso”
“ Ma noi possiamo saltare “ _ risposero in coro le stelle
La luna preoccupata chiamò in aiuto il sole.
“ Assolutamente, io lavoro già tanto, la notte devo riposare per accumulare energia e distribuirla di giorno”
Fortunatamente in soccorso delle stelle venne la regina delle nubi:
” Posso esservi io d’ aiuto, quando scenderete, riempirò il cielo di nuvole, così nessuno si accorgerà della vostra assenza”
La luna era molto preoccupata, aveva paura per le piccole stelle, visitare posti sconosciuti era un rischio, ma alla fine accettò.
Il giorno che le stelle scesero, ci fu un gran fermento in cielo, dalla gioia esse brillavano di più.
L’ unico inconveniente era che, essendoci troppe nubi, c’ era una sottile pioggerellina, ma le stelle non si persero d’ animo, in fila a una a una si aggrapparono ai fili della pioggia, così non durarono neppure fatica. Ridendo e giocando, erano davvero felici; lo spettacolo era stupendo.
Però, man mano che si avvicinavano alla terra, si accorgevano che la piazza era troppo piccola per accoglierle tutte; si fermarono sui tetti per decidere il da farsi.
Una stella disse: “ Possiamo separarci”
Ma le altre non furono d’ accordo: “ Bisogna restare unite”
Vennero fuori altre idee, ma nessuna era quella giusta.
Al di sopra dei tetti c’ era un enorme albero, ormai consumato dall’ età e dal freddo,
L’ albero ascoltava il parlottare delle stelle, e ripensò alla sua gioventù,
a quando, vigoroso e bello, era rifugio per uccelli migratori, che, sicuri sui folti e alti rami, preparavano il nido per i piccoli; era sempre festa, cinguettii di gioia rallegravano le sue giornate.
L’ albero raccolse le sue ultime forze e rivolto alle stelle:
“ Questa notte per me è l’ ultima, domani sarò legna da bruciare:
se posso esservi utile, posatevi sui miei rami, sarà per me come rivivere
i bei tempi, mi farete compagnia e non penserò a domani.
Le stelle piano piano, per non fargli male, si adagiarono sui rami sofferenti.
Come per incanto, una luce immensa avvolse la piccola piazza.
Questa luce penetrò in ogni fessura di finestra, in ogni spazio, sembrava che il sole si fosse destato dalla notte.
Un ladro, che stava entrando in una casa, si pentì del suo gesto, anche i gatti smisero di miagolare, e le macchine rallentarono la corsa.
Uomini, donne, bambini si destarono, e attoniti guardavano quella luce
che penetrava nei loro cuori, e nell’ animo di ognuno si risvegliò la dolcezza.
L’ indomani le stelle tornarono in cielo.
L’ albero non fu abbattuto: il calore donato dalle stelle aveva ridato vigore alla linfa e già spuntavano teneri germogli.
In ricordo di quella notte, in tante case e piazze del mondo, tanti alberi vengono addobbati con luci e colori.
Questo per ricordare agli uomini l amore.