Quando Silvester e i compagni lo raggiunsero Darius pretese di essere calato per andare in aiuto dell’ amica.
Il nubiano gli fece passare una corda sotto le ascelle e poi, con la massima cautela, lo aiutò a calarsi nel vuoto.
Il buio ormai era assoluto e per un tratto il lieve chiarore emanato dalle torce squarciò un po’ le tenebre poi l’ oscurità inglobò i dintorni.
Una sorta di vertigine lo aggredì nella discesa e Darius strinse i denti imponendosi di resistere. Quando finalmente posò i piedi saggiò con cautela il terreno, poi diede fuoco alla sua torcia e solo allora intravide la figura di Licia rannicchiata in un angolo.
« Licia! Come stai?»
La ragazza si commosse e gli tese le braccia: « Bene, ma ho avuto tanta paura di non farcela» riuscì a dire con voce rotta.
Lui la strinse al petto affondando la bocca tra i suoi capelli scarmigliati e un po’ impolverati.
« Temevo di averti persa per sempre. È stata una sensazione terribile. Non farlo più Licia! Non lasciarmi mai più. Non potrei sopportare ancora l’ ansia che ho vissuto.»
Licia riuscì a sorridere tra le lacrime: « Non è dipeso da me. È stata una disgrazia, ma gli dei si sono mostrati benevoli e mi hanno protetta sino al tuo arrivo. Giuro che non imprecherò mai più e porterò delle offerte alla dea della fortuna.»
Lui sogghignò tra sé. Non credeva affatto a quella promessa. La voce di Silvester li riscosse dalla loro gioia di essersi ritrovati.
« Darius, si può sapere che state facendo? Licia è in grado di risalire da sola o devo scendere per aiutarvi?»
« Non occorre. Rimani lì Silver. Ora la imbrago con la corda e ti faccio un segnale appena è pronta.»
Appesa alla fune Licia lo scrutò: « Ho visto un grande rapace sorvolare le rocce. Ho avuto l’ impressione che si fosse accorto di me e mi fissasse.»
Il ragazzo le sorrise: « Ne parleremo più tardi. Ora fai il segnale.»
In pochi minuti e, senza fatica, i gladiatori li recuperarono, quindi Silvester si caricò Licia sulle spalle e tutti insieme fecero ritorno all’ anfiteatro.
La ragazza non aveva riportato conseguenze serie e, una volta in salvo, aveva raccontato l’ aggressione subita da parte di alcuni individui ubriachi e malintenzionati.
Per sfuggire alle loro brame Licia aveva deciso saggiamente per una fuga precipitosa e per un po’ era stata inseguita.
Solo quando l’ avevano vista precipitare i malviventi avevano desistito, abbandonandola al suo destino.
Un paio di giorni dopo, i due giovani allievi passeggiavano tranquillamente lungo i Fori Imperiali respirando a piedi polmoni l’ aria fresca del mattino e assaporando quelle ore di riposo concesse da Aurelius a entrambi.
« Se non fosse stato per Elia non mi avreste mai trovata.»
« Già!» convenne Darius « Se non fosse stato per lui adesso non saremmo qui a parlare!»
« E pensare che non volevo credere alla sua esistenza e quando l’ ho visto la prima volta ho pensato di aver battuto la testa e di avere le traveggole.»
Darius sorrise: « Anche io ho creduto in un sogno la prima volta.»
« Dimmi, com’è stato volare? Cosa si prova? Cioè, cosa hai pensato? Che sensazione hai avuto?»
« Ehi!» protestò lui guardandola. Licia, anche con uno zigomo pesto e un labbro gonfio non perdeva fascino ai suoi occhi. « A quale domanda devo rispondere per prima?»
« Raccontami semplicemente le tue sensazioni.»
« Forse non riuscirò a spiegare a parole ma ci posso provare. Quando Elia si è buttato nel vuoto ho avvertito un senso di nausea e lo stomaco mi è salito in gola. Con la paura di precipitare ho creduto che l’ abisso potesse ingoiarmi. Quella è stata una sensazione raggelante. Tuttavia, Elia mi rassicurava suggerendomi di rilassarmi e di tenermi aggrappato alle sue ali. Non avrebbe mai permesso che mi accadesse qualcosa di male. Allora mi sono concentrato sul sibilo del vento che arruffava le sue penne e carezzava i miei capelli e la paura si è dissolta come neve al sole. In quel momento mi sono lasciato cullare dal silenzio profondo e maestoso intorno a noi. Sai, a volte il movimento sincrono delle ali diventava ipnotico, ma Elia mi parlava suggerendomi cosa fare e tutto è andato per il meglio. Infine, quando siamo atterrati me ne sono rammaricato molto. Avrei voluto che quei momenti fossero durati in eterno.»
