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Si era svegliato quel mattino, con una strana sensazione d'euforia e forza, come ormai da anni non gli accadeva. Scese dal letto, infilò le vecchie ciabatte e strascicando si diresse al bagno, dove vi era il grande specchio che con una veloce occhiataccia torva, gli rimandò la sua solita storta immagine piegata che pendeva da un lato (avendo una gamba azzoppata) . Il ghigno del suo volto orripilante, gli mandò il “ buon giorno”.. uno dei soliti giorni solitari e spenti. Ma quella mattina, era diversa! Si sentiva pieno di energia, una strana magica energia, che riflettendo si disse la risposta alla preghiera della sera prima. Di solito strascicando si portava in cucina, borbottando ed inveendo contro tutto e tutti, beveva il caffè in quello squallore di desolata misera situazione di uomo solo e deforme, che solitamente apatico nella rassegnazione degli storpi si rifugiava nel suono della voce del telegiornale, per iniziare un altra interminabile giornata di vuota solitudine. Invece quella mattinata, forte di quella magica energia, si vestì in fretta indossando la marsina azzurra e i pantaloni di velluto pesante, dopo di che calzò gli stivaletti ortopedici che come per incanto gli resero i centimetri mancanti alla gamba e con passo abbastanza sicuro si diresse all'ascensore per raggiungere il garage sotterraneo dove l'attendeva l'anonima berlina in suo possesso. Percorse la rampa e si immise sulla strada, quasi investendo la solita vecchietta sbadata, ridacchiando di gusto al suo spavento, stampato sulla decrepita faccia smagrita. Si diresse verso la periferia sbuffando il fumo del sigaro che penzolava perennemente dalle labbra anche quando entrava in un negozio dove si esibiva il cartello di divieto al fumo. D'altra parte, nessuno dei piccoli bottegai, osava rimproverargli nulla visto che tutti gli erano debitori in un modo o in un altro. Lui comunque li preferiva, (i piccoli pochi negozietti rimasti) ai grossi centri commerciali, dove oltretutto bisognava camminare per centinaia di metri tra gli sguardi irriverenti dei ” normali”: uomini e donne che a migliaia frequentavano quei centri. Non che fosse timido anzi! Ma gli estranei lo mettevano a disagio al solo guardarli .Essi non lo conoscevano se non per l'aspetto, che per un momento ricevevano di lui: un povero gobbaccio piegato, con una smorfia sul viso e quegli occhi torvi nello sforzo di guardare le persone dalla sua bassa statura piegata. Preferiva quindi entrare nei piccoli negozietti, magari quando non vi erano altri clienti, sicuro della conoscenza che di esso avevano e che lui reputava buona in cuor suo o che comunque era accompagnata dal riverente ossequioso benvenuto dei bottegai. In effetti “ odiava” anche loro, specialmente quelli più giovanili e aitanti; meno le donne che gli erano sempre piaciute, ma che purtroppo non gli rendevano la simpatia, se non che con un sorriso di circostanza, fatto se gli scappava di dir loro un complimento seppur discreto. Ma mai leggeva nel loro sguardo, un barlume di interesse femminile, quello sguardo fra il celato e l'accattivante, che il “ bell'uomo” riceve invece abitualmente dalle donne ancor giovani ed ancor piene di voglia di vivere. Anch'egli era pieno di quel tipo di gioia di vivere, aveva nemmeno sessant'anni, anche se il suo aspetto macilento gli regalava la parvenza di vecchio, oltretutto male in arnese. Fisicamente certo! Ma il suo portafogli era benestante e le sue carte di credito accreditate a conti bancari cospicui. Avrebbe con i soldi potuto comprarsi una bella compagnia femminile, ma i pochi tentativi di accompagnarsi a qualche donna, erano miseramente falliti, all'orche si rendeva conto tutte le volte per altro, che l'interesse alla sua persona era dettato inesorabilmente sì dall'amore: ma non per lui, bensì per il suo denaro. Per questo era ormai da anni solo. Sospettando di chiunque avesse avuto per lui, il benché minimo interesse. L'unico interesse che pretendeva e sempre riceveva, era quello esoso dei prestiti elargiti ai suoi cari bisognosi come lui li chiamava. Purtroppo era per le bisognose donne di una certa attrattiva, talmente orrido, che preferivano pagargli gli interessi al completo, piuttosto che esser carine per avere uno sconto. Di questo sembrava rassegnato, se pure un certo rancore si fosse insinuato in quel suo vecchio cuore inaridito dalla mancanza d'amore, un rancore che lo stava forse distruggendo, ma che dopo la sua preghiera che credeva adesso esaudita, si stava trasformando in determinazione, in spinta a voler reagire allo sconforto di tale penuria d'affetto, che gli avrebbe dato finalmente pace interiore e senso di appagata rivalsa verso le persone, le donne in particolare, che lo “ offendevano” nei sentimenti più intimi se non volontariamente, con la mancanza di sensibilità di cui tanto sbandierano il vessillo.. Egli avrebbe ucciso! La sera rabbuiante era arrivata presto ed in più la nebbia di novembre era talmente spessa e fumosa, da avvolgere ogni casa e