Una mattina d'autunno, entrò nel bar Soldato.
Braccio destro alzato per salutare e timido sorriso.
Non era fascista o filo nazista, ma solo tanto tanto assonnato.
A stento riusciva a mettere più di due parole in fila. "Cappuccino e pezzo dolce".
Un tipo strano, sembrava una caricatura.
Non usava clichè tipo: " come stai, che tempo fa e come va".
Chiedeva per un motivo, non per riempire i silenzi.
Tutte le volte gli portavo al tavolo la sua ordinazione e mi siedevo con lui.
Il bar era deserto, non dovevo fare nulla e potevo anche prendermi pausa, mi piaceva farci due chiacchere.
Era buffo ed intrigante. Solitario per scelta, non per paura delle persone o per mancanza di argomenti, anzi.
Un mix di ironia, follia e cinismo che in certe situazioni poteva far scatenare risate a crepapelle.
Suscitava tenerezza, alle volte.
Non gli piacevano le convenzioni nè le frasi di circostanza.
Era il classico tranquillo.
Rispettoso ed educato, ma come gran parte delle persone tranquille non voleva rotture di scatole.
Volontario nella Caritas del paese, bravo scrittore, eccellente fotografo. Si prese il soprannome di Soldato perchè vestiva quasi sempre con mimetica e anfibi.
Un volta lo vidi pure in camicia, ma pensai di avere avuto un colpo di calore.
Spesso veniva pure la sera, era di casa, tutti lo conoscevano.
La maggior parte dei ragazzi tracannavano mojito come zigulì.
Lui chiedeva un succo di frutta, una spremuta o una cocacola con scorza di limone. Mai un alcolico.
Prendeva la sua consumazione per guastarselo lontano dalla confusione. Il gestore gli aveva riservato un tavolino nella parte più appartata del cortile interno, vicino ad una fontanella che veniva accesa apposta per lui. Gli piaceva il rumore dell'acqua.
Con chirurgica precisione come se fosse fatto di vento evitava ogni gomitata o pestone.
L'altezza di quasi due metri e la forma fine erano d'aiuto.
Una sera d'estate il locale era il tutto esaurito.
Un ragazzotto non del posto, ma dalla lingua lunga, preso dai fumi dell'alcool e fomentato dal guppo, per apparire brillante, gli si piazzò davanti.
Gesticolando come un vigile strafatto di anfetamine urtò il braccio di Soldato e la spremuta cadde per terra.
Un rumore trascurabile, come uno starnuto mentre passa il treno.
Stranamente in quell'occasione sembrava fosse caduto un meteorite in pieno centro.
Il bar si azzittì.
Tutti sapevano " Mai dare noia a Soldato" .
Il brusio tacque, tranne il ragazzo che rideva fin troppo rumorosamente.
Il gigante in mimetica girò i tacchi e tornò al bancone.
Nel mezzo della folla si sentiva bisbigliare " Vai, ora lo manda orizzontale".
Poggiò i gomiti sul bancone chiedendomi un'altra spremuta dicendomi: " Tranquilla, non ne vale la pena. Se accade qualcosa, accadrà fuori"." Chiama un'ambulanza, sia mai che qualcuno si faccia male.".
Gli versai la spremuta tremando come una lavatrice durante la centrifuga.
Mi prese la mano e mi fece l'occhiolino.
Pregavo qualche santo di far finire tutto in breve tempo.
Mi dette il cellulare e l'ipod, poggiò il giaccone sullo sgabello.
Si voltò di scatto balzando davanti al ragazzo brillo.
Una spintina leggera ed uno sgambetto tipo Francesina e finirono fuori. Dal bancone vedevo male, fra la folla, il buio e la mia statura.
La curiosità e l'ansia aumentavano.
Nemmeno il tempo di vedere che cellulare avesse, eccolo di ritorno.
Si rimise il giaccone, si sedette e come se nulla fosse cominciò a sorseggiare la sua spremuta.
Un timido applauso dei presenti sciolse la pressione.
Il gruppo di avventori si disperse come tante pecorelle.
Dal retrobottega uscì il gestore, forse incuriosito dall'applauso.
Il suo stupore era tangibile, non sapeva se mettersi a ridere o applaudire pure lui, ma doveva restare flemmatico.
" Sol, grazie per non avermi distrutto il locale, la spremuta si offre noi.
Soldato annuì ringraziando, ma alla fine ne pagò due.
Ecco cosa mi piaceva di lui, onesto e corretto.
Mi prese la mano. Un tuffo al cuore. "Cellulare e Ipod per favore".
Ci vediamo domattina Polly".
Salutò, scivolando fra la folla, come se niente fosse accaduto, incontro alla notte che prendeva vita.
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