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Le stelle di Lorenzo 2° parte

Dramma

Erano gli ultimi giorni di Maggio. Lorenzo aveva messo a posto il recinto delle pecore perche si erano rotti degli assi. Stava dando da mangiare alle mucche, quando Assunta entrò nella stalla come una folata di vento.

''Hey, vai a lavare il pavimento di casa. Usa l'acqua e la candeggina e non lasciare sporco negli angoli.'' Gli disse in un tono asciutto.

Lorenzo la guardò stupito. Non lo aveva mai chiamato per una cosa del genere. ''Sarà uno dei tanti capricci per fare dispetto'' pensò.

Non le disse niente e si diresse verso la casa. Spazzò tutte le stanze di sotto, come voleva lei e cominciò a lavare i pavimenti con acqua e candeggina.

Era quasi alla fine della sala, quando entrò dalla porta Valerio con le scarpe sporche di terra rossa. Lorenzo non disse niente e si rimise a lavare un'altra volta il pavimento. Aveva appena finito e stava aspettando che asciugasse il pavimento quando Nicola scese le scale dal primo piano e lascio le impronte delle scarpe sui mattoni umidi.

''Scusa ma non potevi aspettare che asciugasse?'' Gli disse gentilmente Lorenzo.

Nicola: ''Cosa hai detto scusa? Dammi del lei quando ti rivolgi a me!'' Gli rispose freddo con un ghigno.

''Le ho detto se non poteva aspettare che asciugassero i mattoni prima di passare!'' Gli ripetè dandogli del lei.

Entrò Valerio dalla porta con le scarpe sporche.''Cosa vuole stò mostro?'' Disse rivolto a Nicola.

Nicola: ''Mi ha offeso dandomi del cafone perchè mi sono permesso di passare sul pavimento bagnato! In casa mia capisci? Lui che qui dentro non è niente.''

Lorenzo non fece in tempo a rispondere che Valerio lo prese per i capelli e gli immerse la testa nel secchio con l'acqua e la candeggina. I due fratelli si misero a ridere come matti, mentre Lorenzo urlava nell'acqua. In quel mentre, entrò Fulvio dalla porta.

''Cosa state facendo deficienti?'' Gli urlo vedendo la scena.

''Ma niente stiamo scherzando,'' disse Nicola ridendo.

Fulvio prese Valerio e lo sbatte contro il muro. Lorenzo si alzò da terra con il viso rosso e gli occhi che gli bruciavano, urlando dal dolore.

Fulvio gli si avvicinò e gli chiese cosa avesse.

''Mi bruciano gli occhi. C'èra della candeggina nell'acqua.'' Gli rispose tremando.

Fulvio diede un pugno in piena faccia a Valerio sbattendolo a terra. Prese Lorenzo per un braccio, lo infilò in macchina e lo portò al pronto soccorso.

''Ti pregherei di dire agli infermieri che sei caduto con la faccia nel secchio da solo. Non voglio avere grane. Capito !'' Gli disse mentre guidava.

Lorenzo non gli rispose, rimase con gli occhi chiusi perchè non riusciva ad aprirli.

Al pronto soccorso gli lavarono gli occhi, lo disinfettarono e gli misero una pomata oftalmica con antibiotico e cortisone.

''Com'è successo che la candeggina ti finisse negli occhi?'' Gli chiesero.

Lorenzo: ''Sono scivolato sul pavimento bagnato mentre lavavo a terra e sono caduto con la faccia nel secchio.'' Rispose.

Infermiere: ''E' andata proprio così?''Gli chiese,''stai proteggendo qualcuno?''

Lorenzo: ''No, non sto proteggendo nessuno. Sono scivolato da solo.''

L'infermiere lo guardò e scosse la testa. Aveva visto i graffi dietro al collo come se qualcuno lo avesse afferrato spingendogli la testa nel secchio.

Infermiere: ''Ascolta questa è una cosa grave. Se qualcuno ti ha afferrato e sbattuto la testa dentro al secchio, dovresti dirlo.'' Gli disse cercando di farlo ragionare.

Lorenzo: ''No, le ripeto. Sono scivolato da solo.''

''Ok come vuoi. Ma stai attento per la prossima volta.'' Gli disse l'infermiere.

Quando furono in macchina Fulvio lo ringrazio nel suo modo rustico. Lorenzo non gli rispose.

Fulvio entrò in casa, vide Assunta che si stava facendo le unghie con una limetta sul divano. ''Sei stata tu a chiamarlo per pulire i pavimenti?'' Le chiese.

Assunta: ''Si. E come vedi non li ha puliti bene!'' Rispose lei arrogante.

Fulvio le si avventò addosso prendendola a calci e pugni in faccia. Le prese la testa e gliela sbattè contro il pavimento facendola sanguinare.

La guardo dritta negli occhi mentre la teneva per capelli e la sbatteva sui mattoni.

''Ora sono più puliti? Vacca!'' Le disse rabbioso.''Non permetterti di chiamarlo mai più per farti da filippina in casa altrimenti ti uccido. Ora non te lo dico più.''

La lasciò piangente di dolore, ma soprattutto di rabbia nei confronti di Lorenzo. Assunta: ''Questa me la pagherai Tulipano!'' Disse tra i denti.

Lorenzo stette qualche giorno a riposo nel fienile, non riusciva ad aprire gli occhi per il bruciore. Pian piano il dolore sparì, ma vedeva un po' sfocato.

Amos andò a trovarlo un pomeriggio.''Sono stati loro vero?''Gli chiese.

Lorenzo: ''Si mi hanno messo la testa nell'acqua con la candeggina. Stavo lavando i pavimenti di casa per ordine della iena e mi hanno fatto lo scherzetto.''Gli rispose.