Licia era rimasta ad ascoltarlo con aria trasognata: « Quanto vorrei poter volare come hai fatto tu!»
« Non so se capiterà più ma, se fosse, vorrei tanto che fosse di giorno per poter ammirare al meglio il mondo sottostante» disse lui.
« E se glielo domandassimo?»
« Cosa? A chi?»
« A Elia! Oltre che ringraziarlo per quello che ha fatto per me potremmo chiedergli se gentilmente si presta a farci da cavalcatura.»
Darius scosse la testa: « Tu sei matta, ragazza!»
« Perché?»
« Perché… perché non credo sia possibile, punto!»
Licia non rispose, ma un sorriso malizioso le balenò sul viso.
L’ occasione per lei di ringraziare il Marpies si presentò un paio di giorni più tardi.
Dopo aver sostenuto i quotidiani allenamenti, i due amici si stavano rilassando all’ ombra generosa di una gigantesca quercia, uno dei tanti alberi centenari presenti nei giardini limitrofi all’ anfiteatro.
In quelle calde ore pomeridiane i prati e i sentieri del parco erano deserti e il rapace poté atterrare senza tema di essere notato.
La sua manovra fu talmente silenziosa che i due amici si resero conto del suo arrivo per il fruscio delle fronde mosse dalle grandi ali.
« Elia!» esclamarono i due balzando in piedi.
La fronte del mitico pennuto si aggrottò: « Elia?»
Darius arrossì, mentre Licia, intimidita dalla maestosità della creatura tacque. Pensò di trovarsi davvero in un sogno, considerato che le era parso di sentirlo parlare.
« Sì, scusami! Forse ho sbagliato ma non conoscevo il tuo nome e ho pensato di chiamarti così!»
Elia sembrava più sorpreso che arrabbiato e rispose: « In realtà il mio vero nome è Eljad e ricorda molto quello che tu mi hai dato, ma forse sarebbe più complicato per te pronunciarlo. Per cui, va bene Elia.»
Licia, ritrovando il coraggio e la parola fece un passo avanti: « Ma tu chi sei e da dove vieni bizzarra creatura? Vieni forse dagli abissi più oscuri o sei un figlio dell’ Olimpo?»
Il rapace la scrutò con sguardo attento e intelligente: « Non ti manca l’ ardimento e nemmeno la loquela, ragazza. Sono lieto di ritrovarti in forma.»
Licia colse una nota di lieve rimprovero e arrossì: « Scusami, a volte dimentico le regole della cortesia. Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita!»
La creatura, solenne nell’ atteggiamento, annuì: « Sono contento di esserti stato d’ aiuto e in cambio ti domando solo la massima discrezione sulla mia presenza qui. Posso contare su di te?»
Lei sorrise con garbo e cinguettò la sua risposta: « Ma certo! Io so mantenere i segreti. Non parlerò a nessuno di te, tranne che con Darius, naturalmente. Te lo prometto.»
Al ragazzo in questione sorse qualche dubbio: il comportamento e il tono dell’ amica non gli erano molto chiari. Ebbe persino l’ impressione che Licia avesse in mente qualcosa e decise fosse opportuno intervenire: « Elia, avrei tante domande da porti. Posso?»
« Parla, mio giovane amico.»
« Io credevo che la tua… la tua…» Darius esitò un istante. Non riusciva a trovare un termine adatto « Il genere al quale appartieni fosse il frutto di qualche mente fantasiosa e appartenesse a un mondo onirico. Insomma, a parte in qualche leggenda non avevo mai letto di creature come te.»
« In realtà vengo da un mondo parallelo a questo, dove spesso le forme, qualsiasi forma, nasce mutante.»
« Mutante?»
« Sì. Posso essere indistintamente sia uomo che rapace. Sono un Muta- Forma e ve lo posso dimostrare se volete.»
