Quel barista di Ferrara, quel ristoratore di Trieste, quell'albergatore di Vienna dovrebbero ringraziare anche, rispettivamente, Giorgio Bassani, Italo Svevo e Sigmund Freud se videro (infinitesimamente) aumentare i loro guadagni con la mia fugace presenza nelle loro città.
Se non avessi precedentemente letto i sei libri del "Romanzo di Ferrara" di Bassani, quasi tutte le opere di Svevo ed alcune di Freud, forse non mi sarebbe venuta mai la voglia (e neppure l'idea) di visitare quelle città.
Quando si legge volentieri l'opera di uno scrittore, soprattutto se essa si riferisce ad alcuni luoghi in particolare, viene prima o poi il desiderio di visitare quei posti, per provare un'emozione supplementare che, da solo, il libro non può dare.
Camminare per i vicoletti del ghetto ebraico di Ferrara (luogo al quale buona parte dei personaggi di Bassani è in qualche modo legata), respirare l'atmosfera ancora absburgica di Trieste, così seriosa (e vicina in tal senso allo Svevo giovane, quello di "Una vita" e di "Senilità") , ma destinata a risolversi poi in una risata liberatoria quando ci si rende conto che è il caso a governare le vicende della vita (ed arriviamo così allo Svevo maturo della "Coscienza di Zeno") , sedersi, infine, al numero 3 della Dorotheergasse di Vienna (nei pressi dello Stephansplatz), al tavolino di un locale all'aperto dal quale per caso ci si accorge che si può leggere con facilità, accanto al portone del palazzo a lato, una targa che ricorda quella volta in cui lì entrò Franz Kafka, sono esperienze entusiasmanti per ogni sia pur modesto appassionato di letteratura.
Talvolta, prima di visitare una città sconosciuta, è molto utile leggere di proposito un libro che ad essa si riferisce, ma non la solita arida guida turistica; prima di andare a Vienna (oltre a ripassare il mio molto carente tedesco essenziale in modo simpatico, su un corso "Assimil" concepito per fare apprendere il portoghese ai Tedeschi) mi lasciai illuminare dalla lettura del saggio "Danubio" di Claudio Magris.
Altre volte, invece, la lettura di libri che parlano in modo preciso di zone di città abbastanza da noi conosciute serve a riportarcele alla memoria in modo più profondo e a presentarci alcuni loro particolari che ci erano sfuggiti: è il caso, per esempio, dei romanzi su Parigi di Patrick Modiano, uno scrittore francese con la peculiarità di soffermarsi lungamente e dettagliatamente sui nomi delle strade e perfino sui numeri civici delle abitazioni in cui ambienta le sue storie.
Chissà se un giorno (bisogna pur lasciare qualche illusione agli pseudoscrittori!) anche i luoghi in cui sono ambientate alcune mie poesie, e in particolare quelli della mia piccola città, troveranno qualche eccentrico "turista letterario" che vorrà visitarli, scoprendo così come sono fatte in realtà "Le cinque vie", quali emozioni si provano mettendosi "Sotto il display" del principale ufficio postale (con la possibilità, magari, di imbattersi in una "Sosia" di un vecchio amore), o le sorprese che ci aspettano se si entra "Nella metropolitana regionale" che conduce alla mia cittadina...