Amos: ''Ma non capisco perchè?'' Disse.

Lorenzo: ''La cattiveria delle donne trova sfogo attraverso gli uomini stupidi. E' sempre stato così, basta leggere la storia e vedere chi c'è dietro a tutte le vicende di morti e assassinii perpetrati fino ad adesso. Ci sono quasi sempre loro e i cretini che le seguono. Meno male che tra le tante ci sono anche delle vere sante perchè se no sarebbe un inferno.''

Quando Amos uscì dal fienile andò dritto al commissariato di polizia e raccontò tutto al commissario che prese nota della faccenda, ma non avendo prove per poterli richiamare, dovette desistere da qualsiasi azione nei confronti di Nicola e Valerio.

Lorenzo si riprese velocemente e ricominciò a fare i suoi lavori nella cascina. Ad Assunta le venne il capriccio di imbiancare tutta la cascina all'interno. Lei cercò di trascinare dentro i lavori anche Lorenzo, ma Fulvio fu fermo nel tenerlo fuori, affinchè lui si occupasse degli animali e delle stalle. Assunta meditava continuamente come potersi vendicare.

Una volta gli preparò uno stufato di carne di coniglio e verdure con dentro del veleno. Il gatto di casa salì per primo sul tavolo, mentre lei è Fulvio erano di spalle in sala e dopo poco schiatto ai loro piedi. Fulvio capì cosa fosse successo e le diede tante di quelle botte da farla diventare nera come la pece. Da quel giorno diede una piccolo cucinino con una bombola a Lorenzo, da tenerselo sull'ammezzato e prepararsi da mangiare da solo, prima che succedesse qualcosa di irreparabile.

Amos cercava di convincerlo a rivolgersi alla polizia per l'accaduto dell'acqua con la candeggina e per l'avvelenamento del gatto. Lorenzo non voleva fare del male a nessuno e gli rispose che non sarebbe più successo niente.

Una domenica pomeriggio andò in chiesa e pregare, si inginocchiò davanti alla statua della Madonna.

'' Ave signora dei cieli, Madre di Cristo.Sotto la tua protezione, tutti noi peccatori ci rifuggiamo.A te ci rivolgiamo o Maria nei momenti di dolore. Mostraci la tua misericordia e conservaci nella purezza. Liberaci dal male del peccato e preservaci dall'odio degli uomini. Insegnami a donare un sorriso a tutti coloro che ne hanno bisogno e dammi la forza di camminare sulla tua strada ,ora e sempre. Amen'' pregò

Uscendo dalla chiesa vide una signora che aveva difficoltà ad attraversare per via delle sue infermità alle gambe. Lorenzo le porse il braccio.

'' Si aggrappi al mio braccio signora.'' Le disse gentilmente,''la porto io dall'altra parte della strada.''

''La ringrazio, lei è molto gentile.'' Gli rispose la signora con gratitudine.

''Purtroppo mio figlio non è in città al momento e non ha potuto accompagnarmi.'' Continuò la donna.

Lorenzo: ''Capisco. Se vuole l'accompagno io fino al posto dove deve andare.'' Le disse gentilmente.

La donna: ''Sto andando a casa ora. Devo arrivare fino alla macchina parcheggiata li nel parcheggio di fronte.''

Lorenzo l'accompagnò alla macchina, la donna salì.

''La ringrazio, lei è stato molto gentile.'' Gli disse la donna salutandolo.

''Di niente signora. Arrivederci.'' Le rispose.

Andò a farsi una passeggiata nei giardinetti. Gli piacevano molto i sentieri tra le aiuole. Tutti quei fiori, quei colori vivi, il giallo dei tulipani,il rosa delle begonie, il bianco delle margherite, il violetto dei pansè ed il rosso delle azalee.

Gli sarebbe piaciuto fare il giardiniere, stare a contatto con le piante, curarle farle crescere e vederle fiorire.

Tornò a riprendersi la bicicletta che aveva legato ad un palo dietro la chiesa. Salì in sella e cominciò a pedalare sulla strada per la cascina.

I campi di grano sulla sua sinistra erano ancora verdi con le spighe giovani che ondeggiavano al sole. I lati della strada erano pieni di erba e cespugli di fiori multicolori. Le margherite gialle sembravano delle girandole in mezzo a tutto quel verde e le farfalle volavano di fiore in fiore.

Per la strada incontrò Amos che stava andando a trovarlo.

''Hey Lorenzo,''lo chiamò Amos.''dove stai andando?'' Gli chiese.

Lorenzo: ''Sto tornando a casa. Ciao Amos, dove vai?''

Amos: ''Stavo venendo da te. Volevo proporti di venire con me a fare un giro in macchina.''

Lorenzo: ''Ho la bicicletta!'' Gli rispose.''Torno a lasciarla a casa e ti raggiungo.''

Amos: ''Ma no mettila nel bagagliaio. Ci entra un treno li dietro.''

''Come vuoi.'' Scese dalla bicicletta. Amos aprì il bagagliaio e la sistemarono dentro. Richiusero e salirono in macchina.

''Per prima cosa tieni questo,''gli porse un ipod con le cuffiette.''Mio padre me ne ha regalato un altro e io voglio regalarti il mio. Qui dentro ci sono tutti i brani di Liszt, so che ti piace molto.''Disse Amos.

Lorenzo lo guardò sorpreso.''Amos non devi, è tuo!'' Gli rispose.

Amos: ''Te l'ho detto, ora ne ho due, che me ne faccio. Uno lo voglio regalare a te. Prendilo se no mi incazzo!'' Gli disse sorridendo.