« Sì!» si affrettò a rispondere Licia, forse con troppa enfasi.
Elia annuì e le si rivolse: « Per i limiti della decenza non completerò la mutazione» disse e, nel mentre, la parte superiore del volatile s’ ingrossò, le penne e le piume del sottogola e della testa si ritirarono, così come le ali e comparvero il collo, il torace e le braccia di un uomo.
Darius e Licia assistettero alla mutazione con occhi sbarrati: « Per gli dei! È un prodigio!»
« No!» rispose Elia « Non si tratta di un evento miracoloso e forse un giorno ti spiegherò come e perché sia possibile questa mutazione» concluse, tornando alla sua forma primitiva.
« Comunque tu, se non sbaglio, mi avevi accennato a un’ antica profezia. Di che si tratta?» domandò al ragazzo.
Darius gli raccontò del ritrovamento in biblioteca del papiro contenenti i versi e glieli decantò.
Elia insisté: « Sei sicuro di averli recitati tutti?»
« Perché me lo chiedi?» volle sapere il ragazzo, a sua volta.
« Perché conosco questo antico poema e non lo ricordo affatto così breve. Secondo me manca una strofa.»
Darius si concentrò sul ricordo di quel giorno: « In realtà non ricordo altre strofe ma forse soltanto perché, mentre stavo leggendo, sono stato disturbato da un rumore improvviso.»
« Allora te la decanto io la quartina che manca» disse Elia.
Assiso a un trono ma è pur cantore
compone e canta ma ha folle il core,
alta avvampa e, ardendo il dramma,
tuoi scudo e gladio a spenger la fiamma.»
« Tutto questo ha un significato?» domandò Darius.
« Come hai detto tu si tratta di un’ antica profezia. Una sorta di avvertimento che i saggi e i veggenti lasciarono a tutela dell’ umanità.»
« Non capisco Elia! Quelle rime parlano della follia di un poeta cantore che siede su un trono; narra di una fiamma che avvampa e di un gladiatore che riesce a evitare il dramma. Questo è un enigma per me. Tutte quante le strofe sono un rompicapo.»
« A suo tempo capirai. Ora devo andare.»
Licia, rimasta in silenzio fino a quel momento s’ intromise: « No, aspetta ti prego!»
« So già cosa vorresti domandarmi, ma la mia risposta è no!» disse Elia librandosi in volo e troncando a metà la protesta di lei.
« Perché? Non ha voluto nemmeno sentire la mia richiesta» brontolò la ragazza simulando un broncio.
« E forse è un bene che non l’ abbia sentita nemmeno io, Licia!» la rimproverò Darius
« Forza! Torniamo all’ anfiteatro.»
10
« Si può sapere cosa c’è che non va? È esattamente un’ ora che siamo usciti dallo stadio e non sono riuscita a farti dire una parola.»
Darius guardò l’ amica con aria di un cane bastonato: « Hai ragione, scusami! È che stanotte ho dormito pochissimo e ora sono ancora un po’ frastornato.»
« Anche durante l’ allenamento mi sembravi assente. A cosa pensavi?»
« Non riesco a togliermi dalla mente la profezia e in modo particolare la quartina decantata da Elia. Inoltre, la sua risposta sibillina sul fatto che tutto mi sarebbe stato chiaro al momento giusto è servita solo ad aggiungere ansia per il mio futuro. Secondo te cosa avrà voluto dire?»
« Vuoi che ti dica la verità?»
« Certo! Lo sai che per me conta molto avere il tuo parere. Altrimenti non te lo avrei chiesto.»
Licia annuì: « Ebbene, già quando mi decantasti le prime due quartine ti dissi che, secondo me, erano riferite a te. E adesso ne ho ancora più certezza.»
« Come fai a esserne così sicura?»
Lei lo guardò con sufficienza: « Possibile che devo sempre spiegarti tutto?»
Darius si spazientì e gli si fermò davanti con le mani sui fianchi: « Per favore! Dimmi quello che hai pensato!»
« Va bene! Riepiloghiamo: la prima quartina parla di ali maestose che solcano il cielo e senza ombra di dubbio io le ho associate a Elia. La seconda parla di uno scudo e di un gladio e mi pare proprio che ti si addica.»
