Mi regalai la vista di un tramonto sospetto allo sguardo della tempesta appena passata.
Nei silenzi avversi di un correre nel tempo, crebbe invero la magia dello scrivere il mare tra le righe.
Non osai scommettere alle ore crescenti di un vivere.
Quello che cercavo era serenità dietro una bolla di ossigeno che era diventata una cosa irrefrenabile.
Mi accoccolai al momento della resa, ogni cosa sembrava ricordare quel periodo di tristezza che aveva tracciato curve a velocità sostenuta.
Il vento ricordava la risposta al cadere in un minuto tra le onde del vivere e assaporare le malinconie troppo spesso avute.
Le righe del mare, colori accesi di un divenire nel mondo tra parole e gesti che non ebbero alquanto parlare.
La vita, sì, la vita si annidava di pensieri che ne facevano storica la certezza del fingere.
E parlando alla sabbia, ascesa del sentire amorfo, ne sentì il dolore quando, tra le conchiglie di un sogno, potei lasciarmi dietro il tempo.
Lo sguardo attento e osservatore fluiva tra le onde del respiro, a volte sospeso tra realtà e sogno, e immagini di poesia lasciavano cadere le mie parole al suono e ritmo del cuore.
Non cercai di cambiare il movimento dell'essere perché del proprio fare siamo tutti d'accordo a cosa si fa, e non si può vedere al di là delle cose, i propri sogni.
Tramonto del sole, negli istanti di un fare troppo affaccendato ne lasciava i pensieri a vagare per conto proprio.
Immersa nei meandri, quella luce che ne cercava la porta, restava chiusa al dire.
E quelle scene di mestizia che ripercorrevano le strade, spazi chiusi ai bordi del niente, lasciavano i segreti accantonati dietro un paravento della vita.
Frantumavano i colori, le sere solitarie al guardare di una luna eterea, quasi come a parlar di sentieri e vie da dimenticare fosse stato un massacro di ore nell'immensa realtà dell'esistenza.
Povero era il sorriso acceso su un viso senza luce, e quel mare....
righe di pensieri lasciavano onde...
amore e fantasia dietro un ostacolo... La Paura.