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Capitolo primo. E lì, su quella "panchina d'attesa", versò alcune lacrime, mentre con gli occhi velati di pianto, guardava all'orizzonte vuoto. Fu un lungo momento d'assenza assoluta di pensieri: passati, presenti; quasi la consapevolezza di non esistere, di non esser mai esistito. Più tardi, si chiese come mai Un Dio, avesse dopo interminabili ere di solitudine; deciso di dar inizio alla creazione: se per noia o se per amore; o solamente, per bisogno di compagnia. Si domandò pure, perché mai un ex solitario Dio, avesse permesso, una decade così solinga, un esistenza tanto anodina ad un uomo invece; bisognoso d'amore e di vita. Forse, era la vendetta retroattiva, di quel Dio, che un Tempo, fu solo anch’ egli? Certo simili riflessioni( se ne rendeva ben conto) in fondo erano dovute alla rabbia, a quel rancore sordo e malevolo che lo assaliva sempre più spesso, e che a volte lo portava ad odiare tutto e tutti; Dio compreso! Ma “ tornato in sé, constatava che della sua solitudine, del suo stato di abbandono, non ne aveva colpa nessuno; tanto meno Dio, che lui credeva assolutamente buono, giusto e misericordioso! Che è vero era stato per tempi indefinibili da solo; ma ciò che lo aveva spinto a creare, non era stata la solitudine( essendo egli perfettamente autosufficiente) bensì l’ amore … un bisogno di esprimere amore, donando ad altri oltre che a se stesso: la vita. D’ altro canto, Pino si disse: ” a differenza Sua, essendo io un umano gregario e maschio, da solo non sto per niente bene e (annuendo con il capo completò con enfasi)… e Lui questo, lo sa bene!” Era solo da ormai dieci anni ed era cambiato profondamente nel corso di quegli anni; ma si rendeva conto che a cambiarlo, non era stata la malattia che comunque lo aveva reso inabile, curvo con una gamba più corta dell’ altra( lui che era stato così fiero delle sue gambe, un tempo perfette) che gli avevano permesso fin dall’ adolescenza di giocare con charleston e cassa come solo i grandi batteristi sapevano fare e di indossare i jeans che evidenziavano le giuste proporzioni delle stesse. No, era cambiato dentro, nell’ anima! Un anima divenuta solitaria e abbandonata, senza vere amicizie, senza nemmeno una donna che lo amasse, senza più le occhiate ammirate di nessuna. Non sentendo ormai sulla pelle lo sguardo grato di una donna desiderosa del suo corpo, che adesso era quello di un vecchio, un vecchio cadente, dalla faccia ancor giovane. Ma qualcosa era rimasto dell’ uomo di un tempo: la voglia d’ amore, la propensione ad innamorarsi di una di quelle donne che però adesso, lo ignoravano o perlomeno non lo consideravano più un uomo da amare. Oh! Certo aveva fatto di tutto per attirare la loro attenzione in tal senso! Non risparmiando nessuna risorsa, nessuna tattica … ma tutto era stato, costantemente inutile. Neppure l’ umiliazione di dichiarare il suo amore a più di una, nel tempo gli aveva fatto raccogliere qualche frutto; se non che quello amaro della sconfitta, del rifiuto, della delusione; ed in oltre quel sottile lancinante continuo dolore interiore. “ Se musa si chiamasse- illusione- Crudele aspettativa negata Delusa l’ attesa di sempre. Per rimaner vivo comunque Poeta dovrei divenire piuttosto! Che arrendermi all’ apatia della morte” Dopo un ennesima delusione e non sarebbe stata l’ ultima, si era rifugiato nella poesia; il piccolo antro dove trovare una sorta di auto- conforto. Così dopo la musica, la pittura, la scrittura in prosa, tornò come un adolescente romantico allo sfogo poetico, all’ espressione del sentimento più intimo. Le sue poesie difficilmente le scriveva a comando, solitamente erano attimi presi al volo, una frase ascoltata per caso, un pensiero nel dormiveglia (avendo a portata di mano un quaderno e una tratto). Alcune le componeva, durante quelle solitarie passeggiate, nel largo viale percorso da un contro viale per pedoni e ciclisti, arredato a tratti da comode panchine in legno dipinto di verde( che lui chiamava d’ attesa -alla speranza-) che l’ accoglievano lungo il faticoso cammino dei suoi passi claudicanti .A volte cercava di immaginare come poteva apparire ad un passante qualunque:< come un uomo curvo sul suo bastone, piegato e propenso in avanti, che arranca zoppicando, con la faccia inevitabilmente volta al basso, che guarda solo la punta dei suoi passi, un uomo che non guarda mai il cielo>. Quindi immaginava lo stesso passante, voltarsi