Sante Caserio l’anarchico di Motta Visconti
Il 27 febbraio di questo anno (2020) andava in scena nel teatro di Cestello di Firenze un dramma dal titolo " L’ultima notte di Sante Caserio" la cui locandina di presentazione così recitava "Di Giacomo Cassetta. Ideazione e regia Massimo Mattioli. La notte del 15 agosto 1894, un sacerdote di un piccolo paese italiano fa visita a Sante Caserio, un anarchico di appena venti anni nel braccio della morte della prigione di Lione, in Francia, poche ore prima che il giovane venga giustiziato per omicidio. Una rielaborazione e riscrittura in forma teatrale delle testimonianze e delle lettere di Sante Caserio, scritte dal carcere, sui temi della libertà e la censura. " (1) Quale era il sacerdote, quale era il paese, quale il crimine commesso da Sante Caserio, quale la figura di questo giovane anarchico? In questa nota vedremo di dare risposta alle varie domande. Sante Geronimo Caserio, è stato in’Anarchico italiano che nel 1894 pugnalò a morte il presidente della repubblica francese Marie- Franç ois Sadi Carnot. Mai pentito del gesto, fu condannato a morte per ghigliottinamento. (2- 3) Questo tragico evento srtorico senpre vivoe atuale nel momdo della anarchia ed oggetto di ballate e leggende è stato di recente, come testimonia il deamma messo in scena a Firenze, fonte da studi e ricerche approfondite che hanno in parte "rivisitato" alcuni aspetti della sua vita e gli atti del processo di Lione. Merita in paticolare di segnalare le ricerche di Carlo Bianchi, concittadino di Caserio, delle quali più avanti faremo riferimento.
Nasce a Motta Visconti un piccolo paese della provincia di Milano dove in basso scorre il, fiume Ticino il 9 settembre 1873 da Giovanni e Martina Broglia. Ancor oggi la sua tragica vicenda umana che vasta eco ebbe all’epoca dai fatti ed è oggetto di particolare retaggio nella storia del suo paese natale dove il nome Caserio risuone tristemente accanto a quello di Motta Visconti quale che essere un Caserio come essere di Motta Visconti siano pena e colpa perenni difficili da espiare. Al riguardo nella sua Storia di Motta Visconti (4) Ambrogio Palestra nel ricordare il fatto delittuoso di Sante Caserio mette in evidenza come da questo tragico quadro emergano due nobili figure quella di Martina Broglia madre di Sante e quella del coadiutore di Motta don Alessandro Grassi. che portano a particolare riflessione." Don Alessandro andò a Lione e visitò in carcere il giovane Caserio ma non riuscì a convincerlo a chiedere perdono a Dio, per cui dolente se ne tornò a Motta. La madre Martina Broglia fece rettificare anche alcune notizie false che la stampa francese aveva pubblicato e dettò una nobile dichiarazione che si concludeva così"noi siano gente onesta dei lavoratori, noi non meritiamo le disgrazie che ci hanno colpito. Ho avuto sette figli uno purtroppo divenne cattivo. Sante non era cattivo, ve lo giuro, sono state le cattive compagnie di città che lo hanno perduto"
E così Carlo Bianchi (5- 6) "Al mio paese, Motta Visconti, luogo natale di Santo Caserio, durante gli anni ‘50/60, si udivano ancora, seppure in maniera confusa ed ovattata, gli echi lontani dell’assassinio del presidente francese Sadi- Carnot, avvenuta nel 1894 per mano del nostro compaesano. Ogni volta che si accennava a quell’evento, vi era chi non mancava di sottolineare il disagio vissuto per molti anni dai parenti di Santo, travolti dal "disonore" causato loro dal delitto commesso dal congiunto. Se per me era scontato, comprensibile e condivisibile il dolore e lo sconcerto dei familiari, rimanevo perplesso nell’apprendere che il "peso della colpa" fosse stato in qualche modo addossato anche alle generazioni successive. Si diceva che alcune generazioni di parenti di Santo Caserio, per diversi anni, furono banditi dalla Francia e che a loro non era consentito andare in quel Paese. Si diceva che vi era chi preferiva non passare per Motta perché paese dell’anarchico Caserio. Si diceva che i mottesi venissero scherniti perché compaesani di Sante Caserio, ecc."
