La vide arrivare come ogni mattina, accompagnata dal suo grande pastore tedesco, indossava un abitino colorato, ampio, corto sulle ginocchia, le calze spesse ed un paio di ballerine, una sciarpa fatta a maglia larghe che rigirava più volte intorno al collo ed un cappellino con un fiore di feltro sul lato, il cappotto era tenuto sganciato, quasi fosse uscita di corsa, le guance leggermente arrossate dall'aria fredda di quel mattino di dicembre.
“ Buongiorno, Arianna”.
“ Buongiorno, Mara. Buongiorno, Gustavo”, salutava tutti man mano che passava davanti alle vetrine delle botteghe di quel paese medievale, arroccato sulla montagna, che assomigliava ad un luogo inventato da qualche narratore di fiabe. Ci era capitato quasi per caso, nel suo peregrinare, macchina fotografica e zaino, alla ricerca di luoghi speciali da fotografare per il suo giornale, una rivista di viaggi e costumi e aveva pensato di fermarsi per un giorno o due e fuggire via da quel luogo dove non c'era nemmeno il segnale per il suo cellulare, dove per comunicare con l'esterno doveva arrivare in piazza, mettersi in un angolo della chiesa e sperare che il segnale per magia interrompesse il suo isolamento. Poi l'aveva vista e ne era rimasto incantato, gli era passata accanto quasi senza vederlo con quegli occhi grandi e spalancati che lo avevano oltrepassato quasi fosse trasparente, ma che lo avevano fulminato, come una lama di calore, da parte a parte il cuore. L'aveva seguita con lo sguardo e vista entrare in una piccola bottega con l'insegna dipinta a mano ed un grosso ramo di vischio a decorarne l'entrata, l'aveva seguita incuriosito e si era fermato davanti all'insegna: “ La Bottega della Poesia”, aveva sbirciato all'interno e l'aveva vista seduta ad un banco pieno di pennelli e piccole tele, sulle pareti vedeva dei quadri decorati di fiori e di scritte ma non riuscì a decifrarne i significati, si allontanò di scatto quando la ragazza alzò la testa e lo fissò attraverso il vetro, aveva uno sorriso appena accennato sulle labbra e l'espressione concentratissima, era bella da rubargli il cuore.
Non riuscì a capire però cosa vendesse, quali fossero i prodotti che esponeva, si ripropose di tornare più tardi, bruciando di curiosità.
Aveva fatto così per diverse volte e spinto dalla scritta all'entrata, “ ingresso libero”, si era avventurato dentro il negozio un giorno che c'erano diversi avventori.
“ E' una dedica che voglio fare a mio figlio, per il giorno del suo diciottesimo compleanno” un uomo stava parlando con lei
“ Mi racconti qualcosa di lui” la voce armoniosa della ragazza riempì tutto lo spazio spezzandogli il respiro, sembrava cantasse, così come quando camminava sembrava danzasse, quasi fosse fatta di aria colorata, non distinse tutte le parole dell'uomo ma vide lei annuire e chiedergli di tornare il giorno dopo. Quando l'uomo fu uscito la vide intingere un pennello dalla punta sottile in una boccetta e la vide scrivere, quasi come se entrasse in trance, concentrata e silenziosa, senza tentennamenti, fermandosi solo quando ebbe finito. Si avvicinò e guardò il quadro, c'era scritta una poesia..
“ Desidera qualcosa?” la sua voce lo fece sussultare
“ Stavo guardando, quindi lei vende...”
“ Poesie, sì” gli rispose ridendo “ il mondo ha bisogno di poesia e le persone credono di non essere capaci di comporle e si rivolgono a me, lo fanno per dedicare un pensiero ad un figlio appena nato, ad un amico, al proprio amore, io li aiuto solo a scriverle, perché quando mi raccontano della persona alla quale vogliono dedicarla, quando sottolineano un tratto del viso o un carattere, la poesia è già lì, pronta, dettata dal loro cuore”
“ Sì, è così, la poesia è legata all'amore, all'attenzione, allo sguardo sulla vita e sul mondo, lei abbellisce e rende fluido questo sentimento, è un'idea meravigliosa!”
“ Le persone entrano qui sempre molto scettiche, poi finiscono per trovare quello che cercano, è quasi una magia della quale io stessa mi meraviglio sempre”
“ Forse perché magari un po' magica lo è anche lei?” stava sorridendo
“ Sono solo Arianna. E lei? Lei a chi vorrebbe dedicare una poesia?”
“ Ad una donna, alla neve, al colore delle sue guance, alla luce dei suoi occhi, alla sua voce che sembra cantare, alle sue mani che disegnano bellezza quando si muovono...”
“ Visto? La poesia l'ha composta lei, è pronta, basta scegliere solo le parole, ed il colore per decorarla”
“ Posso restare qui mentre lavora?”
“ Certamente, si accomodi e si versi una tazza di tè, è pronto nel thermos”
Fece come gli aveva detto, si incantò a seguire i movimenti delle sue dita sulla tela, la guardava e intanto si guardava intorno, sentì che quel luogo era la casa dove voleva fermarsi e lei la donna che voleva scoprire, fissò con lo sguardo ogni particolare di quel negozio, assaporò il tè e ne annusò il profumo, osservò con attenzione il grosso cane seduto quieto ai piedi della ragazza ed un particolare lo colpì come una frustata: portava sul dorso un pettorale con una croce rossa, quella dei ciechi, notò poi il bastone bianco appoggiato al banco, la guardò meglio e la vide: Arianna era cieca, la sua magia era descrivere il mondo con tutto l'amore che le portavano nella bottega della poesia e con tutto l'amore che lei restituiva rendendo il mondo un luogo pieno di colore e di calore.
“ Ne è innamorato?” gli chiese lei, improvvisamente
“ Perdutamente” le rispose sorridendo