Ciao mamma,
Ti scrivo per un fatto mio personale, tranquilla, non ci perderai il sonno.
Non mi renderà la giornata più leggera o la notte serena, nè mi restituirà le lacrime versate, ma sarà un tocca sana per il mio orgoglio.
Ho saputo della condizione di tuo marito, tramite la zia.
Dopo i troppi rancori, litigi e urla prendere la porta di casa è stato d’obbligo, era una condizione irreversibile.
Non mi aspetto che questa lettera possa servire a scusarti delle mancanze dell’ultimo periodo.
Non ci tengo particolarmente e se devo essere sincera e totalmente schietta non me ne frega nulla.
Quando riconoscerai la scrittura, la getterai direttamente nel secchio della spazzatura, tanto quando mai ti è importato di me? Potevi telefonare, scrivere o mandare un telegramma, anche per chiedere come stavo.
Se avevo bisogno, se fossi ancora viva, ma non hai fatto nulla...
Avete scelto di ignorarmi entrambi, di credere che non esistessi..... in fin dei conti non ero altro che vostra figlia....
Non prenderò il primo treno o mi metterò in auto, fare mille e passa chilometri per rivivere i patemi d’animo, che mi sono costati una psicoanalisi lunga, complessa e dolorosa.
Ferite invisibili, ma indelebili.
Non ho più voglia di sentirmi sotto processo, ogni qual volta che la pensavo diversamente dal vostro assurdo modus vivendi.
Stufa, stanca e satura di essere calpestata.
Agli inizi quando ho appreso della malattia ho goduto, ho riso, ho festeggiato.
Fossi stata una pelle rossa, avrei danzato intorno al fuoco urlando come un demonio....poi mi sono ubricata, scordandomi pure come mi chiamavo, la mattina il mal di testa, mi ha fatto tornare sobria.
Per la prima notte, dopo anni, non ho dovuto prendere sonniferi.....
Si avvicina il Natale e sarà l’ultimo per tuo marito....
Lo passerà in verticale a guardare fuori di finestra e sputare veleno sui vicini e passanti... seduto a novanta gradi o semi disteso a letto, mentre ti urla "puttana portami da mangiare" o "vecchia zoccola dammi da bere".
Quando mi picchiava con il bastone o mi tirava i piatti, tu non hai mai mosso un dito, nemmeno quando mi ruppe la clavicola.....
Rallegrati mamma, ti resterà il ricordo di urla, offese e turpiloqui, racchiusi in un’urna di ottone brunito.
Rallegrati e gioisci, potrebbe essere l’ultimo Natale anche per te.
Quando ti batterai il petto durante la Santa Messa proverai un minimo rimorso, un po’ di vergogna?
Io la provo sai, provo vergogna per essere stata tua figlia.
Spero di non vederti più.
Pamela