Da Placa de Catalunya, dove platani ombrosi si accompagnano a curati giardini arricchiti da fontane e numerosi e moderni gruppi scultorei, contornata da imponenti edifici che costudiscono discretamente i segreti di importanti Istituti Bancari, si raggiungono le Ramblas. In tempi lontani, sul lato occidentale delle mura datate XIII secolo e poi demolite, scorreva un torrente.
Il salotto di Barcellona lo trovate qui, dove oggi si incontrano più stranieri che catalani. Dove la vita scorre sia di giorno che di notte fra canti di uccellini, innumerevoli fiori e artisti di strada che si esibiscono per poco o niente in piccoli gruppi o da soli, e ognuno esprime a suo modo la voglia di musica, la più contrastante, la sua teatralità,rimettendosi alla bontà dei passanti.
Le Ramblas nei suoi tre tratti con diverse nomenclature attraggono irresistibilmente il turista più che il catalano. Le opere d’ arte, espresse in palazzi e teatri come il Liceu, storico ed antico sancta Sanctorum di cantanti non solo spagnoli. Distrutto da un incendio negli anni 90 e ricostruito a tempo di record.. Uno dei più bei teatri d’ Europa che io, amante della lirica e vissuta alla sua ombra, ho percorso con un certo batticuore per la leggendaria atmosfera che vi si respira. Ma certo pure perché quel palcoscenico ospitò mio cognato durante numerose tourné e.
Le Ramblas con i suoi lampioni creati da un Gaudì ancora giovanissimo e la residenza dei Guell anche questa uscita dalla fertile mente di Gaudì.
Il suo mercato della Boquerì a con la sua profusione di profumi e colori. I banchi di pescado che sono opere d’ arte e dove ci misi più di mezz’ ora per scegliere dei gambas che erano un’ ode al dio del mare.
Il Museo delle Cere sulla sinistra scendendo verso la Placa de la Porta della Pau a due passi dal Porto con sulla destra l’ imponente edificio dell’ Arsenal e la passeggiata che dal mare fa da cornice al Parco sulla collina Montjuì c. Ricordo che la salimmo a piedi presi dalla bellezza di scoprire ad ogni curva un nuovo scorcio sul porto dove, tra l’ altro si trova anche la riproduzione fedele della Santa Maria di Cristobal Columbos fino al Museo Mirò.
Eccomi arrivata dove volevo: al monumento del nostro italianissimo genovese Cristoforo. Se i Re Cattolici e specialmente Isabella, non avessero molto intelligentemente intravisto nella pazza impresa (per quei tempi senz’ altro) del nostro connazionale una speranza per arricchire il regno castigliano di nuovi tesori e terre, il povero Cristoforo Colombo, dopo aver invano bussato alle porte di casa sua, non avrebbe versato nelle casse spagnole un tesoro immenso fatto di nuove terre da incamerare, tesori aurei e una infinita riserva di schiavi.
Esso si erge alto e snello su un piedistallo dove in bassorilievo sono incisi i più salienti episodi legati alla sua avventura nel Nuovo Mondo. Il suo sguardo spazia lontano verso quel mare che ha segnato tutta la sua vita. Quel mare che sfidò e vinse. Quella gloria che lo accolse tardi, a volte contestata e che fu postuma.
Grazie Barcellona per questo indistruttibile riconoscimento anche se si chiama Cristobal. Noi, suoi concittadini, allora fummo ciechi e sordi.
Peccato che (come quasi tutti i colonizzatori), avete ucciso, depredato e schiavizzato tanti popoli per la sola disgrazia di essere gli abitanti di terre ricche e sfruttabili.
Ma la storia purtroppo si ripete sempre….
La vera natura dei barcellonesi catalani è oltremodo borghese, mentre Madrid rimane attratta dalla natura europea di Barcellona, essi guardano alla capitale con un senso di rispetto e di dispetto.
La vera natura dei catalani vi verrà svelata solo nell’ intimità delle loro case. Se si ha la fortuna di essere invitati a far parte del loro cerchio, allora vi si riveleranno tutte le contraddizioni che hanno fatto grande questo popolo. La loro passione per i cibi tradizionali, la leggerezza delle conversazioni argute. La disponibilità mentale e la cortesia.
Tolta la corazza di probi uomini d’ affari, di lavoratori rivolti solo alla parte materiale della vita, si scoprirà che il catalano è gentile, allegro, arguto, pieno di fantasia, ma….terribilmente borghese.
Da una parte ha profuso capitali per far costruire opere d’ arte uniche da Gaudì e innumerevoli geni dell’ architettura. Dall’ altra ha curato meticolosamente i sogni borghesi di espansione commerciale.
Ma i catalani hanno sempre quella marcia in più che li distingue: Ricasso, Mirò, lo stesso Gaudì così arabeggiante. E non dimentichiamoci di Salvador Dalì. Più mi sono avvicinata alle loro opere e più ho avuto la strana sensazione che in qualche modo, questi geni del modernismo, spesso si prendessero gioco dei propri simili.
Ammetto, tra le arti figurative preferisco un Velasquez, un Goya. Forse non ho la fantasia necessaria per diventare una fans di un Mirò, un Dalì o un Picasso . Anche se quest’ ultimo non è catalano di nascita, ma per scelta caratteriale ed artistica.
Mi perdonino gli estimatori, ma la mia è una piccola e personalissima voce, che certamente non può in qualcun modo influenzare la riconosciuta grandezza di questi pittori entrati prepotentemente nella storia delle arti figurative moderne.
Rivivo da allora Barcellona con gli occhi della mente e del cuore poiché fu la meravigliosa porta che ci introdusse nell’ assolata Spagna che generosamente schiude a chi la sa vedere e vivere tesori naturali e storici di grande bellezza e rilevanza. La scoprimmo in vari vagabondaggi negli anni col nostro fedele camper. Dormimmo lungo strade solitarie e campeggi attrezzatissimi. Ascoltammo i racconti che ci sussurravano antiche rovine nelle quasi desertiche e pietrose campagne dell’ Estremadura, le voci dei suoi palazzi moreschi e i silenzi di patii segreti. La gentilezza dei suoi abitanti sempre pronti al dialogo.
E se potessi ci tornerei.