Lorenzo: ''Ti ringrazio di cuore. Ne sei sicuro?'' Gli rispose timidamente.

Amos: ''SI SI SI, prendilo! C'è la tua musica preferita. Ci ho messo tutto il giorno per caricartelo. Quando si scarica la batteria me lo dai e te la ricarico io ,ok!?''

''Grazie ! E' un bellissimo regalo.''Gli rispose riconoscente.

Amos: ''Ti va di andare al bowling? Pago io.''

Lorenzo: ''Ma no i soldi li ho.''

Amos: ''e beh ? Allora dopo il Bowling mi offri una pizza.''

Lorenzo: ''Ok, bowling, pizza e birraaaaa!'' esclamò.

Amos: ''Questa notte posso venire a dormire da te?'' Gli chiese.

Lorenzo: ''Ma dai sulla paglia?'' Rispose mortificato.

Amos: ''Si sulla paglia insieme a te. Vorrei che tu mi insegnassi a riconoscere le costellazioni.''

Lorenzo: ''Non ho i cuscini!''

Amos: ''Ti porto io lenzuola e cuscini e te li lascio, ok!''

Lorenzo: ''Come vuoi.'' Rispose.

Strigeva il suo ipod giallo tra le mani come fosse un diamante. Era il suo primo regalo da quando non c'era più la sua famiglia. Gli sembrava che ormai fosse passato tanto di quel tempo che quasi, tutto ciò che era stato del passato, appartenesse ad un altra vita.

Mentre erano ancora in macchina, Lorenzo pensava a sua madre, ai suoi nonni. Gli mancavano tanto ma aveva la sensazione come se non fossero mai esistiti, era passato tanto tempo da allora. La vita nella cascina era così dura, che gli sembrava che ci stesse li dentro da un'eternità. Non desiderava più niente se non un po' di tranquillità, un po' di calore umano. Sentiva l'odio di Assunta e dei suoi figli, circondarlo di continuo. La vedeva la sera che lo spiava dalla finestra della sua camera nella cascina, con uno sguardo pieno di odio. Per questo Lorenzo preferiva non aprire l'anta della finestrella di fronte alla sua camera, ma aprire quella dalla parte opposta che dava sugli alberi e sul cielo stellato.

Si divertirono tutta la sera al bowling e a mangiare la pizza. Tornarono a casa per le 23:00. Passarono prima da casa di Amos. Presero lenzuola e cuscini e andarono alla cascina di Fulvio, sotto il fienile.

La madre di Amos gli diede un lenzuolo spesso cucito a mo di materasso matrimoniale vuoto. Lo riempirono di paglia soffice e lo richiusero con la cerniera di lato, sembrava un Tatami giapponese.

''Vedi quel gruppo di stelle?'' Chiese ad Amos, indicando con un dito in alto nel cielo.

Amos: ''Chi sono?''

Lorenzo:''Quella è Antlia che rappresenta la nave degli argonauti e quella Pyxis. Quella li è Ofiuco, la costellazione del serpente. Con Asclepio che con la mano destra stringe la testa del serpente e con la sinistra tiene la coda.

Amos: ''Ma io non lo vedo Asclepio! Dovè?'' Gli chiese stupito.

Lorenzo: ''Non c'è devi immaginarlo. Le costellazioni sono fatte di immaginazione, fantasia. Vedi quella?'' Indicò da un'altra parte.'' Quello è Pegaso, il cavallo alato figlio di Medusa e Poseidone. E quella è Lira, lo strumento suonato da Orfeo figlio del Dio Apollo.''

Amos: '' Come fai a riconoscerle!? A me sembrano tutte uguali!'' Sbottò curioso.

Lorenzo: ''Le costellazioni sono unite da una linea immaginaria che va da una stella all'altra nei vari raggruppamenti. Vedi ci sono stelle che sono più vicine di altre. Di solito ce ne sono alcune più grandi e altre più piccole intorno. Con un po' di fantasia si disegnano nel cielo.''

Amos: ''UMMM tu sei la costellazione dell'angelo …. hihihi,''gli disse abbracciandosi a lui e chiudendo gli occhi.'' Buona notte angioletto. Fai sogni d'oro.''Gli disse assonnato.

Lorenzo: ''Buona notte, a domani.''

Lorenzo stette a guardare le stelle ancora un po', poi chiuse gli occhi e si lasciò andare tra le braccia di Morpheo.

6

La mattina presto verso le 5:00 si svegliarono per via dei forti muggiti della mucca Isabella che stava per partorire. Fulvio corse subito nella stalla e Lorenzo e Amos scesero dall'ammezzato.

''Le si sono rotte le acque,'' disse Amos a Fulvio.

Il fattore maneggiò una lunga corda all'interno dell'animale e cominciò a tirare forte. Dopo un po' videro uscire un vitellino con le zampette legate alla corda. Il piccolo era sporco di gelatina rossa. La madre lo leccò tutto con la sua grossa lingua ruvida. A volte per facilitare il parto alle mucche devono tagliare la pancia fino all'altezza del cuore e dopo il parto ricucirla con un filo del colore della pelle dell'animale. Isabella Coccolava il suo vitellino con affetto.

''Lo chiameremo Virgola perchè ha una macchia a forma di virgola sulla testa hahaha,''rise Fulvio.

Lorenzo e Amos andarono a lavarsi alla fontana dietro al fienile. Poi si diressero verso la stanza della lavorazione del latte per fare le mozzarelle.

