Sarà capitato a tutti di brancolare nel buio, a causa di un salto della corrente o per motivi vari, facendosi strada a tentoni per non inciampare.
Così andavo io una notte!
Avevo cenato con una zuppa di fagioli, avanzata dal giorno prima e “ riscaldata” in padella, che io trovo particolarmente gradevole in quel modo. La cosa mi aveva messo sete e mi rimaneva difficile prendere sonno; decisi di andare in cucina a farmi una bevuta d’ acqua fresca dal frigo.
Scesi dal letto silenziosamente e senza accendere la luce per non svegliare altri, specialmente “ nonna” la quale avendo il sonno leggero, se avesse visto filtrare un filo di luce, sarebbe subito corsa dicendo: Che... ti senti male?
Quindi me ne andavo tenendo le mani avanti tastando a destra e sinistra curando di non inciampare.
Era la cucina, in fondo al corridoio e quindi andavo più che sicuro del tragitto che percorrevo. Ma, così andando con le braccia protese in avanti,
nei pressi della cucina mi trovo giusto sul naso e fronte... la maledetta porta... lasciata mezza aperta... che le braccia tese avevano inforcato.
La reazione fu subitanea, causando lo sbattere della porta rumorosamente e una sonora imprecazione che non riuscii a trattenere.
Così, io che non volevo svegliare nessuno, oltre a nonna che fu la prima a venire fuori dalla stanza, svegliai tutto il resto della famiglia e dover dare
spiegazione di cosa andavo facendo al buio.
Non bastando quanto era successo fino a quel momento... e deciso di
farmi quella bevuta per la quale mi ero alzato... forse per la agitazione...
o perché i guai vanno sempre in compagnia... mi cadde di mano il bicchiere dal quale stavo bevendo! Era un bicchierone di vetro abbastanza spesso: il primo che mi era capitato davanti.
Fece un botto come se fosse stato lo scoppio di una granata!
Dopo aver con l’ aiuto di nonna, raccolti a la meglio i frammenti del bicchiere... e asciugato anche dell’ acqua dal pavimento... ritornai a letto.
Non riuscii più a chiudere occhio per tutto il resto della nottata.
Ripensavo a come andando con le braccia larghe tastando a destra e a manca avevo trascurato quello che mi era venuto dritto sul muso.
Terrò presente in futuro che in simili circostanze non bisogna andare con le braccia protese, come un sonnambulo, ma bisogna procedere “ come chi nuota stile rana”.
Il mattino seguente, incrociando il vicino del piano di sotto, mi chiedeva che cosa fosse successo in casa mia a quell’ ora di notte.