La piazza del mercato era invasa dal sole, lo sentiva quasi bruciarle gli occhi, accecati dal riverbero, il cielo era di un blu intenso, meraviglioso come solo i cieli invernali di Kabul sapevano essere. Il vociare della piazza la stordiva, le avevano tolto il cappuccio dalla testa e faticava a distinguere i volti che la circondavano. Strinse più volte i suoi occhi grandi, neri, liquidi, cercava tra la folla solo uno sguardo, un viso, degli occhi blu come quel cielo. Qualcuno stava parlando a voce alta, si era fatto improvvisamente silenzio, lacrime calde le scendevano sulle guance, aveva freddo ed aveva paura, aveva solo vent'anni e non voleva morire.
Si guardò ancora una volta intorno, atterrita ed attenta e ogni volta che fissava i suoi occhi in quelli di qualcuno della folla questi abbassava lo sguardo, eppure erano tutti lì e tra la folla c'erano anche i colori sgargianti dei burqua sotto i quali immaginava i volti e gli sguardi di altre donne, donne come lei.
Arrivò improvviso il primo colpo, un dolore sordo sul fianco le spezzò un attimo il respiro, ma non fece più male delle botte che aveva ricevuto la notte delle sue nozze.
Aveva solo tredici anni, era stata data in moglie ad un vasaio, lo aveva visto solo una volta prima, nascosta dietro una tenda ed aveva pensato che fosse tremendamente vecchio, ricordava poco della cerimonia nuziale, lui beveva e man mano che la giornata scorreva le parole si erano fatte più sguaiate, la voce più alta, i gesti più rallentati. Dopo che tutti gli ospiti erano andati via le aveva ordinato di seguirla in camera e l'aveva spogliata, le aveva stretto con forza e poco garbo il piccolo seno con le sue mani grandi e dure e l'aveva buttata sul letto aprendole le gambe, l'aveva sentito mugugnare ed armeggiare, cercare di insinuarsi in lei, grugnire ed imprecare, le pesava addosso, aveva l'alito acido, le faceva male; dopo vari tentativi si era alzato ed aveva cominciato a batterla con un bastone accusandola di essere un'incapace, ma incapace di cosa? Sapeva solo di aver paura, di voler tornare nella sua casa paterna a giocare con i suoi fratellini, di non sapere cosa volesse quell'uomo da lei. L'aveva colpita più volte e, mano a mano che infieriva, aveva notato uno sguardo che si faceva più intenso, gongolante, quello che era accaduto dopo, il dolore, la paura, non lo aveva mai più dimenticato.
Un altro colpo, questa volta la pietra le aveva colpito in pieno il viso, sentiva sulle labbra il sapore ferroso del sangue, un colpo ancora, sulla tempia, le fece scoppiare mille scintille davanti agli occhi, chiuse gli occhi e quando li aprì lui era lì, tra la folla, il capo coperto, i suoi bellissimi occhi blu che la fissavano. Lesse in quello sguardo la rassegnazione, l'orrore, la rabbia. Mantenne il capo fiero, gli occhi aperti anche se le facevano male i colpi inferti, voleva mostrarsi a lui coraggiosa, degna. Degna di quell'amore che era appena sbocciato.
Ricordava ancora la prima volta che lo aveva visto nella bottega di suo marito, e poi a casa sua, invitato a bere un tè, ricordava il suo sguardo incuriosito che cercava di vedere oltre la rete del burqua e poi la volta che era entrato inaspettatamente e lei non aveva il volto coperto, era stato come essere attraversati da un fulmine, uno di quelli di certe notti di tempesta che scuotevano la casa dalle fondamenta e lei si rannicchiava in un angolo, con la testa tra le mani per non sentire il boato. Ma quella volta era stato diverso, il suo cuore impazzito e le guance arrossate, le labbra che non erano riuscite ad emettere nemmeno un suono e poi la fuga, nelle stanze interne. Se l'era ritrovato ovunque, lo incrociava quando andava al mercato accompagnata dalle altre donne, lo aveva visto spesso nella sua casa, poi un giorno era entrato nella piccola stalla dove badava ad un paio di caprette ed aveva chiuso la porta, le aveva accarezzato il viso, con la dolcezza che ricordava delle mani della sua mamma quando era bambina, le aveva messo le mani tra i capelli e le aveva appoggiato dolcemente le labbra sulla bocca, mai avrebbe pensato che un bacio potesse essere così dolce, mai avrebbe pensato che un uomo potesse guardarla con tale tenerezza. Si erano incontrati più volte, lui le aveva promesso di portarla via con sé, in quel grande paese che si chiama America, sarebbero fuggiti attraverso le montagne non appena si fosse sciolta la neve. Ma qualcuno li aveva visti ed aveva avvertito suo marito. Una bastonata l'aveva colpita al ventre mentre usciva dalla stalla, ancora sorridendo al ricordo dei baci recenti, era stata presa per i capelli brutalmente e portata davanti al giudice, poche parole e la condanna: adulterio. Le avevano tagliato i capelli ed ora era lì, in attesa di giustizia.
Ma quale giustizia può condannare l'amore con la morte? E lei non aveva scelto l'uomo con il quale dividere la vita!
Lui le aveva raccontato del suo paese, delle donne che lavoravano e guadagnavano, che guidavano auto, che viaggiavano da sole, che erano libere di innamorarsi, voleva vivere quella vita invece stava morendo.
E lì, in quel momento, erano le donne le più accanite, quelle che lanciavano con più rabbia le pietre.
Un colpo forte al petto, perse il respiro, uno alla fronte, il sangue oramai le offuscava la vista, il dolore era atroce e lei voleva solo che finisse. Lo guardò per l'ultima volta, gli disse addio muovendo appena le labbra, alzò gli occhi al cielo e fissò il sole. Sentiva le pietre che la colpivano ovunque e poi...
luce.
Buio.
Luce.