Sentiva la bile risalirle in gola, quel pugno così forte l’ aveva lasciata senza respiro. Aveva il terrore negli occhi e la bocca piena di sangue che a rivoli le scendeva dalle labbra gonfie e tumefatte. L’ aveva trascinata per i capelli per tutto il pavimento di casa, facendola rotolare e sbattere alle pareti di ogni stanza. Lei, per cercare di fermarsi, con le mani si aggrappava disperatamente a qualsiasi oggetto incontrava, ma la forza di lui era inumana e crudele.
Le unghie si erano spezzate ed aveva le gambe molli e piene di lividi per i calci ricevuti senza alcuna pietà. L’ uomo, non soddisfatto le era saltato sopra con i piedi, schiacciandola come si fa con un verme.
Quanto tempo era passato?
Forse un secondo, un minuto, delle ore; il tempo sembrava essersi fermato, la vita si era fermata e mentre continuava a pestarla a sangue, lei chiuse gli occhi per non guardare quel volto trasfigurato dalla follia omicida. Pensò che la colpa fosse sua, forse l’ aveva provocato, forse non aveva fatto tutto quello che doveva, forse si meritava tutto ciò, lei insignificante, non bella, debole… in che cosa aveva sbagliato?
Nell’ essersi annientata come persona e soprattutto come donna. Donna, amica, sorella, moglie, amante…
Improvvisamente l’ uomo si fermò, alzò lo sguardo stupito, suo figlio era lì, impietrito e con tanta rabbia gli stava puntando il fucile da caccia.
Gli occhi del ragazzo increduli e terrorizzati lo fissavano mentre continuava a puntargli l’ arma. A quel punto il padre gli intimò urlando di buttare giù il fucile, ma era troppo tardi, il colpo arrivò in pieno petto ed il sangue schizzò dappertutto anche su di lei.
Le pareti si macchiarono di rosso, poi l’ uomo girò gli occhi sulla donna e gli cadde addosso con tutto il suo peso.
Immobilizzata da quel corpo che la inchiodava per terra anche da morto, le sue narici furono invase dell’ odore anche del suo sangue. Fu a quel punto che si accorse che qualcuno stava suonava incessantemente alla porta, gridava il suo nome, ma lei non capiva chi fosse. La sua mente era incapace di pensare, poi il ragazzo, che era rimasto paralizzato a guardare ciò che restava della sua famiglia, fece scivolare il fucile per terra ed aprì la porta. Sentì delle urla di disperazione, qualcuno le spostò il corpo del marito. Lei stranamente non avvertiva più alcun dolore, smembrata nel corpo e nell’ anima, avvertiva solo una sensazione di libertà, di leggerezza. All’ improvviso si materializzarono delle immagini, udì delle voci che ridevano felici, si rivide con il suo abito bianco ed in mano il bouquet di rose bianche, rose d’ inverno, accanto a quell’ uomo bello, solare che le sorrideva, le stringeva la mano e guardandola negli occhi: le prometteva amore, rispetto, protezione, già… ma chi l’ avrebbe protetta da lui…
Sposando l’ uomo che aveva sempre desiderato, si era sentita una regina in quel giorno di festa, un sogno che si era realizzato.
Improvvisamente si fece tutto buio ed un freddo intenso l’ attraversò in ogni sua piccola fibra, le rose del bouquet si sfogliarono e cadendo per terra si tinsero di rosso.