Al secondo piano del terzo palazzo, per una fortunata circostanza, sopravvive un libro che altrimenti sarebbe già stato macerato chissà quanto tempo fa.
"Hungría, la batalla que perdió la reacción", di Paulino Gonzalez Alberdi, fu finito di stampare il 17 ottobre 1957 a Buenos Aires, per l'"Editorial Anteo".
Mi fu dato (nel 1966 ? ) dall'amico S. C. , che abitava vicino ad un deposito di carta destinata a chissà quale riciclaggio. S. si era fatto dare dal proprietario del deposito, che conosceva, una decina di libri, e li aveva portati a casa sua. Durante una visita che gli feci, mi invitò a prenderne qualcuno, ed io scelsi quello che mi sembrava più eccentrico, perché scritto in spagnolo, lingua che cominciai allora a leggere con una facilità per me abbastanza sorprendente.
Forse allora iniziai a rendermi conto di essere naturalmente dotato per lo studio delle lingue neolatine, mentre ora, toccandolo più che leggendolo, immagino l'altro io che sarei potuto essere se mio padre avesse accettato, poco dopo essersi sposato, l'invito di uno zio di mia madre a trasferirsi a Buenos Aires, e quindi se fossi nato Argentino.
"A força do pensamento", traduzione in portoghese di un'opera di William Walker Atkinson, è stato stampato a São Paulo nel 1929. Si trova sul piano pensile inferiore.
Quando lo comprai, alla bancarella del libraio N., a Via Foria a Napoli, il 9 luglio 1970, aveva quindi già 41 anni, passati chissà in quali mani. Dopo altri 40 anni in mia compagnia, il libro è ancora in discrete condizioni (è solo un po' ingiallito).
Fu forse il primo libro intero che lessi in portoghese, e in quel portoghese del Brasile con le sue piccole ma significative differenze rispetto a quello della madrepatria.
Il suo valore è sempre stato per me linguistico, anche se, poco dopo averlo comprato, cercai di applicare qualche consiglio presente nel libro (come fissare la nuca di una ragazza seduta davanti a me sull'autobus, nella speranza che ciò la facesse voltare indietro) , ma senza nessun risultato sensibile...
Sul piano pensile a "elle" si trova "Sintassi e formazione delle parole", che fa parte, con i libri fratelli "Fonetica" e "Morfologia", della "Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti", di Gerhard Rohlfs. Fu stampato, per Einaudi, nel 1969. Me lo procurai per posta, il 19 luglio 1982, quale gentile omaggio dell'editore (negli ultimi suoi anni di vita come indipendente), dopo che avevo acquistato la sua costosa e sfortunata "Enciclopedia".
Al contrario dei suoi libri fratelli, "Sintassi" è da tempo malato, esattamente fra le pagine 163 e 168.
Poco tempo dopo che lo possedevo, un mio cugino venne a casa mia per non ricordo bene quale chiarimento sull'uso del congiuntivo o del condizionale, ed io credetti opportuno fargli consultare il libro della "Sintassi".
Non solo mio cugino non trovò quello che cercava, ma aprì il delicato libro in modo così rude da procurargli una ferita, visibile anche a libro chiuso, all'altezza delle pagine che prima ho menzionato.
Cercai in seguito di curarlo con l'applicazione di colle varie, ma i risultati furono scarsi.
Ne ricavai l'insegnamento che i libri non solo non vanno prestati, ma neppure fatti consultare!
Non lontano dalla "Sintassi" si trova "La linguistica strutturale", di Giulio C. Lepschy, edito da Einaudi nel 1966.
Al di là del valore di certe teorie linguistiche generali abbastanza simili a quelle che io ricavai indipendentemente tempo dopo, riveste un'importanza sentimentale.
Comprai il libro, pagando le 1200 lire del prezzo di copertina, il 17 aprile 1972 da A. E. (all'ultima pagina c'è ancora scritto, a matita: "Questo libro l'ho comprato da A. E." ) , che l'aveva acquistato per sé ma che, mi assicurò, avrebbe ritrovato facilmente al Vomero quando avesse voluto.
Ci laureammo lo stesso giorno, il 19 dicembre 1973.