La sera era scesa presto. Nei mesi autunnali il sole va a letto prima del solito. Gli alberi erano come addormentati nell'oblio malinconico dei colori bruciati di fascino e terracotta.
Lorenzo era seduto sul terrazzo della torre dove viveva. Era un ex piccionaia ristrutturata e incorniciata da un giardino di stelle. Le sue amiche, le sue compagne e confidenti di una vita intera. Lo avevano accompagnato per tutta la sua giovinezza, maturità ed ora vecchiaia. I ricordi gli venivano in mente come se fossero scene vissute ieri. Guardò le sue mani. La pelle raggrinzita aveva perso la luce che le donava la delicatezza dei fiori in primavera. I suoi capelli grigi erano ancora forti, ma il tempo era stato inclemente anche con loro. Si passò una mano sul viso.
''I giorni mi sono sfuggiti dalle mani. Gli anni si sono sparsi dietro ai miei passi come zolle di terra in un prato.'' Pensò.
La vita nella fattoria di Amos fu tranquilla. I genitori dell'amico gli vollero bene come ad un secondo figlio ed Amos fu sempre gentile ed affettuoso con lui. Lorenzo era un tipo solitario e amava stare da solo con le sue stelle e la luna. Scriveva tante poesie dedicate a loro e le teneva gelosamente nei suoi diari che riceveva in regalo ogni Natale. Un giorno la madre di Amos li prese di nascosto da lui e li portò da un suo amico professore universitario per farli vedere.
Antonio li lesse con grande antusiasmo e rimase talmente colpito dalla delicatezza, dalla bellezza e profondità degli scritti che contattò una casa editrice per avere un parere.
Gli editori furono molto entusiasti di quello che lessero, tanto che contattarono Lorenzo e gli proposero di pubblicare un libro delle sue poesie. Da quel giorno Lorenzo si divise tra il lavoro nelle serre dei fiori durante il giorno e la sera prima di andare a dormire scriveva le sue emozioni trasformandole in perle di poesia.
Amos si creò una famiglia sposando una ragazza straniera incontrata in vacanza dalle sue parti. Vissero in fattoria tutti insieme fino al giorno in cui i genitori di Amos morirono di vecchiaia. Lorenzo comprò la piccionaia ed il terreno circostante con i soldi che guadagnava dalla pubblicazione dei suoi libri. Rimase sempre il ragazzo semplice e dolce che mungeva le mucche e faceva pascolare le pecore. Ma le sue poesie incantarono il mondo intero con la bellezza della sua anima pura.
Costruì una cappella aperta per la sua madonnina. La Madre che l'aveva aiutato e amato per tanto tempo. Colei che lo guardava dormire, lavorare, piangere e sorridere con la pioggia o il sole.
Aveva fatto erigere un piccolo altarino con sopra la statua della Madre degli angeli dentro una caverna di roccia naturale con tanti cespugli fioriti ed una fontana che formava un fiumiciattolo serpeggiante intorno.
Un piccolo orto dietro la torre lo deliziava delle sue fatiche. Ma niente gli dava la felicità della vista delle sue stelle.
Si alzò dalla sedia in cui era seduto e si diresse verso le scale. Scese al pianterreno, uscì dalla torre e camminò lentamente su un piccolo viale di cipressi che conduceva alla madonnina.
Una civetta lo salutò chiamandolo per nome, lui le fece un cenno con una mano. C'erano delle candele accese sull'altare. Le fiammelle tremolavano al fiato del silenzio. Un coniglio lo vide passare davanti alla sua tana, gli si avvicinò per respirare la purezza della sua luce.
''Dolce signora
la stella della sera
porta il tuo saluto.
Inginocchiato
davanti al peso dei miei anni
ho amato i gigli
che nascevano nella tua anima.
La tua mano
ha sempre accarezzato le mie ferite.
Le tue parole
mi hanno riempito il cuore
tu il mio raggio di luce
la mia speranza
le mie ali
il mio amore.''
Disse in un susurro.
Il rumore dell'acqua sembravano note che si diluivano nel fresco della sera.
Lorenzo amava la pioggia ed i suoi ricordi più belli erano nei suoi abbracci immensi, violenti, dolcissimi e irrinunciabili.