Tornado alla biografia e storia di Sante riportiamo (7) "Il padre, contadino e barcaiolo, muore nel 1887. C., quinto di sei maschi, inizia presto a lavorare come aiuto di un calzolaio. Inviato a undici anni a Milano da uno zio commerciante di vini come garzone, nel 1886 diventa apprendista panettiere presso il forno delle "Tre Marie" e diventa anarchico nel 1891, suggestionato dai cruenti scontri di piazza Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, in occasione del 1° maggio (di cui furono protagonisti Amilcare Cipriani e Galileo Palla). Frequenta P. Gori, che pubblicava allora a Milano « L’Amico del popolo» e che verrà in seguito accusato di essere stato uno dei "cattivi maestri" del giovane panettiere se non di essere suo complice. Conosce anche Filippo Turati che lascerà su di lui una interessante e coraggiosa testimonianza, descrivendolo come "mite, pensoso, taciturno, notoriamente affettuoso e laboriosissimo". Fa parte del gruppo anarchico di via Santa Sofia Porta Romana e poi di quello, da lui stesso costituito, di Porta Genova. Il 26 aprile 1892 C. viene arrestato per aver distribuito ad alcuni soldati, sul ponte di Porta Vittoria, un opuscolo dal contenuto antimilitarista intitolato Giorgio e Silvio (« L’Ordine», 3 dic. 1892). Condannato a dodici mesi ridotti poi a otto grazie all’appassionata difesa di Gori, durante la libertà provvisoria lascia l’Italia sottraendosi anche al servizio militare e subendo perciò una condanna per diserzione. Si stabilisce dapprima a Lugano, poi si sposta a Ginevra, Lione, Vienne e infine a Cette (attuale Sè te), dove trova lavoro presso il forno Viala e viene immediatamente schedato come "anarchiste assez militant". Nonostante le rigide disposizioni del Ministero dell’Interno in materia di anarchici stranieri, C. riesce a evitare l’espulsione perché il prefetto dell’Hé rault dichiara testualmente "Quant à Caserio, je ne le crois pas dangereux". Malgrado i suoi pochi studi, C. è un lettore accanito. Riceve periodici come « L’Intransigeant» di Rochefort (ex comunardo, poi boulangista e più tardi ancora antidreyfusardo), « Le Pè re Peinard» di Pouget, « La Ré volte» di Jean Grave. Legge « L’Insurgé» di Lione e si abbona alle opere di Victor Hugo.
Ma quali fu la sinta che portò Caserio a compiere il suo folle gesto (7- 11)?
La mancata concessione della grazia da parte del Presidente Marie Franç ois Sadi Carnot nei confronti di Vaillant (nonostante non avesse ucciso nessuno, ma solo ferito, come era sua intenzione secondo quanto dichiarò che aveva già spinto Henry a compiere un attentato di protesta, come riportato in una versione dell’interrogatorio, alimentò il risentimento di Caserio verso Sadi Carnot, identificato come il principale responsabile della repressione contro gli anarchici e gli immigrati, nonché della miseria del popolo in quanto rappresentante in capo dell’odiato Stato borghese e proponente della stretta repressiva avviata con l’approvazione delle tre nuove leggi poliziesche, le cosiddette "leggi scellerate della scelta di Carnot come simbolo da colpire, l’ingiustizia dell’assoluzione di alcuni popolani francesi,
A Cette frequenta il Café du Gard, abituale ritrovo degli anarchici, il cui padrone "passe pour ê tre un peu anarchiste" ed è in stretti rapporti con Saurel, il più noto degli anarchici locali. All’inizio di giugno 1894 legge la notizia della prossima visita a Lione del presidente della Repubblica Carnot, del presidente del consiglio Casimir- Pé rier e di altre alte personalità, per l’inaugurazione dell’Exposition Universelle. Convinto di dover vendicare Vaillant, a cui Carnot aveva rifiutato la grazia nonostante la marmitta esplosiva da lui lanciata in pieno Parlamento non avesse fatto vittime, lascia il lavoro la mattina del 23 giugno, acquista un pugnale e parte alla volta di Lione. Copre la tratta Cette- Vienne in treno, facendo tappa a Montpellier, Tarascon e Avignone e percorrendo a piedi (per mancanza di denaro) il tratto Vienne- Lione (poco meno di 30 chilometri). Giunto in città, aspetta nei pressi del Palais de la Bourse, dove aveva luogo il banchetto, fino all’apparire, verso le nove di sera, del corteo presidenziale diretto al Grand Thé atre per la rappresentazione di Andromaque. Avvicinatosi indisturbato al landeau del Presidente, C. riesce a vibrargli un colpo mortale. . Raggiunto il Presidente, lo colpì al fegato (non al cuore, come volle la leggenda e come venne affermato) con il lungo coltello dal manico rosso e nero (i colori che simboleggiano l’anarchismo), su cui aveva forse scritto il nome "Vaillant".[ Caserio, dopo aver rivendicato il gesto in mezzo alla folla gridando "Viva l’anarchia!", tentò la fuga, ma fu trattenuto dai passanti e quindi immobilizzato dalle forze dell’ordine.[ Sadi Carnot, ferito gravemente, per la perdita di sangue perse conoscenza quasi subito, e morì poche ore dopo, il 25 giugno; venne sepolto solennemente al Pantheon di Parigi."Si sarebbe quasi portati a credere", scrisse Gori, "che un potere misterioso abbia condotto Caserio sul posto preciso ove passava il corteggio del Presidente". Subito dopo l’arresto di C., al diffondersi della notizia, una folla esasperata si dirige, al canto della Marsigliese, al consolato italiano, difeso a stento dalla truppa. Caffé e negozi tenuti da italiani vengono saccheggiati e incendiati, bande di manifestanti bloccano i pompieri e danno la caccia ai macaronis.
