C’ era un bel sole caldo quella mattina, pensai di uscire e starmene in giro, senza pensare a nulla: una mattina intera solo per me.
E si, era da tanto che non mi capitava neanche di pensarlo, veramente da tanto.
E così feci, uscii di casa, presi la macchina e via.
Lasciai dietro di me un elenco interminabile di cose da fare, impegni non rimandabili, indifferibili si dice, eppure li stavo rimandando, li stavo “ differendo”.
Avevo bisogno di riprendermi un piccolo spazio per calmarmi.
Si, calmarmi in modo naturale, non potevo continuare a vivere una vita di Lexotan no, la vita mi chiedeva un attimo di pace dentro ed io dovevo dargliela.
Dopo circa due ore di macchina senza una meta, un punto d’ arrivo, mi fermai. Mi trovavo nei pressi del Matese. E’ una catena montuosa della mia città: un paradiso.
Spensi l’ auto ed uscii fuori da essa per respirare un poco di aria pura.
Ero solo ed inizia a riflettere, in quel posto il massimo rumore era dato da un vento lieve che accarezzava le foglie degli alberi.
Iniziai a riflettere su quanto siamo assurdi, su come concepiamo l’ esistenza e mi venne in mente una mia vecchia poesia, una poesia di vent’ anni fa che più o meno faceva così:
… E non te spieghi
perché vivere è fatica.
E perché,
questa nostra vita,
la vivi come un funerale
e poi si muore…
Si muore
senza mai aver aperto
la tua porta a Primavera
per ospitarla in te,
la stagione più vera…
Quanto siamo assurdi, inseguiamo il superfluo, spendiamo un sacco d’ energia per correre a lavoro, spesso facciamo “ straordinario” per vivere per comprare, per apparire: un telefonino ultima generazione, un’ auto nuova…
Poi, aprii il cassettino del cruscotto c'erano lì dentro le sigarette di mia moglie, presi una sigaretta e l’ accesi: era da tanto che non fumavo una “ bella sigaretta”… pensai.
E tra un “ tiro” e un altro mi dicevo che la vita non è quella che vivo io, che non si può rimandare sempre a domani il vivere adducendo come motivo l’ inevitabilità delle cose da fare e l’ impossibilità di cambiare il tuo modo di andare avanti nell’ esistenza.
No, è importante vivere oggi e vivere oggi non è assolutamente un discorso complicato anzi, vivere è fare come ho fatto io stamane: semplicemente.
E mentre pensavo a queste cose, mi venivano davanti agli occhi mia moglie, mio figlio e mi dicevo: con loro devo parlare, a loro devo assolutamente dire cosa desidero.
Io, desidero solo un pezzetto di vita a misura, condita con la tenerezza e l’ Amore delle persone care che mi sono intorno.
Desidero pure una casa piccola ed umile fuori dal condominio che è un limite spesso in fatto di libertà: la tua e quella degli altri che abbia un rettangolo di terra da coltivare e dal quale attingere emozioni.
Io, desidero essere preoccupato se il tempo è cattivo, ma non perché non si può andar per negozi a far shopping, ma perché si rovina il raccolto, perdo i miei pomidoro, le zucchine, i fagioli.
E’ tutto qui: un rapporto sereno e semplice con la vita.
Tornare e sentire il profumo del pane che Lei ha fatto con le sue mani, riscaldarsi abbracciati vicino al camino, e lì poi, fare l’ Amore e scoprire ogni giorno di appartenersi, sapere ogni giorno che c’è e che per lei ci sei.
Sempre.
Trascorrere uno spicchio di quest’ arancia che è la vita, con il tuo cane, giocar con lui e farlo semmai insieme a tuo figlio finché lui è con te a vivere.
Si, non voglio più saperne di politica, di scandali, di governi che cadono e di quelli che si rialzano.
Lontano da tutto a respirare quest’ ultimo puntino d’ esistenza.
Ecco cosa desidero.
Lo dirò a loro...
O forse è chiedere troppo?