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Siete convinti come lo sono io nell’ affermare che l’ indulgenza produce insolvenza? A questa domanda rispondo in modo provocatorio ma assolutamente ragionato: dalle insolvenze si generano dissonanze, rancori, abbandoni, contrasti, perché l’ eccessiva giustificazione porta ad evadere le regole del contratto sociale, esaspera i conflitti e le ribellioni; agita le piazze fomentando sempre atteggiamenti individuali a volte non solo di dissenso ma in uno sfociare di pericolosa e ingiustificata violenza. Sembra che questa indulgenza tesa sempre a giustificare soddisfi le esigenze dei più deboli invece con l’ aiuto della chiesa cattolica le sacrifica a un particolare oscurantismo che nulla apporta alla definizione e alla evoluzione dello stato sociale nell’ affrancamento dei bisogni reali. Focalizziamo la nostra attenzione su una riflessione che proviene da una lettura critica delle dinamiche religiose che si sono succedute nei tempi per affermare, ovviamente lasciando spazio ai detrattori di queste riflessioni: le religioni, in questo senso si può affermare, tutte, sul valore del tempo lineare cadenzano presenze di perdoni e motivazioni salvifiche mentre gli stati si contrastano su temi politici di esportazione e importazione di modelli dimenticandosi delle stratificazioni ambientali e culturali dei popoli. Un macello. In cui il buonismo si erge a depositario delle buone ragioni morali sacrificando le insolvenze dell’ apparire per un’ etica di stupore che definisco senza ombra di dubbio, in questo caso mi arrogo il diritto di sentenziare, per quel che vale: untuosa carità che concede false speranze allo strato della popolazione più debole, irretendola e dettaglia in maniera minuziosa le tematiche e le metodologie per quello che è un nuovo schiavismo.
Oggi, nella nostra contemporaneità e mi riferisco a quello che avviene nell’ anno 2017 c’è una dose sostanziosa di buonismo alimentato dalla chiesa cattolica e dalla morale su cui si fortificano i poteri. Dall’ indulgenza e in particolare da quella plenaria verso il bravo ragazzo o la piccola corruzione, la immigrazione clandestina o la conflittualità culturale che il buonismo così come l’ indulgenza, giustifica e scruta il vantaggio. In sostanza non interessano le morti o le disperazioni, interessa compiangerle, erigere monumenti di parole, apparizioni salvifiche per ottenere il timore, con esso il consenso, che poi sfocia in dominio, escludendo a priori la comprensione dei fenomeni per porvi rimedio. No, non è questa la sinistra, è tutto fuorché sinistra.
Il buonismo, l’ indulgenza non stanno nel patrimonio genetico delle forze autenticamente si sinistra, la sinistra è una regola di comportamenti austeri il cui fine è la tolleranza nella individualità, e nella particolarità dei bisogni; faticheranno a comprendere questo aspetto tutti quelli che hanno vissuto esperienze politiche all’ interno della chiesa e in questo caso il riferimento è alla chiesa cattolica e a quella che si è riconosciuta dal lontano 1921 nel Partito Comunista Italiano. Quindi è la contemporaneità che ha sconfitto la sinistra priva di un progetto, non la necessità di una sinistra che sappia cogliere sempre le nuove sfide, rinnovandosi, a volte pure arretrando ma sempre oltre questa sinistra.
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