« Questo me l’ avevi già detto la volta scorsa. Speravo ti fossi fatta un’ idea sulla terza quartina che parla di una fiamma e di un gladio che la spegne. È quest’ ultima che non riesco a decifrare.»
« Nemmeno per me è molto chiara ma, forse, la fiamma è solo simbolica.» Il volto fino allora intento della ragazza si illuminò per un’ idea improvvisa: « Forse si tratta della fiamma che arde nel cuore intrepido di ogni guerriero.»
Darius scosse la testa; « Non mi convince! Se fosse una metafora come farebbe un gladio a spengere quel fuoco?»
Licia tacque un attimo assorta, poi ipotizzò ancora: « Forse il gladio preconizza la morte di un tuo avversario.»
« No! Non credo sia così semplice. Non avrebbe senso!» Darius si mosse a disagio. Ora le sue spalle tremavano e i suoi occhi rimanevano fissi nel vuoto.
L’ amica iniziò a preoccuparsi sul serio: « Non ti ho mai visto in questo stato! Perché quelle quartine ti sconvolgono così tanto? C’è dell’ altro?»
Lo sguardo del ragazzo s’ incupì mentre le afferrava con forza le mani: « Sono tormentato da un cattivo presentimento! Quel poco che ho dormito ho avuto il sonno funestato da un incubo terrificante. Avevo le mani legate, prigioniero di non so chi o di cosa e la fiamma di cui narra la profezia mi aveva lambito la tunica e i capelli e trasformato in una torcia umana. Mi sono svegliato urlando e in un bagno di sudore.»
Licia avvertì tutta l’ inquietudine lasciata dal sogno nell’ animo del compagno e gli andò più vicino, fino ad abbracciarlo.
« Quella quartina ti ha condizionato il sonno e confuso i pensieri. Ma credimi» gli sussurrò, accarezzandogli con tenerezza i capelli «è stato soltanto un brutto sogno.»
Quel contatto inatteso e piacevole, unito alla dolcezza espressa dalle mani delicate dell’ amica, lo riscossero dall’ apatia malinconica in cui era rimasto intrappolato.
Fissò negli occhi la ragazza e, quello sguardo limpido e colmo di calore umano fu un invito irresistibile.
Darius trovò attraente come una calamita quelle labbra rosee e carnose e, senza accorgersene, avvicinò il volto a quello di lei e posò le labbra sulla bocca dischiusa.
Fu un istante magico che coinvolse i loro sensi ma che, durò il tempo di un battito di ali di farfalla e fu interrotto da un repentino allontanamento.
« Che stai facendo?» urlò lei, più confusa che arrabbiata voltandogli le spalle per nascondere il suo rossore.
Darius riuscì solo a balbettare: « Scusa… scusa… non so cosa mi è preso. Non volevo… offenderti.»
Lei si rigirò a guardarlo con estremo interesse. Il ragazzo evitava di incontrare il suo sguardo e si muoveva a disagio e finalmente riuscì a intuire il profondo sentimento che l’ amico e il compagno di tante avventure provava per lei.
Licia sorrise maliziosamente, avviandosi: « Ti perdono! Ma non ti permettere più a meno che… non sia io a chiederti di farlo.»
Lui rimase un attimo interdetto. Quella ragazza rimaneva sempre un po’ indecifrabile ma, forse, non tutto era perduto e lui poteva tornare a sperare.
Tornarono all’ anfiteatro, senza più rivolgersi la parola.
Nei giorni seguenti evitarono di approfondire quanto era accaduto ma rimase impresso nei loro pensieri come, tra l’ altro l’ inquietudine suscitata dagli incubi, era rimasta invischiata nell’ animo di Darius.
Nemmeno il dolce ricordo di quel fugace attimo di smarrimento riusciva a mitigare l’ ansia che gli gravava dentro forse perché le visioni e, i conseguenti nefasti presagi, erano tornati a tormentarlo.
Un pomeriggio Aurelius percepì il profondo turbamento che angustiava l’ aspirante gladiatore e lo interrogò: « Che ti succede, ragazzo? Durante gli allenamenti ti vedo distratto e non ti impegni come dovresti. Vuoi dirmi cosa c’è che non va?»
« Nulla di particolare. Credo che sia soltanto un po’ di stanchezza, ecco» mentì Darius.
