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Con il gladio e con il cuore (3a parte)

Fantasy

Tra le corse mattutine e gli allenamenti al centro dell’ arena, ai due ragazzi non rimaneva molto tempo libero da impiegare in attività meno impegnative, eppure, quelle poche volte che capitava non si lasciavano scappare l’ occasione.

Pur avendo la condizione di schiavo Darius come allievo gladiatore, aveva il permesso di uscire dal perimetro dello stadio e assentarsi anche per alcune ore. Per questo motivo poteva concedersi di fare in compagnia dell’ amica, qualche lunga e piacevole passeggiata lungo il Tevere o in alternativa un’ escursione sulle alture della città.

Nel frattempo, tra i due giovani era nato un sentimento che andava oltre la semplice amicizia e complicità e che entrambi, fino a quel momento non avevano osato confessare.

Darius provava una grande ammirazione per la compagna e, forse, anche un pizzico di gelosia considerato che non era il solo a trovarla così attraente. Difatti, la ragazza era circondata da molti pretendenti e a lui non rimaneva molto spazio per dichiararsi.

Diglielo, prima che te la portino via. si esortava tra sé, consapevole di avere molti, temibili avversari in quel campo. Tuttavia, era diventato difficile ritrovarsi soli e lei continuava a sfuggirgli, gaia e leggiadra, come una mitica creatura dei boschi.

Trovava che Licia fosse bellissima con quei lunghi capelli biondi, in cui lui avrebbe desiderato affondare le mani per saggiarne la morbidezza e quegli incredibili occhi dello stesso colore dei fiordalisi. Alcune volte aveva avuto l’ impressione che lei lo provocasse, sgranandogli quel suo sguardo ceruleo colmo di cose inespresse. Darius, in quei momenti, si sentiva rimestare dentro. Quante volte l’ aveva osservata di nascosto e aveva trovato le labbra a cuore e la pelle vellutata un invito a essere baciate e carezzate con passione e tenerezza.

Era tanto intento nei suoi pensieri che emise un sospiro salito dal profondo del cuore.

« Che fai? Stai sognando?» gli domandò Licia con un sorriso derisorio stampato sul volto.

Lui arrossì e riuscì solo a balbettare: « Stavo… solo pensando.»

Vedendolo così confuso Licia insistette: « Uhm, deve essere qualcosa di romantico considerato i sospiri. Dì un po’, non ti sarai mica innamorato?»

Ecco, forse era arrivato il momento, ma sia il tono che il modo irridente, lo irritarono: « Innamorato? Ma quale sciocchezza ti vai inventando?»

Licia scoppiò a ridere: « Sciocchezza? Da come sei arrossito non credo proprio di avere sbagliato! Chi è? Dai, dimmelo! Se mi sveli il tuo segreto, ti prometto…» fece una pausa, pensierosa poi sorrise: « Ti prometto che ti luciderò le armi per una settimana intera!»

« Smettila d’ insistere! Ti avverto! Guarda che mi stai facendo arrabbiare sul serio!»

Lei non fece caso al tono minaccioso e allo sguardo torvo e iniziò a saltellargli intorno e a strattonarlo per la tunica e per Darius fu la goccia che fece traboccare il vaso. Appena gli fu a tiro l’ afferrò per un braccio stringendo talmente da strapparle un grido di dolore: « Ahi! Lasciami! Mi fai male!»

« E allora smettila di saltare come una scimmia e d’ inventarti scemenze. Sei proprio ridicola!»

Lei, per liberarsi dalla stretta, gli assestò una gomitata e Darius rispose con uno spintone da farla barcollare.

Riacquisito l’ equilibrio e persa ogni voglia di scherzare, Licia gli affibbiò un calcio negli stinchi e rimase a guardarlo soddisfatta mentre lui si piegava per il dolore. Tuttavia, quando lui si rialzò fulminandola con sguardo assassino, l’ istinto le suggerì fosse meglio fuggire.

Darius esitò un istante quindi, imbufalito e dolorante iniziò l’ inseguimento.

Licia sembrava avesse messo le ali ai piedi, perché per quanto lui spingesse non gli riusciva di accorciare le distanze,

« Fermati, brutta scimmia! Fermati!»

« Fossi matta!» si sentì rispondere.

Corsero come forsennati per alcuni minuti arrivando fuori dal centro abitato e ritrovandosi in aperta campagna.