Cagliarono il latte con il caglio di vitello intorno ai 38°C, per quaranta minuti; La massa caseosa ottenuta venne tagliata dapprima in cubi e dopo una mezz'ora venne rotta in piccoli granuli con la ruotola. Fecero la maturazione della cagliata sotto siero intorno ai 46°C. Un'operazione che durò diverse ore, fin quando la pasta non fu pronta per la filatura. La cagliata matura fu separata dal siero, tagliata a strisce e aggiunta di acqua molto calda, sui 70°C. A questo punto Lorenzo cominciò a tirare a mano la pasta filandola in acqua salata. Seguì poi la mozzatura ed il mantenimento della forma data dalla mozzatura, in acqua fredda. Tutte le mozzarelle ottenute furono messe a conservazione nel liquido di governo, un composto di acqua e sale che ha lo scopo di mantenere la freschezza del prodotto per una trentina di ore dalla lavorazione.

Verso le 11:00 arrivarono i compratori di formaggi, ricotta e mozzarelle freschi e si diressero nel capannone degli acquisti dove c'era Assunta come addetta alla vendita.

Nel frattempo Amos tornò a casa sua e Lorenzo provvedette alla smielatura delle arnie degli alveari. Indossò dei guanti adeguati e una tuta bianca che proteggeva tutta la sua persona. Affumicò gli alveari per far allontanare le api e con un coltello cominciò ad estrarre i melari, disopercolandoli e recuperando il miele dai favi pieni. Era un'operazione che richiedeva molto tempo e pazienza, ma Lorenzo ormai ne era abituato.

Passò alla decantazione e la filtrazione del prodotto raccolto dai favi. Lasciò il miele a riposo in un recipiente-decantatore in acciaio inox da 60 kg, detto maturatore, in modo che le impurità del miele, dovute all'estrazione dai favi, galleggiassero in superficie. Seguì la filtrazione effettuata attraverso dei filtri con sacchi in rete di nylon immersi nel miele per non inglobare aria. Dopo ci fu il riscaldamento del miele a temperatura molto contenuta per evitare un'effetto negativo sul miele. Il pompaggio, la miscelazione e infine l'invasettamento in vasetti di vetro.

Nelle prime ore del pomeriggio, portò il gregge al pascolo, portandosi dietro il suo quaderno delle poesie. Il sole era tiepido, non era una giornata particolarmente calda. Le pecorelle s'inerpicavano sui bassi cumuli di pietre, dove vedevano cespugli teneri da brucare. Fulmine correva in tondo intorno al gregge per evitare che qualcuna di loro si staccasse dal gruppo.

Lorenzo si distese a terra e si mise ad osservare le nuvole. Gli piaceva fissare a lungo l'azzurro del cielo e annullarsi in quegli spazi immensi. Osservava il volo degli uccelli, ascoltava il cinguettio dei cardellini sui rami degli alberi. Inseguiva con lo sguardo i piccoli coleotteri che camminavano goffi sotto le piante. I licheni che macchiavano la superficie grigia delle pietre. Tutto aveva un'armonia che seguiva il ritmo della vita.

Aprì il suo quaderno e scrisse:

'' IL CIELO

Riflessi di luce, entrano nell'anima

dove le nuvole raccontano,

ed il vento accarezza il cuore.

Una culla azzurra che assorbe i miei sogni,

mentre i miei occhi inseguono

voli di uccelli, dalle grandi ali.

E sospiro e canto,

come un animale in catene

Aspetto la pioggia

che lavi le mie palpebre,

ed aspetto il sole, affinchè le asciughi.

Sotto il cielo che non ascolta

dentro al cielo che respira

ma silente e non assente......

osserva.''

Disegnò un sole sotto l'ultima parola e mise un trifoglio in mezzo alle pagine, come per fermare il tempo nel quaderno.

Ogni tanto si chiedeva se valesse davvero la pena vivere in quello stato. A dormire sulla paglia, in un fienile, in mezzo all'odio. Forse una corda intorno al collo avrebbe risolto ogni problema. Aveva letto alcuni libri di filosofia: Aristotele, Platone, Socrate, Plutarco. Aveva letto sulla libertà e i diritti civili di ogni uomo libero e si sentiva all'opposto di tutto quello che aveva assimilato fino a quel momento. Non condivideva il modo di fare e di pensare della società che si infarinava di luoghi comuni e frasi precostituite. Tutte quelle maschere per nascondere i veri intenti che ogni individuo affina e alleva dentro di se a danno del suo prossimo. Lorenzo adorava Madre Teresa di Calcutta. La chiamava '' La piccola suora dal grande cuore.'' Condivideva appieno quello che lei diceva, perchè la sentiva mossa da una forza che andava aldilà di ogni passione speculativa o fanatico-mistica. Cerano frasi come:'' CREDO CHE IL MONDO OGGI SIA SCONVOLTO E SOFFRA TANTO, PERCHE' NEI FOCOLARI DOMESTICI E NELLA VITA FAMILIARE C'E' VERAMENTE POCO AMORE,'' oppure,'' OGNI VOLTA CHE INCONTRO UN POVERO O UN SOFFERENTE ED IO LO AIUTO, STO AIUTANDO CRISTO. OGNUNO DI NOI E' UN CRISTO QUANDO E' SOLO, MALATO, EMARGINATO E IN MISERIA.''

L'opera di Madre Teresa ha portato grandi svolte nel mondo. Ha mosso governi e intere nazioni. Tutte le suore che si sono impegnate a dedicare la propria vita alla cura degli ammalati, dei bisognosi e degli emarginati, sono state i veri angeli che hanno camminato con piedi umani su questa terra di dolore ed egoismo. Lorenzo le teneva tutte nel cuore e pregava affinchè le loro opere non cadessero nel vuoto delle anime ingorde che fagocitano il mondo, come se fosse un loro diritto incontestabile.