« E da cosa deriverebbe questa tua stanchezza? Trovi che gli allenamenti siano troppo duri da sopportare?»
« No! Naturalmente, no! Il fatto è che la notte stento ad addormentarmi e ne pago le conseguenze di giorno.»
Aurelius lo scrutò con gravità. Gli occhi cerchiati di scuro e i lineamenti tirati dell’ allievo erano chiari segni del disagio vissuto dal ragazzo.
« I giochi sono ormai prossimi e sai che se non ti riprendi non posso farti scendere in campo.»
Darius si riscosse: « No, ti prego! Mi sto preparando da tempo per questo evento! Vedrai che mi riprenderò. Te lo prometto!»
Il liberto lo squadrò da capo a piedi: « Sei anche dimagrito e questo non ti aiuterà. Devi rimetterti in forma ragazzo. Andrai dal cerusico e ti farai visitare. Lui saprà consigliarti il rimedio adatto per farti riposare al meglio. Inoltre, con Silvester e la tua amica, ridurrete il tempo delle corse mattutine e quello che rimane libero lo impiegherete facendo delle belle cavalcate all’ aria fresca. Ma ti avverto, se tutto ciò non servisse a migliorare la tua situazione, sarei costretto a rinunciare a te il giorno dell’ inaugurazione. Siamo intesi?»
« Sì, ma non accadrà, vedrai!» Almeno spero! concluse tra sé.
Darius si allontanò, seguito dallo sguardo attento del gladiatore.
Tenebra nitrì nervosamente quando lo sentì avvicinarsi al suo scomparto.
Darius conosceva bene quel cavallo perché era lui a strigliarlo quotidianamente, a fornirgli il cibo e tutto ciò che gli occorreva. Giorno dopo giorno ne aveva studiato il carattere e sapeva interpretarne l’ umore da vari segnali corporali. In quel momento Tenebra scalpitava con gli zoccoli battuti sul terreno e Darius percepì l’ irritabilità dell’ animale. Pose una carezza sul lucido manto nero e avvertì chiaramente la contrazione dei fianchi.
« Hai ragione a essere arrabbiato. Ti ho un po’ trascurato, ma devi capire che i giorni delle gare si avvicinano e sono molto impegnato nell’ addestramento. Comunque, oggi faremo un’ eccezione e cavalcheremo insieme, veloci come il vento.»
Tenebra rispose stronfiando e Darius sobbalzò per il brusco movimento.
Mantenendo un tono di voce pacato insistette: « Stai tranquillo. Mi farò perdonare.»
« Credi che ti capisca?» lo provocò Licia, mentre sellava a sua volta una puledra dal manto pomellato.
Darius sorrise, evitando di rispondere.
« In realtà non mi sorprenderebbe affatto qualora ti rispondesse. Se sei in grado di comunicare con i rapaci…»
Lui la interruppe: « Perché ti ostini a dire queste sciocchezze? Sai benissimo che Elia non è un volatile normale.»
Licia, evidentemente ancora risentita per il rifiuto del Muta- Forma a soddisfare il suo desiderio di volare, sbuffò: « No, hai ragione, non è normale. È soltanto antipatico.»
« Chi è antipatico?» domandò Silvester giunto in quel momento per preparare la sua cavalcatura.
Darius arrossì e fu Licia a rispondere con prontezza: « Tenebra, il suo cavallo. Mai nome fu più azzeccato: nero come la pece e bizzoso come una notte burrascosa. Antipatico e scontroso, insomma!»
Silvester valutò con occhio esperto lo stallone montato da Darius e decise in silenzio di non perderlo di vista.
Sin da quella prima uscita a cavallo il colorito del viso del ragazzo riacquisì un po’ di freschezza, segno che l’ aria di campagna giovava sia a livello fisico che mentale.
Per Darius era un divertimento immenso cavalcare lanciando Tenebra a briglia sciolta e senza nemmeno fare caso a Licia e al gigante nubiano che lo seguivano rincorrendolo e a volte rischiando anche di perderlo di vista.
« Darius, aspettami!» il richiamo dell’ amica si perdeva nel vento e lui proseguiva, lasciando che la brezza gli sferzasse la pelle del viso e i capelli, fino a fargli lacrimare gli occhi.
Fu appunto durante una di queste lunghe escursioni tra le campagne romane che Darius si avvide di qualche movimento del tutto inusuale e che diede adito ad alcuni dubbi.