Licia si volse alcune volte per controllare la distanza che li separava e fu così che lo vide inciampare, annaspare con le braccia in cerca di equilibrio e infine rotolare miseramente per terra come un fantoccio di pezza.

La scena era così esilarante che fu costretta a fermarsi. La ragazza rise così tanto da non accorgersi che nel frattempo lui si era rialzato raggiungendola.

« Sei proprio sciocca!» le disse, palesando un cipiglio non molto convincente. Il suo voleva essere un rimprovero che non riuscì molto bene. La collera si era dissolta come neve al sole. La risata di lei lo contagiò e risero insieme a crepapelle per parecchi minuti poi, quando si calmarono rimasero distesi sull’ erba a rimirare il cielo sopra di loro, limpido e terso.

« Scusami! Sono stato brusco! Non volevo farti del male!»

Lei gli sorrise con dolcezza: « Scusami tu! Non dovevo essere così indiscreta. In fin dei conti è giusto che tu mantenga un po’ di riserbo riguardo cose così intime.»

Darius non se la sentì di obiettare ulteriormente e ritenne saggio spostare l’ attenzione dell’ amica su un altro discorso:

« A proposito di segreti…» iniziò a dire e Licia, come era prevedibile, balzò a sedere.

« No, stai giù! Altrimenti non ti dico niente!» la ammonì.

« Hai davvero un segreto?» domandò, sgranandogli in faccia quel suo sguardo incredibile.

Lui distolse il suo e sorrise divertito: « Sei proprio curiosa come una scimmia! Comunque, non si tratta di un vero segreto. O forse sì! Non so, piuttosto… lo definirei un sogno!»

Licia gli affibbiò una manata non troppo violenta sul torace e protestò: « Insomma! Ti piace proprio tenermi sulle spine. Smettila di divagare e dimmi quel che hai da dire!»

« Va bene, te lo dico, sebbene non sia molto sicuro di quel che mi accade. Si tratta di un sogno o forse una visione. Ecco, sì, proprio una visione! Ogni tanto nel cielo mi appare un uccello immenso! Hai presente quelle mitiche creature alate denominate arpie

« Le creature leggendarie per metà rapaci e per metà umane.»

« Sì, proprio quelle! E ogni tanto lassù in alto mi pare di vederne una.»

Lei fece una smorfia come per minimizzare, ma poi lo derise: « Sei rimasto un ragazzino! Anche io fantasticavo quando ero più piccola e m’ inventavo improbabili compagni di gioco.»

Darius non raccolse la frecciatina, ma rimase a scrutare tra le poche, candide nuvole trasportate da una leggera brezza.

« Durante queste apparizioni ho sempre l’ impressione che la creatura, che ho chiamato Elia, mi tenga d’ occhio per controllare che non mi accada nulla di male. Insomma, che sia lì per proteggermi.»

« Ma dai… Per il magico tridente di Nettuno! Oltretutto gli hai dato un nome maschile! Non sai che le arpie sono sempre state descritte come appartenenti al genere femminile? La tua amica si potrebbe offendere se sapesse che l’ hai chiamata Elia.»

Darius ignorò lo scherno: « Elia è un maschio! Ne sono sicuro!» ribatté piccato.

« Sei proprio convinto di vederlo?» domandò lei, poi colto lo sguardo assassino del compagno aggiunse: « Come vuoi! Continua a sognare come un ragazzino, ma ti avverto: così non crescerai mai. E ora vogliamo andare?»

« Stiamo ancora cinque minuti, ti prego! Si sta bene qui.»

Darius era rimasto sdraiato con le braccia a sostenergli la testa e con gli occhi fissi nel cielo.

« Ti aspetti di vederlo apparire da un momento all’ altro, vero?»

« No. Non mi è mai apparso davanti agli estranei.»

« Forse perché si vergogna di me?» lo irrise ancora lei e in quel momento il ragazzo capì di aver commesso uno sbaglio a confidarle il suo segreto. Da quel momento in poi Licia non avrebbe perso l’ occasione per prenderlo in giro.

Si alzò, risentito e rammaricato per aver dimostrato questa sua debolezza.

« Non prendertela!» lo consolò lei, ponendogli un braccio intorno alle spalle « Siamo amici e se ti derido un po’ è perché ti voglio bene e non mi piace saperti ancora così immaturo.»

Lui si svincolò dall’ abbraccio quindi, immusonito si avviò a grandi falcate.

L’ amica fu costretta a rincorrerlo per raggiungerlo ed entrambi non si accorsero della creatura che li stava osservando nascosta tra le poche nuvole.