Caserio fu processato il 2 e 3 agosto. Di fronte al tribunale che lo condannò alla ghigliottina, Caserio pronunciò la propria difesa, per mezzo di un interprete, difendendo e motivando il gesto per i suddetti motivi. Disse tra l’altro:
« Se dunque i Governi impiegano i fucili, le catene, le prigioni, e la più infame oppressione contro noi anarchici, noi anarchici che dobbiamo fare? Cosa? Dobbiamo restare rinchiusi in noi stessi? Dobbiamo disconoscere il nostro ideale che è la verità? No!... Noi rispondiamo ai Governi con la Dinamite, con il Fuoco, con il Ferro, con il Pugnale, in una parola con tutto quello che noi potremo, per distruggere la borghesia ed i suoi governanti. Emile Henri ha lanciato una bomba in un ristorante, ed io mi sono vendicato con il pugnale, uccidendo il Presidente Carnot, perché lui era colui che rappresentava la Società borghese. Signori Giurati, se volete la mia testa, prendetela: ma non crediate che prendendo la mia testa, voi riuscirete a fermare la propaganda anarchica. No!.. Fate attenzione, perché colui che semina, raccoglie. »
Al processo, non tentò mai di negare la propria responsabilità, né di chiedere la pietà del giudice, né successivamente richiese la grazia al nuovo Presidente. Come già ricordato gli fu offerta la possibilità di ottenere l’infermità mentale e in cambio avrebbe dovuto fare i nomi di alcuni compagni, ma Caserio rifiutò, con la celebre frase "Caserio fa il fornaio, non la spia". In prigione spedì una cartolina con l’immagine di Ravachol e la scritta Il est bien vengé ("è stato ben vendicato") alla vedova di Carnot. Sempre, in cella, mentre attendeva la condanna a morte, gli fu anche mandato, come già ricordato, con il permesso del Ministro degli Esteri, il coadiutore di Motta Visconti don Alessandro Grassi per l’estrema unzione e per confessarsi, ma rifiutò, in quanto ateo.[
Ecco qualche estratto dell’arringa pronunciata da lui stesso davanti alla Corte che lo ha condannato a morte.
Signori giurati! Non pronuncerò una difesa, ma piuttosto una spiegazione del mio atto.
Fin dalla tenera età, ho imparato che l’attuale società è organizzata in modo pessimo, tanto che ogni giorno ci sono diversi sventurati che si suicidano, lasciando mogli e figli nella più terribile disperazione. Gli operai, a migliaia, cercano lavoro senza poterlo trovare. Ci sono famiglie povere che chiedono l’elemosina per mangiare e tremano per il freddo; esse si trovano nella più grande miseria; i più piccoli chiedono da mangiare, e le loro povere madri non possono dargliene perché non hanno niente. Tutto quello che era in casa è già stato venduto o scambiato. Tutto quanto possono fare è solo di chiedere l’elemosina, e spesso vengono arrestate per vagabondaggio.
Ho lasciato la mia terra natale perché mi veniva spesso da piangere nel vedere delle bambine di otto o dieci anni, costrette a lavorare 15 ore al giorno per una paga miserabile di 20 centesimi. Vi sono ragazze di 18 o 20 anni che lavorano anche 20 ore al giorno per un salario ridicolo. E questa non è solo la sorte dei miei compatrioti, ma di tutti gli operai che sudano tutto il giorno per un boccone di
lavoro crei molta ricchezza. Gli operai sono costretti a vivere nelle condizioni più miserabili, e il loro cibo consiste in un po’ di pane, qualche cucchiaiata di riso, e dell’acqua; così quando arrivano a 30 o 40 anni, sono morti di fatica e vanno a finire i loro giorni negli ospedali.