« Per gli dei, ragazzo! Dovevi proprio galoppare come un forsennato? Sembrava che tu stessi fuggendo perché inseguito da un’ orda di lupi ululanti» lo rimproverò Silvester, appena lo ebbe raggiunto.
« Se ne approfitta per il fatto che noi cavalchiamo ronzini mentre, a lui, chissà perché è capitato un campione.»
Darius non diede segno di aver sentito la protesta dell’ amica e continuò a fissare un gruppo di contadini che caricavano delle balle di fieno prelevandole da un fienile e ponendole su un carro trainato da buoi.
« Che intenzioni avranno?» domandò, dubbioso.
« Stanno caricando il fieno, non vedi?» rispose il nubiano.
« Questo lo vedo da me! Mi domando solo perché lo fanno? Quelle balle sono state appena messe al riparo per l’ inverno. Non è strano che le stiano caricando? Dove avranno intenzione di portarle?»
« Probabilmente le avranno venduto a qualche commerciante o contadino che ne aveva bisogno.»
« Uhm… per me sarebbe una mossa controproducente per un allevatore. Cosa darebbe da mangiare alle sue bestie durante la stagione fredda?» insisté il ragazzo.
Licia concordò con l’ amico: « Nessuno stolto farebbe una cosa del genere. Quelle balle sono indispensabili in una stalla.»
« Perché ti interessa così tanto quel che fanno di quel fieno? In fin dei conti quello è un affare da villico. A noi non riguarda. Forza! È ora di tornare.»
Silvester girò il cavallo ma i due giovani allievi rimasero immobili. Licia scrutava attenta il viso del compagno che, a sua volta, non smetteva di osservare le manovre degli uomini sul carro.
« Mi avete sentito voi due?» insisté il nubiano con tono irritato.
Nemmeno questa volta Darius diede segno di aver sentito e Licia scambiò un’ occhiata preoccupata con il gigante nero.
« Che ti succede, ragazzo? Ti sei imbambolato?»
Darius si riscosse, volgendosi verso il gladiatore che gli si era avvicinato e lo scuoteva per un braccio.
Negli occhi dell’ allievo passò un lampo d’ inquietudine. « Non lo so! Negli ultimi tempi ho come un macigno che mi opprime dentro» rispose, portando un pugno all’ altezza dello stomaco.
Silvester annuì, comprensivo: « Manca ormai poco al giorno del vostro debutto ed è comprensibile che vi sentiate ansiosi. È successo a ognuno di noi al nostro esordio nello stadio. Ma non dovete preoccuparvi! Quando vi troverete davanti al vostro avversario la tensione lascerà il posto alla brama di combattere. Inoltre, il vostro non sarà un combattimento all’ ultimo sangue ma solo una dimostrazione di forza e abilità.»
Darius scosse la testa come era solito fare quando era nervoso.
« Ti sbagli! Non è per quello che sono inquieto» rispose, continuando a seguire con interesse il carro che aveva preso a muoversi.
« Lo seguiamo?»
Il cipiglio del gladiatore si fece duro: « Non ne vedo la ragione!»
« Solo per scoprire la destinazione finale.»
Di fronte all’ ostinazione e l’ espressione cupa dell’ allievo, Silvester capitolò:
« Va bene! Ma solo per rasserenarti un po’ e soltanto per un tratto. Si sta facendo tardi.»
« Grazie per aver compreso» rispose Darius con un pallido sorriso.
« In realtà non ho ben capito cosa ti passa per la testa e forse sarebbe meglio che tu mi spiegassi.»
Il ragazzo scambiò uno sguardo d’ intesa con Licia che annuì: « Sono d’ accordo con Silvester. Ti farebbe bene confidare le tue preoccupazioni.»
« Forza, ragazzo! Magari insieme riusciamo a trovare una soluzione al tuo problema. Cos’è che ti assilla?»
Forse fu il tono risoluto, o forse, la grande voglia di confessare a una terza persona i suoi dubbi, che indussero finalmente Darius a parlare.
Pur senza svelare nulla sull’ esistenza del Muta- Forma, fece cenno al ritrovamento dell’ antico papiro e della profezia. Decantò la quartina che faceva riferimento alla fiamma, allo scudo e al gladio finendo per raccontare delle notti insonni, dei suoi incubi e la conseguente inquietudine.