7

Come Darius aveva previsto, non passava giorno senza che Licia gli domandasse notizie di Elia e non perché fosse realmente interessata, bensì per prolungare all’ infinito il divertimento e la canzonatura.

Con la speranza che l’ amica prima o poi si stancasse, lui non aveva più dato importanza ai suoi dileggi ma, purtroppo, fino a quel momento, questa sua ostentata indifferenza non era bastata a convincerla a desistere.

Un pomeriggio, mentre tutto solo osservava uno stormo di oche selvatiche che migravano in formazione perfetta, Darius rammentò all’ improvviso gli arcani versi letti sulle pagine dell’ antico papiro e riuscì a decantarli come se li avesse imparati a memoria:

Sincrone l’ ali spiegate al vento

a veleggiar con un sol intento

quel ciel solcano come nel mar veliero

cavalcando l’ onde maestoso e fiero.

E mentre decantava la prima strofa venne folgorato da un’ idea: « Elia! Ma certo… Elia! Questi versi si adattano perfettamente a lui!»

« Elia?»

Darius sussultò. Non si era accorto che Licia lo aveva raggiunto e aveva colto le sue ultime frasi.

« E dove sarebbe la fantomatica arpia?» domandò lei scrutando il cielo. « Vedo solo uno stormo di oche.»

Lui sospirò rassegnato. Non era in vena di sopportare le battute dell’ amica.

« Ma no! Stavo solo riflettendo!»

Licia insisté: « Eppure ho sentito bene! Stavi scandendo il nome che hai dato a quell’ uccellaccio.»

Darius sbuffò, infastidito: « Non è un uccellaccio e se proprio vuoi saperlo si tratta di un Marpies!»

« Va bene!» convenne lei comprensiva « Non so cosa sia un Marpies, ma fantastico o reale che sia ne accetto l’ esistenza.»

Sebbene non le credesse più di tanto, Darius annuì.

« Adesso mi dici cosa avevi in mente? Ti osservavo e ti ho visto saltare su come se ti avesse folgorato un’ idea improvvisa.»

Lui scosse la testa e sospirò. Conosceva bene l’ amica e fintanto non le avesse raccontato tutto non si sarebbe rassegnata e avrebbe continuato a tormentarlo con le domande. Allora si decise e iniziò a raccontarle della scoperta del papiro dall’ arcano titolo:” L’ alata profezia” e i versi contenuti.

Licia, per una volta, l’ ascoltò rapita: « Sembra un enigma come quello che la Sfinge propose a Edipo.»

« Nel momento in cui sei arrivata stavo pensando che si adattano perfettamente a Elia.»

« A parte il Marpies, trovo che questa storia sia davvero intrigante. Perché non me ne avevi mai parlato?»

« Forse perché del papiro me ne sono ricordato solo adesso ed è strano perché, in genere, ho una memoria di ferro.»

« La Profezia Alata» mormorò lei soprappensiero, poi aggiunse: « Mi puoi decantare tutti i versi?»

Lui le recitò le strofe e Licia le ripeté con aria assorta, poi riassunse:

« Parla di ali che solcano il cielo ma anche di un mitico gladiatore che sarebbe il predestinato. Se davvero i primi versi riguarderebbero il tuo Marpies, allora quelli finali potrebbero essere dedicati a te.»

Questa volta fu Darius a sgranare i suoi profondi occhi nocciola: « Me?»

« Santi numi!» esclamò lei « Non sei tu quello che aspira a diventare un gladiatore?»

« Sì, certo! Ma non è detto che io riesca!»

Lei si alzò, scuotendo la testa: « Ah, Darius! Sei proprio un ragazzino! Sono sciocca io a stare qui a perdere del tempo e a bermi le storie fantastiche che inventi!»

Il repentino cambiamento di umore e di pensiero dell’ amica lo lasciarono interdetto e senza parole.

Licia gli volse le spalle piantandolo in asso e mentre lui la guardava allontanarsi si grattò la testa, confuso. Per il ragazzo, le donne rimanevano un mistero.

Le maratone mattutine insieme al gladiatore nubiano continuarono senza sosta.

I tre corridori percorrevano per una decina di minuti le strade semi deserte della città poi, di volta in volta, proseguivano scalando i colli che caratterizzavano i luoghi.