Inoltre, conseguenza di una cattiva alimentazione e del sovraffaticamento, queste tristi creature sono, a centinaia, divorate dalla pellagra – una malattia che, nel mio paese, colpisce, come dicono i dottori, quelli che sono malnutriti e conducono una vita fatta di fatica e privazioni.
Io mi sono reso conto che vi sono molte persone che hanno fame e molti bambini che soffrono, mentre il pane e gli abiti abbondano nelle città. Ho visto molte industrie piene di abiti e di prodotti di lana, e ho visto anche dei magazzini che traboccano di grano e granturco, che servirebbero a chi ne ha bisogno. E, dall’altro lato, ho visto migliaia di persone che non lavorano affatto, che non producono niente e che vivono grazie al lavoro degli altri; che spendono ogni giorno migliaia di franchi per divertirsi; che corrompono le figlie degli operai; che possiedono abitazioni di quaranta o cinquanta stanze; venti o trenta cavalli; molti servitori; in una parola, tutti i piaceri della vita.
Io credo in Dio, ma quando vedo una tale diseguaglianza tra gli uomini, mi rendo conto che non è stato Dio a creare l’uomo, ma l’uomo a creare Dio. Ed ho scoperto che sono quelli che vogliono proteggere le loro proprietà ad avere interesse a predicare l’esistenza del paradiso e dell’inferno, e a mantenere il popolo nell’ignoranza.
Alla fine del secondo giorno viene letta la sentenza, che è quella ampiamente prevista: condanna a morte tramite ghigliottina.
Quello stesso giorno Sante scrive una lettera all’amata madre per fargli avere la notizia della condanna:
« Cara madre, vi scrivo queste poche righe per farvi sapere che la mia condanna è la pena di morte.
Non pensate [male] o mia cara madre di me? Ma pensate che se io commessi questo fatto non è che sono divenuto [un delinquente] e pure molto vi dirano che sono un assassino un malfattore. No, perché voi conosciete il mio buon cuore, la mia dolcezza, che avevo quando mi trovavo presso di voi? Ebbene anche oggi è il medesimo cuore: se ho commesso questo mio fatto è precisamente perché ero stanco di vedere un mondo così infame.
Ringrazio il signor Alessandro che è venuto a trovarmi ma io non voglio confessarmi.
Addio cara mamma e abbiate un buon ricordo del vostro Sante che vi ha sempre amato.» (Lione, 3 agosto 1894)
Fu giustiziato il 16 dello stesso mese tramite ghigliottina. Sul patibolo, infine, un attimo prima di morire, gridò rivolto alla folla: "Forza, compagni! Viva l’anarchia!"
Il corpo di Sante venne poi tumulato nel vecchio cimitero di Lione
Bibliografia di riferimento
1) L’ultima notte di Sante Caserio- Teatro al Cestello Firenze- internet
2) Sante Caserio- Wikipedia- internet
3) Sante Caserio- Anarcopedia- internet
4) La Storia di Motta Visconti- Ambrogio Palestra- Editrice San Marco, 1982
5) Santo Caserio « Santo Caserio, ho sempre cercato di capire il perché di quel gesto»- in Carlo Bianchi1940- Pubblicato il 02/03/2015 in Uncategorized -internet
6) Santo Caserio" 1894- Santo Caserio " Dalla propaganda col fatto" all’assassinio – in Carlo Bianchi 1940 pubblicato il 02/03/2015 in Uncategorized – internet
7) 16 Agosto 1894: Il boia di Lione ghigliottina Sante Caserio. La francia festeggia. Morte agli italiani- in L’aterugo- Bibiloteca Franco Serantini- internet
8) La ballata di Sante Caserio – Wikipedia- internet
9) Il mito di Sante Caserio.-internet
10) CASERIO, Sante Ieronimo in "Dizionario Biografico" - Treccani
11) Sante Caserio, il fornaio che uccise il Presidente della Francia- internet
N. B. Si consiglia di leggere in particolare il riferimento 6): ricco di recenti documentazioni,
bibliografia, certificati di nascita (Santo Gerolamo Caserio) e di battesimo (Santino Gerolamo)