Aveva sempre pensato che non è l'appartenenza ad una determinata religione a fare di un uomo un santo. E' la fede, la forza e la coerenza di credere nei valori e nei diritti umani che nobilita la sua anima e la avvicina a Dio, sia che si chiami Buddha, Jahweh, Jehowah o Allah. Non approvava nè le prediche sconclusionate dei cattolici, né il fanatismo omicida dei musulmani, nè il vittimismo degli Induisti con tutti i loro milioni di Dei e di riti che poi alla fine non avevano dato molto all'India, se non una smisurata miseria e una vergognosa ricchezza concentrata solo su pochi individui.

Come si dice'' Parlare bene e razzolare male,'' alla fine dà i suoi risultati, e quelli erano sotto gli occhi di tutto il mondo intero. Sicuramente ha contribuito molto il colonialismo a frenarne lo sviluppo, ma anche l'Italia è stata in mano ai francesi, agli spagnoli, ai turchi, agli austriaci ecc.

L'India è stata sempre considerata la culla del misticismo e dei santoni, delle filosofie e del pensiero. Si domandava come mai i governatori di quella nazione non avessero assorbito niente di tutte quelle filosofie e di tutto quel grande pensiero, se non per accumulare ricchezze a dismisura e tenere nel sottosviluppo tutto il resto della popolazione. In quel caso la fede non è servita a niente, se non ha creare superstizione e caste invalicabili.

Questo concetto ce l'aveva anche per l'Occidente, ma con la differenza che almeno la parte occidentale del globo terrestre ha raggiunto un livello di sviluppo, sia spirituale sia sociale, innegabilmente più avanzato. Eppure tutte le discipline e le filosofie orientali, basate sull'anima e sull'elevazione spirituale provenivano dall'altra parte del globo!

Con questi pensieri nella testa tornava alla cascina con il gregge e il cane che lo seguiva passo passo.

Chiuse tutti gli animali nel recinto e andò a lavarsi dietro al fienile.

Valerio arrivò con la sua moto facendo un gran fracasso. Sgommò sul piazzale di fronte alla cascina.Scese dalla moto come un prode cavaliere unto da Dio scende dal suo cavallo, e si diresse verso l'entrata della casa. Si fermò sulla soglia ad ascoltare il rumore dell'acqua e capì che Lorenzo si stava lavando dietro al fienile. Col suo solito modo di camminare da spaccone si diresse in quella direzione. Girò l'angolo della casetta e si trovò di fronte Lorenzo nudo che con una cannuccia di plastica si faceva cadere addosso l'acqua che usciva dalla fontana.

'' Hey verme, non ti vergogni a stare senza vestiti?'' Disse Valerio a Lorenzo.

Lorenzo: ''Non c'era nessuno prima,'' gli rispose,'' ma perchè tu ti lavi con tutti i vestiti addosso?'' Gli chiese a sua volta.

Valerio: ''Questa non è casa tua!'' Gli urlo in faccia,'' devi avere rispetto per i luoghi degli altri. Qui non è ammesso che tu ti tolga i vestiti per mostrare le tue schifezze,''gli disse indicando con un dito le parti intime.

Lorenzo fece finta di non sentirlo e continuò a lavarsi come se l'altro non ci fosse.

''Hai sentito femminuccia?'' Gli urlò giallo di rabbia.

Lorenzo si mise a ridere,'' beh, femminuccia detto da te che spii gli operai ogni volta che vanno a pisciare in qualche angolo ! Mi sembra ridicolo.''

Valerio diventò rosso di vergogna e di rabbia, diede un calcio ad un barile di legno che era affiancato al muro e se ne entrò in casa mugugnando.

7

Assunta guardava il soffitto della camera da letto. Non riusciva a dormire. Fulvio le dormiva accanto girato dall'altra parte del letto. Ogni tanto girava la testa dalla parte della finestra e guardava fuori. Non c'erano stelle, il cielo si era coperto improvvisamente di nuvole scure cariche di pioggia. Si alzò dal letto, prese il pacchetto di sigarette e l'accendino che aveva sul comodino e andò sul balcone, attraverso l'altra stanza. Non c'era vento, ma tutt'intorno era nero come il vuoto dell'inferno. Si accese una sigaretta guardando verso il fienile dove dormiva Lorenzo. I suoi occhi pieni di odio si fecero stretti come due lame affilate. Avrebbe voluto sbranare quell'agnellino con i suoi denti, sentire il sapore del suo sangue scenderle in gola e sulle guance. Con le unghie raschiò la vernice dell'inferriata di ferro del balcone. Camminò avanti e indietro, mentre goccioloni di pioggia cominciavano a venire giù. Immaginava Lorenzo nudo, legato ad una croce di ferro a forma di X, arroventata, mentre lei le spalmava dell'aceto col sale sulle ustioni e rideva di gusto alle urla di lui. Si chiuse la porta del balcone alle spalle rimanendo fuori. Scoppiò una tempesta furibonda. La pioggia scendeva con una violenza inaudita colpendo il suo corpo che si muoveva lentamente in piedi vicino all'inferriata. I fulmini squarciarono il cielo come se volessero dilaniarlo. Una rabbia sconfinata mista a desiderio ed eccitazione sessuale si impossessò di lei. Le sue mani percorsero il corpo fermandosi sui seni e scendendo verso il pube bagnato di eccitazione. Cadde sulle ginocchia aperte con le mani che sfregavano in mezzo alle gambe. La testa che sbatteva come posseduta da un diavolo e i capelli bagnati che le si erano incollati sulla faccia e sulle spalle.

