Linda guidava lungo l’ autostrada che andava da Parma a Bologna dove viveva. Era andata a trovare i suoi genitori ormai anziani che alloggiavano in una casa di riposo, Linda era figlia unica i suoi genitori l’ avevano messa al mondo quando erano gia in età matura, lei aveva solo loro, era rimasta a vivere nella casa di famiglia ormai troppo grande per lei, sentiva tanto la loro mancanza per questo li andava a trovare spesso. Linda lavorava come commessa in un grande magazzino, aveva tanto da fare di giorno, ma la sera si sentiva sola, aveva avuto un ragazzo del quale si era innamorata tanto, ma poi lui per lavoro si era allontanato da lei. Era ripetitiva la sua vita, casa lavoro, lei minuta fragile di costituzione, ma forte di carattere si sentiva brutta, con i capelli biondi e ricci gli occhi nocciola il naso piccolo e all’ insù, la bocca con labbra fine. Amava cantare Linda quando si alzava la mattina canticchiava allo specchio mentre si truccava per andare a lavorare.
Quanta tristezza provava nel lasciare i suoi genitori, era rimasta tanto con loro, si era fatta sera il sole stava tramontando quando si mise in viaggio con la sua macchina, percorse l’ autostrada velocemente voleva tornare a casa il prima possibile, pensò di procedere su una strada laterale che costeggiava una ferrovia forse sarebbe arrivata prima, ma più proseguiva più si rendeva conto che non sapeva dove portasse quella strada, non c’ era nessun cartello stradale, la strada s’ inerpicava su una salita curve, curve infinite, tantissimi alberi muovevano i loro rami nudi verso il cielo sempre più scuro, Linda iniziò a provare una forte sensazione di panico, disse a se stessa..." Su tranquilla hai il cellulare ancora benzina continuò ad andare" la strada diventò sempre più erta l’ asfalto non c’ era quasi più tante erano le buche, la macchina traballava vistosamente, una leggera pioggerellina iniziò a cadere bagnando il parabrezza, Linda azionò i tergicristalli, la piogerellina diventò una pioggia forte e ventosa gli alberi si muovevano sempre di più il timore cresceva non vedeva quasi niente, alla fine decise di fermarsi con la macchina in uno spiazzo erboso, formò con dita tremanti il numero dei carabinieri.
Qualcuno rispose, lei disse con voce rotta dal panico..." Aiuto mi sono persa non sò dove mi trovo aiutatemi per favore" la voce di un uomo le chiese..." Come si chiama? Mi dia le sue generalità."
Non potè rispondere a quella domanda il cellulare si era era scaricato improvisamente Linda provò un miscuglio di sensazioni, si mise a piangere mentre la rabbia la fece urlare, il cuore batteva come un tamburo nel suo petto, disse fra se..." Adesso che faccio?"
Cercò di trovare un barlume di tranquillità in quello stato pauroso nel quale si trovava, si concentrò cercando di trovare una soluzione, poi disse, ecco cosa farò, tornerò indietro ho ancora parecchia benzina, cerchero’ una strada più di passaggio dove potrò trovare qualcuno che mi potrà aiutare.
Tornò indietro velocemente per giungere prima verso una strada trafficata, arrivò a un bivio, non sapeva da che parte andare se a destra o sinistra, vide sul lato destro della strada una casa isolata fra gli alberi con una luce di una finestra accesa, fù quella luce che fece decidere Linda a scendere dalla macchina ed andare a chiedere aiuto a quella casa. Si avviò a passi lenti con le gambe tremanti vicino al portoncino d’ ingresso, bussò ma nessuno venne ad aprire continuò a bussare più forte ma nulla quella casa sembrava disabitata, ma che strano pensò lei, come mai quella luce è accesa?
Attese sperando che qualcuno aprisse dopo pochi minuti si accorse che la porticina era aperta, lentamente si avvicinò con timore entrò guardandosi intorno cautamente non vide nessuno, solo una lampadina illuminata pendeva dal soffitto
disse con la voce rotta dalla paura..." C’è nessuno? "
Solo silenzio, camminò lentamente guardando ogni cosa, sotto dove pendeva la lampadina accesa c’ era un tavolo di marmo bianco, le pareti erano grigie con la tintura scrostata dal tempo, avanzò con il cuore palpitante, c’ era un mobile di legno tarlato con dentro dei strani oggetti sembravano ferri, uncini, forbici, bisturi, seghette, coltelli di ogni forma più grandi
Medi, piccoli, altri contenitori di forme strane, vasi, vasetti, con dentro qualcosa. Il panico l’ assalì prese a correre per uscire più in fretta possibile da quel posto orrendo, urtò contro un cassetto di un mobile questo si aprì, vide tantissime siringhe con aghi acuminati, il terrore corse su tutto il suo corpo cercò l’ uscita disperatamente mentre il suo cuore palpitava sempre di più a tratti sembrava fermarsi, poi riprendeva a battere furiosamente, i peli della pelle erano irti il cervello in uno stato catatonico, le pupille dilatate per vedere la via di uscita. Con il sangue gelato nelle vene, trovò la porta di uscita ma...