Quel giorno, invece, avevano tardato molto e si ritrovarono nel pomeriggio per le vie lastricate del centro affollate di mercanti con le loro bancarelle ricolme di merci varie, di curiosi e acquirenti e i tre si persero di vista.

Licia e Darius si ritrovarono soli e pur scrutando con attenzione tra la gente che si accalcava non riuscirono a ritracciare il loro istruttore.

« Ci mancava anche il mercato!» sbuffò Darius.

« Per il soffio irruente di Eolo! E ora cosa facciamo?»

Il ragazzo scosse la testa. Per quanto ammirasse il carattere indomito della compagna ne disapprovava in pieno il linguaggio acquisito nel tempo per via dell’ assidua frequentazione con i duri combattenti dell’ anfiteatro.

« Secondo me ha lasciato la Decumana per svoltare a destra proprio mentre eravamo distratti ad ammirare gli animali esotici di quel caravanserraglio.»

« Può darsi» convenne lei « Ma se invece avesse svoltato a sinistra? Dividiamoci, così da avere più possibilità di rintracciarlo.»

Al ragazzo parve una buona idea, così si divisero prendendo direzioni diverse.

« Il primo che lo rintraccia, torna indietro ad avvisare l’ altro» gli raccomandò Licia.

Impiegarono più tempo del previsto e soltanto dopo un’ ora Darius rintracciò il nubiano, che lo aggredì subito verbalmente: « Vi sto cercando da un’ ora! Si può sapere che fine avete fatto? E dov’è la tua amica?»

Il tono era risultato molto duro ma sul bel viso nero era stampata un’ espressione di sollievo.

« Mi dispiace e ti domando scusa. Nel marasma della folla ti abbiamo perso di vista e abbiamo deciso di dividerci per trovarti.»

Silvester si era già pentito della sua asprezza e gli batté sulla spalla: « Va bene! Ma ora torniamo indietro a cercare Licia.»

I due tornarono per la strada già percorsa ma, con il passare del tempo, furono costretti a desistere.

« Per gli dei!» si lasciò sfuggire il nubiano « Dobbiamo tornare, altrimenti ci daranno per dispersi!»

« Cerchiamo ancora cinque minuti, per favore!» insistette Darius, ormai in preda all’ inquietudine.

« No! Torniamo! Non ho nessuna intenzione di subire un’ altra punizione e, del resto, la tua amica avrà di sicuro fatto ritorno all’ anfiteatro.»

Il ragazzo comprese le ragioni del gigante nubiano e dopo aver lanciato un’ ultima occhiata nei dintorni, si rassegnò a tornare.

La speranza di ritrovare Licia allo stadio si spense miseramente come un incendio sotto un acquazzone.

In quel momento l’ ansia divenne terrore e, quell’ intensa emozione gli gelò il sangue nelle vene.

Aurelius andò loro incontro e li affrontò, con le mani sui fianchi e un cipiglio carico di brutte intenzioni.

« Che diamine mi combinate? Volete mettermi nei guai? Perché avete ritardato tanto?»

Silvester rispose per entrambi: « Mi spiace! Ma nella calca dovuta al mercato abbiamo perso di vista la ragazza e non siamo più riusciti a trovarla.»

« Cosa? Non è possibile!»

La collera di Aurelius era quasi tangibile difatti, la sua mascella si contraeva visibilmente e i suoi pugni erano tanto serrati che le nocche sbiancarono.

« Quella ragazza merita una punizione per aver trasgredito agli ordini.»

« No!» intervenne Darius « Non è da lei un simile ritardo. Aurelius, sono sicuro che le è accaduto qualcosa di brutto. Dobbiamo ritrovarla!»

Il liberto percepì l’ ansia dell’ allievo e moderò il tono: « Vi rendete conto che mi è stata affidata dal padrone e che ne sono io il responsabile? Qui non si tratta di semplice ritardo ma di scomparsa e questo è molto grave!»

« Dacci il permesso di tornare a cercarla, ti prego!»

Aurelius guardò il cielo e scosse la testa: « Tra poco meno di due ore calerà il crepuscolo e ogni ricerca sarà vana.»

« Porteremo con noi delle torce per illuminare i dintorni. Ti prego, dacci il tuo permesso Aurelius! Non possiamo permettere che Licia passi la notte sola e all’ addiaccio.»

Il tono accorato della preghiera lo fece capitolare: « Va bene! Prendete con voi gli uomini e tutto ciò che ritenete necessario. E non tornate finché non l’ avete trovata.»

