Che poi colpa, beh parliamone.
Me ne stavo bello comodo e disteso sotto un albero a farmi gli affari miei a godermi il giorno di pausa.
Parole crociate, musica e relax, quando vidi un cane correre come il vento. Non mi stupii più di tanto, qui è abbastanza naturale vedere i cani senza guinzaglio.
Stavo quasi per chiudere gli occhi e tornare a perdermi nelle note, quando notai due ragazzi armati di bastoni e pietre dirigersi a passo svelto alla volta del cane.
Di solito sono un tipo razionale, non mi faccio guidare dall'emotività, divento passionale in certi casi ovviamente.
Evito quasi sempre le situazioni scomode o quelle che possono recarmi danno, ma in quell'occasione mi alzai di scatto come una molla.
Non mi curai più di tanto delle cose che avevo lasciato sotto l'albero.
Infilai la maglia e mi diressi di gran passo verso l'interno del parco.
Ero in ansia, temevo che quella situazione potesse finire in peggio....
Vidi la scena.
Sentivo la cattiveria di quei bastardi.
Vidi i sassi colpire l'animale, i guaiti di dolore mi dettero una sensazione di nausea e rabbia crescente.
L'animale era inerme, prostrato, arreso.
Un'altra pietra lanciata.....nessun guaito.
Chiusi gli occhi un istante, un solo grande respiro e così di impeto, come un onda di maestrale esplosi la mia rabbia su quei due, senza chiedermi nulla.
Una rabbia mirata, perentoria, incontenibile.
Il bastone che prima brandivano con tanta veemenza, si frantumò sulla testa di uno dei due.
Rumore sordo, cadde come un sacco di carbone.
L'altro non si rese conto, non si aspettava.
Vide il suo amico disteso per terra dolorante, incosciente, ma non capiva perchè.
Si voltò verso la mia persona, aveva negli occhi un misto di paura e sconcerto.
Tentò di colpirmi con una pietrà, tentò.....
Non mi ricordo bene tutta quanta la vicenda, ma ricordo del sangue sulla maglia e tre denti saltare come pop corn.
Mi avvicinai piano verso quel cane, respirava piano.
Ferite sulla schiena, pietre insanguinate, brutti tagli anche sul muso.
Tremava come una luce di candela.
Speravo e pregavo di poter fare qualcosa.
Mi tolsi la maglia, lo avvolsi e non so nemmeno perchè, lo presi in braccio come meglio potevo.
Avevo la vista annebbiata, ero lucido, ma sotto choc.
Tornai al mio albero.
Adagiai il cane sopra il plaid. Sembrava vigile, ogni tanto guaiva.
Versai un po di acqua sulla bocca.
Presi il cellulare, mi tremavano le mani, riuscii a chiamare il mio amico veterinario: "Ale, son Bio, vieni in Villa Fabbricotti lato sud, porta la borsa c'è un cane ferito gravemente".
Quei minuti non passavano mai. Posai la mano sul petto del cane, il cuore batteva. Il mio stava per scoppiare.
Scartai una caramella.
Lo zucchero mi dette un po' di tono. Ripetevo le cose come un giradischi rotto.
Mi sentii chiamare, ma ero rimasto senza voce.
Dopo divenne tutto nero.
Mi risvegliai sopra il divanetto del veterinario, confuso e stordito.
Il cane era stazionario.
Avrebbe avuto una convalescenza lunga, ma era vivo.
Io?
Io devo scontare un'accusa di lesioni aggravate, percosse e circa trecento ore di servizi sociali, più una multa salata, ma non me ne frega nulla.
Lo rifarei un'altra volta.
Preferisco finire in galera e pagare, che avere il rimorso di non aver fatto nulla, quando potevo.
Fra pochi mesi, spero, potrò riabbracciare " Piuma".
Ho guadagnato un po' d'inferno, per salvare un angelo.
Va bene cosi.