Le gocce di pioggia sembravano lance appuntite sulla sua pelle. In preda ad una violenta ondata di desiderio si riversò indietro con un urlo lacerante proprio mentre un fulmine cadeva nelle vicinanze, facendo un boato terribile. Assunta ebbe un orgasmo fortissimo che le svuotò l'anima fino in fondo. Rimase per terra stordita, sotto il temporale che proseguì fino a notte fonda. Si alzò da terra.

'' Io ti ucciderò,''disse con lo sguardo puntato sul fienile di Lorenzo,''molto presto ti strapperò il cuore con queste mani. Te lo giuro.'' Promise a se stessa.

Rientrò in casa, si asciugò il corpo bagnato, si cambiò la sottana e andò a letto.

Il mattino dopo, Lorenzo mise a posto tutto quello che il temporale aveva spazzato via. Munse le vacche e le pecore ed insieme ad Amos e ad un altro ragazzo, fecero i formaggi, le mozzarelle e la ricotta.

Arrivò la polizia con due volanti e prelevarono Nicola e Valerio che furono riconosciuti da alcune persone che erano state derubate da loro e li avevano denunciati. Assunta cercò in tutti i modi di convincere i poliziotti che i suoi figli non c'entravano niente con l'accaduto, ma i poliziotti avevano con se le registrazioni di una videocamera. Furono portati al commissariato e trattenuti.

Quando i poliziotti se ne furono andati con Nicola e Valerio, Assunta furibonda andò nel magazino della lavorazione del latte e avvicinandosi a Lorenzo,''Questo è per tutte le tue stronzate sull'amore e la giustizia, e le tue fottute preghiere che ti possano portare all'inferno al più presto,'' gli disse livida di rabbia.

''C'è posto per tutti prima o poi !'' Le rispose Lorenzo con uno sguardo duro che la fece indietreggiare.

Assunta buttò il mozzicone acceso della sua sigaretta nel pentolone del siero che stavano preparando e se ne andò. Amos andò a dirlo a Fulvio che vedendo il mozzicone galleggiare sulla superficie del siero, mantenne la calma e disse di toglierlo da li e di continuare lo stesso a lavorarlo. Poi andò al capannone delle vendite e seppe da Assunta dell'accaduto su Nicola e Valerio. Dopo averle intimato ad Assunta di lasciar stare Lorenzo che non c'entreva niente con tutto questo, Fulvio prese la macchina e corse dal suo avvocato per cercare di far uscire i figli.

Amos propose a Lorenzo di andare a viveve nella sua cascina. I suoi avevano bisogno di una persona che li aiutasse nelle serre dei fiori. Loro non si occupavano dell'allevamento degli animali, nè della lavorazione del latte. Nella sua cascina producevano: uova, grano, olio e fiori. Lorenzo lo ringraziò e gli disse che ci avrebbe pensato su.

Quel giorno l'aria che si respirava era più tesa del solito. Lorenzo portò il gregge al pascolo. Assunta fumava una sigaretta dietro l'altra con lo sguardo fisso ed il pensiero rivolto unicamente sulla vendetta.

Fulvio dopo aver parlato col suo avvocato, tornò alla cascina a continuare il suo lavoro.

La luna si affacciava lentemente dalla finestrella dell'ammezzato. Lorenzo guardava la luce della candela che ardeva davanti alla madonnina nella nicchia.

''Vergine madre, anche tuo figlio è stato un uomo in carne ed ossa e nemmeno a lui sono state risparmiate umiliazioni e ingiustizie. Lo hanno messo in ridicolo davanti alla folla inferocita, lo hanno torturato e messo in croce a morire. Ma dopo tutto questo, gli uomini sono rimasti tali e quali come erano prima della sua venuta. A cosa è servito il sangue di Cristo se non a dissetare ancora una volta la sete da vampiri che ha l'umanità. Gli olocausti continuano a susseguirsi e nel fiume scorre il sangue di tutte quelle persone che vorrebbero vivere tranquilli e non possono farlo, per la pazzia e l'arroganza dei molti, che non conoscono la parola rispetto ma si nutrono dei lamenti e della sofferenza dei propri simili per sentirsi potenti.

A cosa è servito il sacrificio tuo e di tuo figlio? Questo diglielo quando ti trovi a parlare con il grande capo che si gongola nel suo cielo dorato, si cironda di angeli perfetti e vuole respirare profumo di incenso.''

Chiuse gli occhi e immaginò di stare in una delle tante feste di Natale, quando lui e i suoi nonni si radunavano intorno al caminetto acceso e la mamma portava il panettone con la crema. Vicino al caminetto, sulla destra, c'era l'albero di Natale con le palle rosse e i fiocchetti dorati e di fianco all'albero, un presepe con la grotta e le montagne di cartapietra e muschio vero.

Lorenzo immaginava la neve cadere silenziosamente fuori dalla finestra, mentre in casa scendeva una pioggia di luce come capelli d'angelo che coprivano i muri e i mobili trasformandoli in sogni e nuvole.

Scivolò nel sonno come una goccia che scivola su di un vetro bagnato.

Sognò di essere disteso su di un prato coperto di tanti fiori bianchi, un profumo di buono aleggiava nell'aria mite e un angelo di luce bianca e dorata cantava una canzone che diceva:

'' SCORRE E SCORRE

L'INFINITO TRA LE DITA

SULLE ALI DEL MIO CUORE

HO VISTO FLUIRE LA MIA VITA

SOFFIA E SOFFIA

L'ALITO DELLA MIA ANIMA

CHE HA RUBATO IL PROFUMO DEI FUORI

PER RENDERLA SUBLIME E UNICA.