indietro per guardare la sua schiena gobba e piegata, deforme. Chissà se chi stupito o semplicemente incuriosito da quel ’ aspetto anomalo si chiedesse guardandolo, se il gobbo non fosse anche un pazzo, un demente o semplicemente uno stupido e un ignorante, a giudicare dall’ aspetto almeno( il mondo ormai pensa che in genere, solo un aspetto prestante, un bel viso aperto, siano sinonimo di intelligenza, di successo, genialità:-mente sana in corpo sano- si dice: vero?)Forse invece, le persone prese dai loro pensieri, nemmeno lo notavano o se pure lo facevano, era solo per un attimo, il tempo dell’ incrociarsi; qualcuno magari pensava un momento a quanto era fortunato a non avere quel fisico, viceversa:< poverino quel tale!> Sicuramente, non era facile accingersi ad intraprendere la passeggiata, che bene o male loAvrebbe messo ogni volta a confronto con la sua diversità fisica e con la gente. Per questa ragione, passava periodi più o meno lunghi, chiuso in casa, a lasciarsi andare alla "depressione circostanziata"(così la definiva e in questi termini ne parlava).In quei giorni di inattività, gli era difficile ogni azione, anche la più banale, come vestirsi, lavarsi o esplicare le faccende domestiche. Si piangeva addosso e per combattere questa deleteria tendenza, si lasciava andare, perfino ai pensieri più turpi; quasi a trovare un motivo valido per cui meritare cotanta sofferenza. Ma di nuovo si rammentava, che i mali non sono la “ paga ” del peccato individuale, perché se così fosse, quanti “ peccatori” assassini, stupratori e ladri e mafiosi; avrebbero dovuto soffrire atrocemente..! Invece, sembra se la passino meglio della media: soddisfatti, amati, con buona salute, con tanto denaro, che non dà la felicità, ma certo aiuta..!E lui particolarmente aveva bisogno di quel tipo d’ aiuto … una conoscente gli aveva detto un giorno” certo se tu avessi una certa posizione che ti facesse essere una sicurezza per qualcuna, ci sarebbe la fila davanti la tua porta nonostante tutto”.In effetti, specialmente da quando i suoi problemi fisici e non, erano aumentati, le poche conoscenze femminili, si erano nel tempo, tutte volatilizzate e comunque la frase personale che si sentiva dire ogni volte da una donna era:< ben inteso, non cerco nessuno … non pensare mai ci possa essere qualcosa fra noi>< Non cerco nessuno.. figuriamoci!:che stupide bugie, ci si sente in diritto di dire ad uno storpio!!>(pensava: come è possibile per una donna sola, non avere minimamente il desiderio di trovare l’ uomo che la ami .Il punto era che a prescindere da ogni possibile comunione e similitudine col Pino, non lo si poteva assolutamente, situarlo nell’ elenco degli uomini degni di essere amati, perché privi di ogni attrattiva per una donna normale, come spesso si descrivevano loro quando per caso lui le complimentava per l’ aspetto, che a lui pareva bello-:sei carina- -ma no sono semplicemente una donna normale.- E questa modestia, poteva normale esistenza, quasi felice.
anche starci .Il fatto reale invece .è che se pure inconsciamente, con quel “ sono normale” gli mandavano il messaggio: Io sono la normale: Non tu! Ormai però quel tipo di discorsi, non esisteva, dato che adesso non aveva nemmeno una conoscenza, un amica, qualcuna con cui parlare … perfino gli uomini non frequentavano la sua piccola abitazione -laboratorio, i giorni passavano vuoti e solitari; continuamente e inesorabilmente piatti, nella monotona vita di chi non ha amore, amicizia, ne calore nella vita.< Ho sbavato su di te con la bava del mio cuore e tu, te ne sei fuggita via, schifata. Ho pianto e sbraitato sulla mia sorte, come spogliandomi nudo davanti a te; con l’ unico effetto di sentirmi disprezzato, dalla persona che più amo>. Ti ho costretta a guardati dentro (con la mia debolezza),ne hai tratto la forza per calpestarmi fino ad uccidermi; visto che tutti, te compresa, avete bisogno di sentirvi i più forti e con il diritto di prevaricare chi potete, facendo pagare così finalmente a qualcuno, vecchi torti da voi subiti; che erano rimasti in attesa di vendetta; tanto da colpire( alla prima occasione) con tutta la rabbia: persino un innocente, che ha una sola colpa: essere un diverso!> Sono allo stato attuale, talmente solo, che nella mente non trovo che spazi vuoti, senza suoni né parole, ma neppure un immagine, di quella vita che un tempo speravo, o che forse avevo. | |
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