Silvester l’ ascoltò in silenzio e solo quando il ragazzo tacque, domandò: « Da quel che ho capito il tuo timore riguarderebbe un probabile incendio. Giusto?»
«È proprio questo che temo!» ammise Darius fissando l’ enorme carico di fieno, poco più avanti.
« Ed è per questo che ti assale l’ ansia ogni volta che posi gli occhi su qualsiasi cosa infiammabile, vero?»
« Sì. Ma non credere che sia soltanto una fissazione la mia. Mi sento veramente male e tu lo sai che non sono il tipo che si lamenta per un nonnulla. Ho come un presentimento che stia per accadere una tragedia inenarrabile. Nei miei ricorrenti incubi ci sono molte case in preda a numerosi incendi; persino il nostro glorioso anfiteatro è avvolto in un’ unica vampata che sale verso il cielo e la nube di fumo che provoca, avvolge i dintorni. Inoltre, sento urla disumane e vedo me stesso e la folla fuggire, trasformati in atroci torce umane. No!» concluse con gli occhi velati « Non si tratta di un semplice presagio! Io credo… credo che abbia a che fare con la profezia e che questo sia un avvertimento.»
Silvester osservò a lungo il giovane allievo soppesandone l’ indole e la forza d’ animo: « Riesco a percepire tutta la tua emozione» gli disse, sfiorandogli il braccio « Sai, a volte i presagi si avverano, certo, ma nella maggior parte dei casi i sogni rimangono tali. Comunque, non devi più preoccuparti. Parlerò con Aurelius e i compagni e, insieme, cercheremo di aiutarti, se non altro a trovare una spiegazione ai casi insoliti che ti colpiscono, come questo del trasferimento del fieno.»
Lo sguardo di Darius si colmò di nuova vitalità: « Mi aiuterai davvero?»
« Farò tutto quello che mi sarà possibile, te lo prometto!» concluse il nubiano portando una mano sul cuore.
Ripresero l’ inseguimento con maggiore lena e solo quando incrociarono un secondo carro vuoto proveniente dalla direzione opposta Silvester fece segno al conducente di fermarsi e ne impedì il proseguimento ponendosi con il suo cavallo davanti ai buoi.
« Salve buon uomo! Avrei bisogno di alcune informazioni. Potrei porti qualche domanda?»
Il villico guardò in tralice il gigante nubiano tatuato e la coppia di ragazzi che lo accompagnavano. In particolare, notò subito il tatuaggio che indicava la condizione di schiavitù dell’ uomo.
« Che vuoi sapere, schiavo?»
Silvester ignorò il tono sprezzante usato dal contadino e accentuò il sorriso mettendo in mostra la dentatura candida e la finezza dei lineamenti nilotici.
« Ho notato che trasportavate del fieno e siccome il mio padrone ne avrebbe bisogno saresti così gentile da dirmi dove e con chi potremmo trattarne un carico?»
« Non qui. In questo podere il fieno contenuto nel riparo è stato tutto venduto.»
Silvester rimase impassibile ma insisté: «È possibile conoscere il nome dell’ acquirente? Magari sarebbe disposto a cederne una parte a un prezzo assai vantaggioso.»
« Uhm, non credo e comunque dovrebbe trattarsi di un nobile signore considerato la fretta e la cifra pagata» rispose con sufficienza.
Il nubiano non si lasciò scoraggiare: « Il mio padrone sa essere molto generoso con chi gli presta il suo aiuto.»
Il conducente sbuffò, spazientito: « Mi stai facendo perdere un sacco di tempo, schiavo! Ti posso solo dire che la consegna la effettuiamo presso un grande magazzino situato vicino alle terme e adesso toglietevi di mezzo che ho un altro carico da consegnare.»
Mentre il trio di cavalieri e amazzone si faceva da parte, l’ uomo fece schioccare la frusta e la coppia di buoi si mosse paziente.
« Non ti sembra strano, Silver? Cosa se ne fa’ un nobile di tutto quel fieno?» domandò il ragazzo.
« Le spiegazioni possono essere molte, mio giovane amico. Ma sono sicuro che lo scopriremo. Ora torniamo prima che Aurelius ci sguinzagli dietro i centurioni.»
continua...