COSI' INTENSA, COSI' GRANDE

MI TRASPORTA SUL PALMO DELLA SUA MANO

QUANDO I MIEI GIORNI SONO PERDUTI

QUANDO LE MIE NOTTI SONO FINITE

LE VEDO SCENDERE PIANO PIANO.

E' COSI' CHE SCORRE, SCORRE

IL MIO AMORE PROFONDO.......

E SOFFIA SOFFIA

NEL RESPIRO CHE M'INEBRIA......

COSI' INTENSO COSI' GRANDE

DA FERMARE IL TEMPO.''

Lorenzo camminava in mezzo ai fiori e vide un cagnolino che si rotolava tra l'erba, Si curvò ad accarezzarlo, il cucciolo lo guardò con i suoi occhi teneri e nelle sue pupille gli mostrò l'immagine in movimento del fienile divorato dalle fiamme, mentre lui dormiva ed il viso di Assunta sfigurato da un ghigno diabolico che le fece avere un orgasmo.

Si svegliò di soprassalto guardandosi intorno. L'ammezzato era immerso nell'oscurità. Non si sentiva nessun rumore, tranne i grilli che cantavano ed il verso di qualche gufo.

Si alzò dal materasso dove dormiva e si affacciò alla finestrella per controllare fuori. Non vide nessuno. Spiò dall'altra finestrella di fronte alla camera di Fulvio e Assunta e vide lei che in piena notte era affacciata al balcone della camera accanto guardando nella direzione dell'ammezzato con uno sguardo pieno d'odio. Lorenzo richiuse piano l'anta, senza farsi vedere e tornò a dormire.

8

Le giornate di lavoro diventavano più dure col sole caldo. L'estate stava per arrivare e gli operai nei campi cominciavano a sentirne gli effetti. Valerio e Nicola erano stati rilasciati in attesa di giudizio. Dormivano tutto il giorno per mantenersi freschi e pimpanti di notte nelle loro corse in macchina e i furti ai negozi e alle cascine.

Un giorno Nicola fece a pugni con uno dei braccianti. Tonino, uno dei ragazzi della squadra di suo padre, che vedendolo venire nei campi con gli abiti puliti e con l'aria da guappo lo saluto dicendogli: '' Buon giorno, a che ora è la festa?''

Nicola guardandolo con disprezzo,''nella festa non sono invitati i pezzenti,'' gli rispose sprezzante.

Tonino lo fissò rimanendoci male, poi con calma e con tono di scherzo gli disse: ''oggi avremo l'onore di lavorare con vostra signoria illustrissima?''

Nicola si voltò di scatto e gli sferro un pugno in faccia facendolo cadere a terra. Il rgazzo si alzò da terra avventandosi su di lui, sbattendolo al suolo a sua volta e affondandogli la testa nel fango. Fulvio si precipitò immediatamente a toglierglielo dalle mani, prima che la testa di Nicola si aprisse come una scatola di cioccolatini.

''Devi licenziarlo subito, all'istante !'' Urlò Nicola rivolto a Fulvio che aveva osservato tutta la scena.

Fulvio: ''Esci da questi campi e togliti di torno.'' Gli disse freddo.

Fulvio gli voltò le spalle e si avviò nella direzione dei trattori.''Continuate pure ragazzi, non è successo niente.''Disse rivolto al resto della squadra.

''Va tutto bene!''disse a Tonino dandogli una pacca sul braccio.

Tonino era il suo braccio destro da anni. Era lui che si interessava della direzione dei braccianti e della manutenzione delle macchine agricole. Quando Fulvio mancava dalla cascina, Tonino dirigeva perfettamente tutto il lavoro dei campi e aveva molto a cuore Lorenzo che si impegnava sempre al massimo.

Assunta aveva provato a farlo licenziare più di una volta, ma non ci era mai riuscita. Lei era molto attratta da Tonino e i primi tempi aveva cercato di sedurlo senza successo. Una volta si fece trovare nuda distesa sul fieno in uno dei fienili, proprio quando Tonino stava per entrare a prendere delle guarnizioni per i trattori. Lui la vide e continuò a cercare le guarnizioni dandole le spalle. Lei si alzò dal fieno, le si avvicinò mettendosi davanti a lui, gli prese una mano e se la mise in mezzo alle cosce. Lui le tolse la mano dalle cosce e guardandola negli occhi se la asciugò sulla guancia di lei dicendole: ''Cercati qualcun'altro per i tuoi pruriti !''

Se ne andò dal fienile lasciandola sola con la sua rabbia.

Un altra volta, era d'estate e Tonino stava facendosi una doccia nel bagno dello spogliatoio. Lei entrò di soppiatto e si mise a guardarlo mentre lui era di schiena. Le piaceva il suo corpo muscoloso e villoso. Il fascino virile che emanava dalla sua persona, i capelli tagliati cortissimi a spazzola, rasati dietro la nuca. Le mani grandi di lui le immaginava scorrerle sul corpo e quegli occhi grigio metallo penetrarle l'anima.

Lui non aveva nessuna simpatia per lei. Quasi tutti gli operai della cascina avevano goduto del suo corpo e in modo molto animalesco. Non gli piaceva neanche come persona. Troppo capricciosa e volitiva per i suoi gusti, la evitava volentieri.

Quando era arrivato Lorenzo nella cascina, Tonino lo aveva preso subito in simpatia. Lo vedeva come un ragazzo buono e intelligente e aveva da subito notato l'astio che lei provava per lui.

Tonino si confidava spesso con Lorenzo. La sua vita matrimoniale era pesante a causa di tutte le manie di grandezza di sua moglie. Come tutte la donne lei amava il lusso e i gioielli e Tonino non poteva soddisfare continuamente tutti i suoi desideri. Lei si vendicava su di lui negandosi a letto nei doveri coniugali e lui si trasferì in un altra stanza e in un altro letto dove non c'erano impedimenti di sorta a soddisfare il suo sangue caldo.