Un giorno la madre di Amos gli disse: '' Ogni tua poesia è una goccia di pioggia che si posa sulle labbra degli angeli e diventa miele per il paradiso. Ricordatelo. Quando andrai lassù le tue ali saranno di pioggia e miele. Le tue piume avranno i riflessi delle stelle e della sera.''
Guardava le candele, così silenziose ed eteree come quelle luci lassù nel firmamento. Si avvicinò ad una pietra bianca che usciva dritta dal terreno. Liscia e piatta, si era ricoperta di muschio e licheni sui lati.
Al centro c'era scritto:
''Ogni cuore è un cielo stellato
ogni respiro un raggio di luna
ogni uomo è un poeta
se lascia crescere dentro di sé
i semi dell'amore
e della comprensione.
Lorenzo Madini
1920 – 2002''
Toccò la sua lapide con le dita. La pietra fredda le diede una sensazione di solidità. Era passato un anno da quando il suo ultimo respiro era volato via mescolandosi con il vento, il profumo dei fiori, il volo delle farfalle.
Ricordava sua madre e i suoi nonni che giocavano con lui ancora bambino.
Rivide Assunta ai piedi della sua tomba.
''Perdonami caro, il mio cuore umano ti ha fatto tanto male, ma ho pagato per questo. Perdonami per tutte le lacrime che hanno bagnato il tuo bellissimo volto, per colpa mia. Perdona i miei figli e tutti coloro che hai incontrato e non hanno avuto rispetto per la tua dolcezza. Siamo stati uomini e la carne è limitata dall'odio e dal rancore.'' Disse con gli occhi bagnati di pianto.
''Sono stata perfida, una cattiva donna. Ero infelice e tu così puro.
Quando sono morta ho visto la mia ignoranza staccarsi da me e ridere dei miei errori come un demone che scatena una tempesta di ghiaccio e beffa.
Ora è diventata la mia carnefice, la mia aguzzina''
Valerio e Nicola gli portarono un raggio di luna e lo misero intorno alla sua testa: '' Ciao Lorenzo, questo te lo dona la tua dolce Signora,''gli dissero con un sorriso tenero che in vita non avevano mai avuto.
''Qui il tempo non ha più potere ed in questo silenzio purifichiamo la nostra anima.'' Dissero dolcemente.
Le sue pecorelle lo venivano a trovare tutte le notti, quando la gente dormiva nei loro letti caldi. Scendevano dal cielo come fiocchi di neve e si fermavano a pascolare intorno alla sua tomba.
Lorenzo le baciava tutte. Si ricordava i nomi di ognuna di loro: Ofelia, Nespola, Claretta, Nerina. Le abbracciava come sorelle.
C'erano delle candele anche di fianco lala lastra di pietra. Pensò ad Amos che in tutto questo tempo lo aveva cercato in quelle stanze vuote. Lo aveva chiamato nei suoi giorni tristi e andava spesso davanti alla cappella a pregare e sentirlo ancora accanto. La moglie di Amos curava i cespugli di fiori ed i suoi figli, lo chiamavano ancora '' il fratello delle stelle.''
Il suo sguardo fu attratto dal volo di una colomba che si posò per terra vicino alla cappella. Una stella luminosissima cadde in quel momento lasciando una scia lunghissima e luminosa.
Una donna apparve davanti a lui, poco distante. Gli andò incontro e gli prese la mano.
''Vieni Lorenzo, è ora di andare. Il tuo tempo è finito, le catene della terra si sono spezzate.''Disse.
Aveva il viso più bello e luminoso che avesse mai visto ed il profumo delle sue vesti gli ricordava la dolcezza della luna ed il profumo della primavera.
La sua Signora era venuta a prenderlo. Aveva attraversato il cielo come una stella cadente ed ora era davanti a lui ancora incredulo.
L'acqua scorreva dalla fontana, sembrava il rumore di un pianto che s'allontana. Lorenzo si volse guardando verso la fattoria. La finestra della camera di Amos era aperta e lui era affacciato con i gomiti appoggiati sul davanzale.
Amos vide una stella cadere dal cielo ed inseguendo con lo sguardo quella bellissima scia di luce pensò tra le lacrime:
''Questo è Lorenzo. Ora sta andando via. Ciao dolce amico.....fratello delle stelle.''