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Ultimo giorno La sento. Sta solo fingendo, ma mi osserva. Finge di dormire ancora, ma io so che non è vero. Aspetta solo che mi volti, che mi rivolga a lei. Aspetta che le auguri buongiorno. Forse che la baci. Illusa! Mi crede così ingenuo. Ma io non sono affatto ingenuo e ho capito tutto. Delle sue trame combinate assieme ad altri. Con tutta quella gente, le cose, gli oggetti, anche di questa casa. Hanno tramato alle mie spalle. Vorrebbero trasformarmi come piacerebbe a loro, a lei, ai miei colleghi, ai passanti, agli alberi, alle strade, alla mia radio. Anche al quadro che sta in sala. No. Non ci riusciranno e io non mi volterò. Fingerò di dormire e osserverò attraverso i vetri questa città che è così cambiata. Primo giorno Che strana atmosfera. Sembra di vivere al posto di un altro. C’è qualcosa che mi sfugge. Non so cosa. Questa radio che stenta ad avviarsi. Proprio come quella che avevamo in casa quando ero un bambino. Ricordo ancora adesso quella grande radio a valvole. Si girava la manopola e solo dopo un po’ di tempo si poteva sentire un fruscio che lentamente si trasformava in musica o in voce. Questa radio pare che della modernità abbia mantenuto solo la sembianza, mentre la sua anima è vecchia. Secondo giorno Insolita giornata quella di ieri così come la notte scorsa. Il viale degli ippocastani sembrava più povero di gente, più ricco di foglie e di uccelli che ormai da molto tempo sono scomparsi. In ufficio la gente vestiva abiti… come dire? Non alla moda? Logori? Non so, non ci ho badato più di tanto. Poi, in bagno, guardandomi allo specchio ho notato che neppure i miei erano quelli che sono solito indossare. Tornando a casa osservavo tutto con più attenzione. Non ho notato nulla di nuovo. Tutto mi appariva vecchio. Antico. Terzo giorno Ho dormito male. Forse per colpa della cena. Non so. Questa notte mi sono alzato diverse volte per andare a bere un po’ d’ acqua. Al buio la casa sembrava più spoglia, eppure non ho cambiato nulla. Tornato a letto e voltatomi come al solito sul lato sinistro, ho incominciato a sentire alle mie spalle una presenza. Potrei dire che sembrava una presenza umana, ma non ne sono del tutto certo. Stava proprio alle mie spalle, nel mio letto, ed emetteva come un sibilo, un rumore leggero ma insistente e fastidioso. Avrei voluto voltarmi per vedere, zittirlo, cacciarlo, ma ogni mio sforzo risultava inutile perché ero completamente immobile. Allora ho cercato di imprecare, di urlare contro quel fastidio, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono. Quarto giorno Ne sono ormai certo. Vogliono farmi credere pazzo, ma non ci riusciranno. Anche questa notte sono entrati nella mia casa. Lo so, ne ho le prove. Il quadro, quello nell’ ingresso che riproduce un paesino di montagna con una donna al centro che solleva l’ acqua dal pozzo, ecco, proprio quel quadro è stato ritoccato. Adesso alle spalle della donna c’è un uomo e l’ olio è ancora fresco. La fuliggine sulla parete della cucina è un evidente segno della loro intrusione. Hanno bruciato, cucinato, ma cosa? Ecco, proprio in questo momento posso sentire il vociare e i passi di bambini al piano di sopra. La voce di una donna che li chiama. Ma al piano di sopra non vi abita nessuno ormai da molti anni. Quinto giorno C’è una donna, la sento. È lei, solo lei che manovra persone, cose e oggetti. Ne ho avuto la conferma solo oggi. È una donna che mi conosce e che io conosco. Ma non so chi sia, e forse neppure lei sa nulla di me. Tutto sta cambiando velocemente. Oggi al lavoro non c’ erano macchine né elettricità, allora abbiamo fatto tutti i nostri conti a mano, con carta e penna e al lume di candela. Tornando a casa osservavo le donne nei loro strani vestiti. Vestiti larghi, lunghi. Cercavo un viso, ma inutilmente. Sono entrato in casa facendo tutti i cinque piani a piedi. L’ ascensore non c’ era più. Sesto giorno Oggi non andrò al lavoro. E poi dove? E per fare cosa? Oggi andrò al porto. Osserverò i velieri, poi, tornerò a casa e andrò a dormire. Dormo. Settimo e ultimo giorno Fingo di dormire mentre osservo attraverso i vetri questa città che è così cambiata. Fingo di dormire e mi riaddormento. Sento la stessa presenza, quella di sempre. Sicuramente umana. Ancora lo stesso sibilo. Vorrei voltarmi per scoprire chi sia. Ci riesco e vedo una donna che dorme nel mio letto. La osservo a lungo. “ Chi sarà?” mi domando. Eppure la conosco. Di lei so ormai tutto e non so niente. Da sempre. Ecco che apre gli occhi. Mi guarda. Continua a guardarmi e non dice niente. Sembra pensierosa, come spaventata. Neppure io so cosa dire. Adesso le sue labbra si stanno muovendo, molto lentamente. Mi sorride e dice “ Buongiorno amore mio” “ Buongiorno amore mio”
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