'' Ma perchè le donne pensano di avercela soltanto loro?'' Chiedeva a Lorenzo, le volte che parlavano insieme.

''Se non te la da una, ce ne sono cento disposte a farlo, e credimi, sono meglio, in quel senso, di chi ti sei portato all'altare.''

Lorenzo rideva e gli dava pacche sulle spalle,''Hahaha mandrillone ! Ti piace zompettare nei letti eh!''Gli rispondeva guardandolo con i suoi occhi da bravo ragazzo.

Tonino: ''Quando arriverà il momento per sceglierti moglie, sceglitela tra quelle sane di mente, le matte lasciale nel serraglio, li stanno meglio.''

''Hai capito perchè ci sono tante donne sole?'' Gli chiedeva Lorenzo,''non riescono ad avere il senso della misura e si danno da sole la zappa sui piedi pensando di essere insostituibili, hahaha !''Rideva anche lui.

Tonino tornò a lavorare con la sua squadra. Guardò verso le stalle per vedere se riusciva a vedere Lorenzo. Ogni volta che lo vedeva spariva qualsiasi sua preoccupazione, qualsiasi malumore. Con la coda dell'occhio vide Assunta che stava sulla porta dell'abitazione e guardava piena di odio il fienile di Lorenzo.

''Cosa starà macinando in quel melone marcio la signora Messsalina?'' Si chiese tra se. Notò che aveva un accendino in mano e lo accendeva e spegneva in continuazione.'' Perchè non cominci a darti fuoco cominciando dalla lingua!'' pensò.'' Sai come sentirei la tua mancanza!? Come se dovessi sentire nostalgia per la diarrea. Uguale!''

Era arrivato il periodo della mietitura del grano. Una volta i mietitori usavano una specie di grembiule di cuoio e mettevano al dito un ditale di canna. Iniziavano la mietitura alle prime ora dell'alba e finivano al tramonto. Con l'arrivo delle macchine mietitrebbiatrici, il lavoro è molto più facile e veloce. Le mietitrebbiatrici sono costituite da un telaio portante il complesso degli organi operatori. Possono essere: portate, trainate e semimoventi. Si possono avere variazioni nei tagli. Ci sono gli scuotipaglia che effettuano una separazione della granella. I sistemi convogliatori a piano inclinato, immettono la granella uscente dall'apparato trebbiante e quella separata dalla paglia, nel cassone di pulitura. Il tutto passa da alcuni livelli oscillanti, che separano la granella dalle spighe e dalle impurità. Una corrente d'aria forzata, regolabile, allontana le impurità leggere. Le mezze spighe vengono spinte nel battitore e la granella passa dal brillatore al cassone di seconda pulitura. Passa poi per altri livelli che la affinano sempre più, fino a raggiungere i sacchi che la conterranno. Tutto molto più facile e veloce di una volta.

Tonino era un esperto in questo genere di lavori. Fulvio le dava completa fiducia nella gestione della mietitura.

A fine giornata le balle di fieno vennero divise. Alcune lasciate sui campi e altre trasportate presso i fienili con gli autocarri. Ne sistemarono una decina affianco al fienile di Lorenzo per sfamare le mucche.

Verso le 20:00 tutti gli operai lasciarono la cascina e tornarono alle loro famiglie. Lorenzo, finiti i suoi lavori, se ne andò dietro il fienile a lavarsi.

Dopo la doccia salì sull'ammezzato e si preparò la cena con della pasta condita con dell'olio crudo e erbe aromatiche saltate in padella.

La serata era tranquilla e le prime stelle si affacciavano nel cielo notturno.

Dopo cena si mise un po' a leggere alla luce della candela e verso le 22:00 si mise a dormire, dopo aver concluso le sue preghiere davanti alla Madonna.

Era mezzanotte passata. Assunta uscì di casa in punta di piedi. Andò nel secondo fienile e prese una tanica di nafta, si avvicinò al fienile di Lorenzo e sparse la nafta tutt'intorno. Si accese una sigaretta e cominciò a fare lunghe boccate di fumo guardando le stelle.

''Ti piacciono le stelle eh Tulipano!'' pensò tra se,''Vai a trovarle allora se ti piacciono così tanto.''

Finì di fumare la sigaretta e buttò il mozzicone sulla paglia bagnata di nafta che prese fuoco subito.

''Con la mia benedizione e che il diavolo ti incateni nel più tormentato inferno.'' Disse a bassa voce dirigendosi velocemente in casa. Chiuse la porta a chiave, salì le scale a piedi nudi, e in sottoveste si infilò nel letto dove dormiva Fulvio, ignaro di tutto.

Il fienile si avvolse di fiamme. Fulmine che era rimasto legato davanti al recinto del gregge, sentendo puzza di fumo, abbaiò forte dando strattoni alla catena, spezzandola. Corse intorno al fienile abbaiando tanto forte da svegliare Lorenzo che dormiva, e Fulvio nel suo letto dentro casa. Lorenzo quando aprì gli occhi si vide immerso nel fumo. Si alzò di scatto dal materasso e guardò di sotto. Le fiamme avevano invaso tutto il fienile. Fulvio si affacciò alla finestra e vedendo il rogo, scese immediatamente di sotto. Si bagnò completamente con l'acqua e con l'aiuto di una coperta bagnata riuscì ad entrare nel fienile che sembrava un inferno di fiamme. Raggiunse la scala, salì sull'ammezzato e prese tra le braccia Lorenzo c


Gianny Mirra 01/07/2011 09:37 1 1036

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