Finalmente l'estate!
Finalmente poteva venir via dall'umidità, dalla nebbia che ti penetra nelle ossa ed inumidisce i vestiti, dal buio anche di giorno, il sole, solo un debole disco di luce lattescente senza calore.
I colori smorti, ingrigiti, tristi come tristi erano gli occhi che lo guardavano ogni mattina dallo specchio del bagno.
Viveva in una casa fatiscente insieme ad altri come lui, lavorava presso una falegnameria, lavoro duro, senza soste, le mani gelate e rigide, le lame affilate che avevano preteso un tributo di sangue al suo compagno di stanza: il dito indice della sua mano destra.
Il sole della sua terra lo portava sempre nel cuore, la luce accecante, l'erba secca ai bordi delle strade polverose, sua moglie con il corpo di gazzella e la pelle lucida e tesa vestita con abiti dai colori sgargianti, la sua bambina dal viso tondo e dagli occhi grandi che cresceva lontano.
Ma aveva un progetto lui: riuscire a mettere da parte una somma di denaro, oltre a quella che spediva ogni mese a casa, oltre a quella, altissima, dell'affitto di quella stamberga piena di spifferi, oltre a quella che gli serviva per sopravvivere, e con quella cifra acquistare dei macchinari, anche usati, e portarli al suo paese per cominciare un'attività autonoma da falegname.
Non voleva restare più del necessario nella nebbia, nel freddo, nella tristezza e nel rifiuto delle persone del Paese che legalmente lo aveva ospitato.
Le persone, diffidenti, lo giudicavano solo per il colore alabastro della sua pelle, i suoi abiti dimessi, lo sguardo basso per non attirare l'attenzione della polizia che spesso lo sottoponeva a violenti “ controlli”!
La loro era una comunità silenziosa, sì loro, i senegalesi, non si ubriacavano, non schiamazzavano, non si lasciavano inglobare in qualche circolo dove l'illegalità era il pane quotidiano, meno che mai alzavano lo sguardo su una donna bianca!
Volevano solo lavorare, per il giusto compenso ma spesso non era così.
Ma d'estate finalmente partiva, andava in Versilia, al caldo!
Brevi puntate a Firenze a spendere parte del proprio capitale per acquistare borse e cinture e scarpe di grandi marche dalle stesse “ fabbriche” che fornivano anche i negozi del centro.
Era libero imprenditore di se stesso, nessun padrone, tutti i guadagni e tutti i rischi a suo carico.
Ed i rischi erano davvero tanti, che gli sequestrassero la merce e questo gli era già capitato più volte o che non la vendesse.
Girava sulle spiagge assolate con la sua merce esposta, guardava le ricche signore dai costumi costosi, la pelle lucida di olio, l'aria annoiata ed altezzosa quando si avvicinava per piazzare le sue borse.
Dita inanellate, mani dalla pelle macchiata, ventri cadenti.
Ma le acquistavano le sue borse, due o tre a stagione e le indossavano in città ostentandole per originali.
Non gli rivolgevano mai la parola guardandolo negli occhi e questo era una fortuna perché ne avrebbero letto il suo disprezzo.
Non amava il loro aspetto, la pelle seccata dalla lunga esposizione al sole, il loro odore dolciastro come di pollo, coperto da una miriade di profumi alieni, nulla a che vedere con l'odore selvatico di terra e di erba bruciata delle donne del suo paese, della sua magnifica donna dai fianchi forti e dalle natiche sode come meloni succosi.
A volte una di quelle vecchie befane gli aveva sorriso sorniona con i suoi denti falsi, lo aveva invitato a casa la sera affinché “ mostrasse” la sua merce in privato.
“ Entra Daouda, vuoi bere qualcosa con me?” no, affatto, voleva vendere solo le sue borse e tornare nella sua stanza bollente ed asfissiante.
Ad ogni movimento scie di profumo dolcissimo gli provocavano una leggera nausea.
“ Sei bello, Daouda, che fianchi stretti! Che belle spalle ampie, ed allora, cosa ne pensi delle donne italiane? Siamo belle vero? e... non senti il bisogno di avere una donna anche qui? Un po' di calore... un po' di affetto...” un lento avvicinamento da dietro, bracciali tintinnanti, un anello che da solo avrebbe risolto tutti i problemi economici del suo villaggio.
“ Senti che addominali... “ un bacio umido sul collo, il ribrezzo che sale.
“ Sono disposta a venirti incontro, ad aiutarti, a comperare le tue borse... mi sento così sola qui! “ messaggio chiaro.
Le dita con quell'assurdo smalto rosso che sembra sangue gli sganciano la camicia e si insinuano nei pantaloni alla ricerca del suo desiderio che stenta a crescere, lo sfiorano, lo prendono, basta chiudere gli occhi e pensare alla sua donna...
Tre borse vendute ad un prezzo esorbitante, una lauta mancia, la voglia di vomitare.
Ma è stata una buona serata, aggiungerà quel gruzzolo al suo piccolo tesoro. Presto riuscirà a comperare quei macchinari.
Qualunque prezzo, qualunque sacrificio per tornare tra le braccia della sua donna e restarci per sempre.