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Questo racconto è inserito in:
 Parte 6 della raccolta "192 cm di fancazzismo " di Matteo Bio Matteucci (9 racconti)

Cristiano

Comicità e Satira

Anche ier sera non si è chiuso occhio.

I nostri inquilini dei piani alti avevano deciso di battere il record di tip tap, samba e rumba tutto in una notte sola.

Dopo l’ ennesimo urlo, hanno finalmente abbassato il volume dello stereo, ma poi porca zoccola, ma su milioni di canzoni, proprio Despacito! ? Ma levatevi dai coglioni...
Finalmente silenzio, pace, riposo.

Sabato notte o meno, feste o meno, ci sono persone che lavorano tutta la settimana, porca miseria.

Sopportare le smanie del capo, la mitica fotocopiatrice che si blocca ogni dieci minuti, rimbrottare i sottoposti, coadivuare gli sfoghi della compagna ed evitare di morire prematuramente per colpa del caffè va bene, ma indulgere sulle danze sfrenate di due incivili non esiste.
La sveglia non conosce pause e ritardi, suona da trent’ anni anni alle sei e trenta, senza curarsi del freddo, caldo, la pioggia o forme influenzali.
Domani, anzi fra poche ore, suonerà senza remore scampanando allegramente come un sacrestano colto da follia.

L’ ennesima cosa buffa è che la mia dolce metà se la sta dormendo beatamente senza batter ciglio.
Le ho urlato nelle orecchie ” Silenziooooooooooooooooooooo” non ha emesso un fiato.

Autocontrollo?

Disciplina?

Nah, ha solo buttato giù due tavor, emotivamente è sbriciolata.

La capisco, povero tesoro, sta per essere licenziata, come tanti altri poveri diavoli che dopo anni di sacrifici e tensioni si ritrovano alla porta come un sacchetto di sporco o peggio ancora come uno zerbino. Parliamo per ore senza quasi mai arrivare a nulla.

Accende la televisione, si sfoga, piange e poi crolla sul divano.
A quel punto la prendo fra le braccia e la metto a letto, come una bambina, ma pesa 70 chili, mi verrà un ernia...

Avevo pensato anche di tirarle un secchio di acqua gelata, per vedere la reazione, ma sarebbe di cattivo gusto, in più mi toccherebbe passare lo straccio.

Devo però ammettere che sarebbe divertente, almeno si riderebbe un po’.

Domenica, stagione permettendo, andremo in giro, ci prenderemo del tempo per noi, ne abbiamo veramente bisogno, non siamo intimi da mesi. Ho cominciato a guardare male il gatto del vicino.

Siamo sposati da una vita.
Condividiamo praticamente tutto, ma gli ultimi periodi sono stati tesi, contratti, molto nervosi.
Ci siamo chiusi in noi stessi.

Si dorme poco, si mangia male e si digerisce peggio, per forza, sta cucinando da schifo, ma guai a dirlo.

Cinquantanni non sono uno scherzo, i primi dolori, le prime rughe e ciuffate di capelli bianchi.

Siamo lenti la mattina, magari ci appisoliamo dopo pranzo e la musica comincia ad essere alta.

Se penso che a vent’ anni tornavo a casa alle sei di mattina dopo una notte brava, facevo la doccia, mi cambiavo ed andavo in cantiere senza aver chiuso occhio, mi prende la tristezza.
Lo facessi adesso, come minimo mi internerebbero al padiglione neurologico, a patto che non mi prenda un infarto prima.
Sto invecchiando, ecco la realtà, anche lo specchio me lo dice.
Spero che Morfeo torni quanto prima, perchè se vado a lavorare in questo stato, butto dalla finestra capo, moglie, vicini e sottoposti ancor prima che la fotocopiatrice si inceppi.




Matteo Bio Matteucci 13/01/2016 02:23 979

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Matteo Bio Matteucci
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Il primo racconto pubblicato:
 
Scatole & ricordi (09/09/2014)

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Dolce respiro (15/12/2016, 6385 letture)


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