Il nubiano e il ragazzo respirarono di sollievo poi, dopo aver radunato alcuni compagni ed essersi procurati corde, torce e corni da segnalazione ritornarono nel luogo della scomparsa.

8

« Inizieremo dal punto esatto in cui abbiamo sospeso la ricerca e ci divideremo» disse Silvester indicando a ognuno una direzione diversa e porgendo una torcia, un acciarino e un piccolo corno da segnalazione al ragazzo.

« Tieni e appendilo al collo. In caso la trovassi avvertici con questo. Suonalo più volte in modo da riuscire a individuarti e a raggiungerti.»

Darius annuì e s’ incamminò con il cuore colmo di speranza.

Purtroppo, il tempo prese a scorrere inesorabile mentre il suo passo diventava sempre più incerto e pesante sul quel terreno pietroso e friabile.

Così la speranza di ritrovare Licia sana e salva iniziò ad affievolirsi, nello stesso modo dei suoi richiami rimandati dall’ eco.

Il crepuscolo era ormai prossimo. Lo denunciavano il cielo illividito e le prime ombre che lambivano le rocce e gli anfratti.

« Licia!» urlava e la valle sottostante gli rimandava lo stesso richiamo ridondante. Tuttavia, poco prima che l’ oscurità ammantasse il mondo circostante, la sagoma enorme di un volatile comparve nel cielo.

« Elia!»

Il Marpies per qualche istante volteggiò a caso, poi la sua vista acuta individuò il giovane gladiatore e scese, posandosi con grazia sul terreno.

« Seguimi ragazzo! La tua amica ha bisogno di aiuto!»

Il suono di quella voce profonda e antica come la Terra lo fece sobbalzare.

Darius guardò esterrefatto la mitica creatura, senza fiatare.

« Non esitare, seguimi!» lo esortò ancora, librando la sua mole possente come se non avesse peso. Le ali gigantesche frullarono nell’ aria e frusciarono accarezzate da un refolo di vento.

Quando fu in alto, il Marpies cabrò, dirigendosi a Nord.

Ancora esterrefatto per quell’ arrivo inatteso e, soprattutto, per aver scoperto che fosse una creatura senziente e parlante, Darius tentennò un istante. Avrebbe voluto chiedere tante cose ma ormai Elia era troppo lontano.

E non fu facile seguirne il volo da terra, anche perché per evitare ostacoli imprevisti fu costretto ad accendere la torcia.

Purtroppo, il cammino, per via dell’ oscurità divenne all’ improvviso pericoloso e solo il provvidenziale avvertimento di Elia, che lo seguiva con attenzione dall’ alto, gli evitò di precipitare nel vuoto.

« Per gli dei! C’è mancato un soffio!» esclamò, crollando seduto per lo spavento e la tensione.

Elia atterrò poco distante con un frullio di ali.

« Giovane Darius, la luce di quella torcia è assai effimera ed è diventato molto pericoloso per te continuare così alla cieca, anche perché manca ancora un po’ per arrivare nel punto dove ho lasciato la tua amica. Se te la senti posso prestarmi a portarti sul dorso.»

Il ragazzo balbettò per l’ enormità della proposta:

« Portarmi sul tuo dorso? Vuoi dire… vuoi dire volare con te?»

Elia lo guardò come se avesse davanti un bambino bisognoso di tanti chiarimenti, poi scosse la testa piumata: « Non con me, mio giovane amico, bensì su di me!» specificò, scandendo.

Darius rise nervosamente, continuando a scrutare il rapace con aria scettica.

« Avevo capito, naturalmente» rispose, sempre più confuso.

« Se ti afferri con forza alle mie ali non correrai nessun pericolo. Inoltre, non permetterei mai che ti accadesse qualcosa di male. Fai presto a decidere perché la tua amica ha veramente bisogno di aiuto.»

« Sta male? Dimmi cosa le è accaduto.»

« Salta su. Te lo spiego mentre voliamo.»

Darius esitò ancora un istante, poi Elia si abbassò per agevolargli la salita e, una volta in groppa, lui afferrò saldamente le ali del rapace.

« Sei pronto a volare?»

« Sì, ma ti confesso che ho paura!» bisbigliò lui.

« La paura è una giusta emozione, ma non lasciare mai che prevalga sulle altre. Serra le ginocchia intorno al mio collo e goditi il volo, ragazzo. Andiamo!»

Il rapace spalancò le ali e si lasciò cadere nel vuoto.