Un brivido freddo scivolò lungo la sua schiena, si accorse che quella porta era chiusa a chiave con un grosso catenaccio.
Linda restò di sasso, si sentì in trappola in mano a un maniaco assassino, vide la sua fine vicina. Desiderava con tutte le sue forse urlare chiedere aiuto ma cercò di restare muta, se avesse urlato chissà cosa sarebbe potuto accadere.
La lampadina oscillava vistosamente, la luce balzava da un lato all’ altro della stanza creando bagliori e ombre sinistre, si nascose in un angolo pregando Dio che quel mostro non uscisse fuori, improvvisamente la luce si spense, il buio totale l’ avvolse
Tremò, attaccata a quella parete cercò di non respirare ferma immobile come una statua, con le pupille dilatate nell’ oscurità con le orecchie tese per percepire ogni piccolo rumore, non sentì nulla solo il suo cuore smarrito non la smetteva di battere furiosamente, passò del tempo che per lei fù infinito udì un rumore come di un passo strisciato che avanzava, una voce roca disse..”.Dove sei?" Vuoi giocare a nascondino, allora giochiamo, vedrai che ti trovo.” Il momento fu spaventoso per lei, il sangue salì e scese dal suo cuore come un tuffo in una piscina, pens..".Si stà avvicinando la mia fine." I passi si avvicinavano sempre più, lei si senti in trappola non poté fuggire, due mani le strinsero il collo, provò a urlare ma non ci riuscì troppa era la stretta, si sentì portare via cercò di non svenire era inerte, lei così piccola delicata in balia di un mostro forte che poteva fare? Si sentì sollevare sopra qualcosa di freddo e duro, si adesso ricordò il tavolo di marmo con la lampadina sopra, sdraiata legata gambe e braccia, la testa ferma forse una cinghia non si poté muovere nell’ oscurità profonda persa nell’ angoscia, cercò di divincolarsi ma era inutile urlò con tutte il suo fiato, aiuto. La voce roca le disse..." E’ inutile che urli nessuno quì ti potrà sentire stai tranquilla presto tutto finirà, fai silenzio altrimenti ti imbavaglierò."Linda non urlò più restò muta nella mani di quell’ essere orrendo. La luce fievole di quella lampadina si accese, aveva gli occhi offuscati dalle lacrime, l’ alone bluastro della lampadina emanava intorno desolazione infinita, Linda vide scorrere nel suo cervello frammenti belli della sua vita, i visi dei suoi genitori che non rivedrà mai più.
Il mostro si allontanò da lei con i suoi passi striscianti respiro’ intensamente, un odore acre arrivò nelle narici del suo naso
così intenso nauseabondo che quasi le venne da dare di stomaco. Pregò in silenzio Dio di non farla morire non era giusto, cosa aveva fatto di male, i suoi pensieri si spensero quando risenti i passi strisciati del mostro che tornavano vicino al tavolo, la luce della lampadina oscillava vide il suo volto tetro gli occhi infossati la testa calva, nelle mani aveva qualcosa cerco’ di mettere a fuoco, quando alzò il braccio vide che aveva nella mano una lunga siringa con un liquido rosso con un ago acuminato, mi divincolai tremai urlai, il mostro scoprì il mio seno," no! Urlai."
Linda era stordita le girava tanto la testa si lamentò si dibbattè nel vortice nero della paura, le sembrò di aver sognato, uscì pian piano dal sonno aprì gli occhi si rese conto che non era un sogno ma la cruda realtà.Ora non vide più il volto tetro del mostro, ma altre facce, altri occhi la osservavano intensamente, nuovamente il terrore s’ impadronì di lei, si domandò chi fossero quelle persone.
Una voce le parlò calma e dolce dicendole... “ Signorina non abbia timore siamo carabinieri, siamo arrivati in tempo è salva.”
Linda pensò che stava ancora sognando non potè credere che fosse tutto vero, “ il mostro disse.”
“ Stia tranquilla lo abbiamo preso, ora non può far male più a nessuno.”
“ Adesso le togliamo le cinghie che la tengono legata.”
“ venga l’ aiutiamo a scendere da questo tavolo.”
“ Grazie disse lei con un filo di voce, questo è un miracolo
pensai di morire.”
“ Quando abbiamo ricevuto la sua chiamata è caduta la linea telefonica ma abbiamo intercettato da dove ci chiamava, siamo giunti proprio qui dove c’è la sua macchina, c’ era anche il cellulare e questa casa, siamo entrati sfondando la porta di entrata proprio nel momento che quel mostro si accingeva a fare altro, è stato ferito altri colleghi lo hanno portato via, abbiamo aspettato il suo risveglio cercando di non metterle ancora altra paura.”
"Venga signorina, come si chiama?"
"Mi chiamo Linda."
"Andiamo alla centrale così berrà anche una buona camomilla dopo tutto quello che ha passato le farà bene."
“ Sà Linda era da tanto che lo cercavamo, si faceva chiamare il chirurgo, lei è stata fortunata, molte altre donne sono state uccise con atroci sevizie.”
“ Su beva la camomilla.”
“ Grazie a voi, siete stati degli angeli”
“ No a lei, che ha fatto quella telefonata, il mostro è stato preso per merito suo.”