T. viveva in un imprecisato angolo del mondo, uno dei tanti in cui si parla inglese, a una ventina di miglia dalla cittadina di Prince's hamlet.
Non aveva mai avuto rapporti con gli abitanti di quel paese della contea di Workland, tranne in qualche rara occasione in cui aveva potuto notare la loro eccentricità e la loro apparente furbizia, che in realtà era una forma diversa di stupidità.
Per esempio, da giovane aveva assistito più volte, alla stazione delle corriere dalla quale partiva anche il suo autobus, a una scenetta di una comicità quasi demenziale: i viaggiatori diretti a Prince's hamlet, all'arrivo del loro mezzo, per conquistare un posto a sedere si accalcavano davanti alla porta del pullman appena aperta, con il risultato che, spingendosi l'uno contro l'altro, dopo qualche minuto non era entrato ancora nessuno (e magari i posti erano sufficienti per tutti, anche per l'ultimo della coda) .
All'Università, T. chiacchierò per cinque minuti con uno studente di quel paese, non più tanto giovane perché ripetutamente bocciato agli esami: si ostinava a ripetere tutto, anche la mattina dell'esame, su enormi libroni di testo, anziché affidarsi a più agili appunti (forse perché non li sapeva nemmeno prendere, gli appunti) .
Un vicino di casa di T., per la sua attività di commerciante in pellami, era costretto, ogni tanto, a recarsi a Prince's hamlet, e una volta gli raccontò uno spiacevole episodio: pioveva e, con la sua auto, aveva casualmente schizzato la gonna di una donna del luogo, senza accorgersene, ed era sceso poco dopo dalla macchina per andare a vendere i suoi articoli a un negoziante; se non fosse stato per l'intervento di costui, alcuni loschi figuri lo avrebbero probabilmente ucciso, perché quella donna schizzata era parente di uno dei tantissimi boss malavitosi del luogo!
T. si era soffermato una volta, a una mostra di libri, una mezz'oretta su un volume dedicato alla storia della cittadina, ed era rimasto colpito leggendo che, nei secoli passati, Prince's hamlet era stato popolato, per ordine dei re di New City, in due riprese da galeotti (quelli che preferivano lavorare i campi anziché marcire in prigione) e da zingari (che i cittadini di New City non sopportavano più) . T. non aveva nessun pregiudizio contro questi due gruppi sociali (quasi ognuno - pensò -, se si riflette bene, ha avuto qualche lontano parente in prigione, e poi i galeotti hanno fondato belle civiltà, come in Australia; e gli zingari, oltre al loro pittoresco modo di vivere, al massimo rubacchiano qualcosa), ma immaginò che gli eredi dell'unione di codeste due popolazioni avrebbero potuto produrre col tempo un risultato sconvolgente, data la propensione di entrambi i gruppi a non tenere conto del modo di vivere della maggioranza delle persone e a non rispettare le leggi dello Stato.
Il tempo passò, e T. non si occupò più di Prince's hamlet, né se ne preoccupò (in fin dei conti, per stare tranquilli, bastava non andarci!) : sapeva soltanto che lì la malavita organizzata era molto forte, ma che ripugnava lo spaccio della droga, perché i boss dei clan locali si vantavano di salvaguardare la salute dei giovani.
Rimase perciò alquanto sbalordito quando seppe che quei clan avevano seppellito sotto terra un'infinità di rifiuti tossici molto dannosi, inquinando irrimediabilmente le falde acquifere. Altro che la salvaguardia della salute dei giovani! Quei personaggi avevano messo a repentaglio la salute non solo dei giovani, ma di tutti, vecchi, adulti e bambini, compresa, in primo luogo, la loro!
T. allora si ricordò di quegli episodi alquanto marginali di molto tempo prima, e dedusse che, quando la furbizia è slegata dalla lungimiranza e dalla cultura (la contea di Workland è stata per vari anni all'ultimo posto, per letture di giornali e di libri, nelle classifiche della nazione di cui fa parte), i risultati, a lungo andare, non possono che essere del tutto nocivi e lesivi della buona fede (e della superficialità) del resto della popolazione.