Darius avvertì lo stomaco salirgli in gola e il cuore prese a martellargli in petto. La tentazione di chiudere gli occhi era grande ma non voleva perdersi nemmeno un istante di quell’ incredibile esperienza.

Il vento gli carezzò la pelle del viso e gli scompigliò i capelli ricciuti e allora rise, rise come mai gli era accaduto.

« Stai bene ragazzo?» domandò Elia, sentendolo sussultare.

« Mai stato meglio in vita mia!» rispose con entusiasmo.

« Peccato che sia buio. Il mondo visto dall’ alto è meraviglioso, mio giovane amico.»

« Non è pericoloso per te volare nell’ oscurità?»

« La mia vista è diversa dalla tua. Tutto ciò che a te è impossibile vedere nella notte, per me è distinguibile quasi come di giorno.»

Darius, nel maestoso silenzio dello spazio intorno, rotto solo dal frusciare delle ali e dal sibilo del vento, si rilassò, godendosi appieno la grandezza di quell’ evento.

« Non volevi sapere cosa è accaduto alla tua amica?»

Preso dalla foga del volo se ne era del tutto dimenticato: « Raccontami, ti prego!»

« Credo che sia stata aggredita, perché quando l’ ho intercettata dall’ alto, l’ ho vista correre come se fuggisse da qualcuno o qualcosa. Era tanto spaventata da non accorgersi del vuoto che si spalancava davanti a lei e vi è precipitata. Mi sono fermato il tempo necessario per sincerarmi delle sue condizioni, poi ho sentito i tuoi richiami e il resto lo sai.»

« Come sta?»

« Credo nulla di grave oltre a qualche graffio e contusione.»

« Ma lei ti ha visto?»

« Credo proprio di sì! Non ho fatto nulla per celarle la mia presenza e se non avessi sentito il tuo richiamo sarei sceso per offrirle il mio aiuto. Ma ecco, siamo arrivati. La tua amica è in fondo a quelle rocce.»

Elia piegò le ali cabrando dolcemente e in quella manovra Darius si ritrovò con il vuoto di fianco e si aggrappò ancora di più alle ali del rapace.

Dopo pochi secondi, toccarono terra e Darius smontò dalla sua incredibile cavalcatura alata.

« Accendi la torcia e proietta la luce laggiù.»

« Aiuto! C’è qualcuno lassù?» La voce di Licia giunse rimbombando tra le pareti rocciose e Darius si affrettò a rassicurarla: « Sono qua Licia! Sta tranquilla. Tra poco ti tireremo fuori.»

« Darius, sei proprio tu?»

« Sono io e tra poco arriverà anche Silvester portando le corde che serviranno per tirarti su» disse, soffiando di nuovo nel corno.

Il suono lugubre e profondo dello strumento si propagò rimbalzando sulle pareti e la valle lo amplificò rimandolo più volte. In risposta giunse quello di un altro corno non molto lontano.

« Hai sentito? Gli altri sono vicini, non devi preoccuparti. Come stai, Licia? Sei ferita? Riesci a muoverti?»

« Non lo so. Non ho abbastanza spazio per provare. Ma non sento molto dolore e questo è confortante.»

« Ora posso andare. I vostri amici sono molto vicini» intervenne Elia.

« Quando ci rivedremo?»

« Molto presto. Io non ti perdo di vista, giovane Darius.»

« Avrei da domandarti molte cose. Anche di un’ antica profezia.»

« Non è questo il tempo delle domande. A presto!» si congedò il Marpies alzandosi in volo e dopo pochi secondi era già scomparso nell’ oscurità.

continua...


Vivì 16/07/2020 07:03 1 599

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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«L’autrice dedica, in tutto e per tutto, questa terza parte del racconto ai due giovani. Darius comincia a capire che Licia è più di un’amica e la guarda con occhi diversi e l’attrazione nei confronti della ragazza è oramai chiara. Sicuramente manca il coraggio per esporsi e il ragazzo decide di tenere tutto dentro, preferendo non rivelare le strane sensazioni che l’amica provoca in lui.
In questa parte entra in scena un nuovo personaggio, Elia... un’arpia, creatura per metà rapace e per metà umana. E sarà questa creatura misteriosa ad aiutare il giovane ragazzo che sta cercando disperatamente l’amica Licia, nel frattempo scomparsa ed in pericolo... Proprio Elia ha individuato la giovane donna, ma arrivato sul luogo con Darius, vola via. Stupendo»
Giacomo Scimonelli

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