gli alberi del viale che l'uomo stava percorrendo a velocità ridotta con la sua vecchia berlina nera, un anonima e diffusissima auto in quella città del nord ovest piemontese. Se non fosse stato per i gialli fari antinebbia che appena riuscivano ad illuminare gli scheletrici alberi (che con le loro adunche braccia ramose, parevano volessero ghermire chiunque in quei pressi camminasse), non l'avrebbe vista in tempo per poterle fermare accanto. Poco più in là la fioca luce di un lampione, evidenziava il vapore scuro che saliva dal terreno, rendendo irreale e lugubre la scena di quel desolato e solitario luogo. La ragazza vi era arrivata da almeno un ora ed in tutto quel tempo, nemmeno un cane si era fermato. Si era invece presa tutta l'umidità del mondo, che l'aveva infreddolita ben bene. Per ciò fu felice di quella macchina che adesso l'attendeva col motore acceso, il cui fumo dello scappamento andava ad alimentare il pesante nebbione così scuro adesso, da rendere ogni cosa invisibile. Non che a lei interessasse molto l'aspetto del suo possibile acquirente! Molto più le interessavano i cinquanta euro per la botta in macchina che si aspettava di fare, anche perché era veramente stufa di tutto quel freddo umido preso anzitempo. L'uomo si sporse per aprirle la portiera e lei si affrettò a sedersi sui caldi sedili. Dando un occhiata veloce al cliente, si accorse all'ora che si poggiava stranamente allo schienale a causa di una strana postura ed un evidente cifosi che lo deformava. Notò all'ora gli occhi torvi ed un ghigno del viso causato dallo sforzo che evidentemente faceva per guardarla. Sebbene ella non facesse notare l'imbarazzo, in cuor suo si disse che se non fosse stato per il freddo e per tutto quel tempo che aveva passato lì senza batter chiodo, sarebbe volentieri scesa dall'auto per aspettare un nuovo cliente più normale. Ma si riprese e diede le indicazioni per il suo posticino tranquillo, dove consumava abitualmente le marchette ” bocca e figa: cinquanta con il guanto” Ivi arrivati, i sedili elettrici furono ribaltati, lei che si era liberata della gonna, l'accolse a gambe aperte, dato che lui le aveva detto: ” di bocca non c'è né bisogno, così facciamo prima”. .Lontani arrivavano ovattati e spenti i rintocchi di una campana, parevano quasi che provenissero con quel loro suono lugubre dalle profondità della terra di quel campo, dove si erano posteggiati a consumar l'incontro. Era passata una buona mezzora, quando il gobbo tornava sui suoi passi alla guida della sua auto nera. Il sigaro appena acceso appeso all'angolo del labbro, mentre sogghignava leggermente fra se e se. L'euforia è una delle sensazioni più esaltanti è può esser causata da mille ragioni. Ti pervade una gioia che nemmeno tu sai perché c'è l'hai, mentre l'adrenalina che ti circola in corpo dandoti una grandissima forza, ti farebbe fare qualsiasi cosa, qualunque azione che serva a prolungare quello stato di grazia. O forse solo per consumare l'energia che si è impadronita del tuo corpo ma specialmente, della tua mente. Ed un coraggio che mai hai prima provato, inizia a guidare il tuo cervello ed il cervello i tuoi passi, che di corsa ti conducono al tuo fine, alla tua agognata meta: qualunque essa sia. Ma, altre volte ciò che gli tornava in mente, era come una cavalcata di cavalli selvaggi e imbizzarriti, cavalli che in un tempo lontano erano stati domestici ed utili “ all'uomo”. Talmente utili da esser sfruttati persino troppo dalla cattiveria che in alcuni casi si chiama pragmatismo, cioè la ricerca della massima utilità, senza considerazione alcuna al sentimento umano. Egli, il gobbo, tornava in quelle rare ma sofferenti occasioni, al tempo in cui fu trattato come il peggiore degli uomini, da un intera comunità di persone che con la nomea di brave e pie persone, ” uccidono” con il giudizio di chi si sente giusto, chiunque è stato peccatore, in una passata vita. La favola del figliol prodigo cantata in ogni lingua, racconta che il più spietato, non è il peccatore stesso.. bensì(come ben ritratto nel personaggio del bravo fratello rimasto a casa a servire il padre.) Difatti chi non accetta il ritorno del suo fratello prodigo, è proprio il fratello buono, quello che mai fu peccatore( almeno questo è il giudizio che di se ha il buon ” fratello&rdquo Il gobbo era tornato all'ovile ma tutti l'avevano accolto con diffidenza e pregiudizio. Questo succede sempre nel mondo: difatti chi sbaglia (benché abbia pagato il suo debito in un modo o in un altro) non è benevolmente accettato dai più, se non che con sospettoso sussiego e finta benevolenza. Così, in quella comunità di belle persone ben pensanti e pie, il gobbo fu con eleganza.. emarginato e Lasciato sempre più solo. Egli che in buona fede aveva rinunciato perfino all'amore, pur d'entrare in quella comunità! In seguito, si innamorò nuovamente nel nuovo ambito, ma le buone e belle pie persone, si affrettarono a mettere in guardia la donna, su quel ex peccatore di cui conveniva ancora diffidare. Riuscendo nel loro nobile intento, ” uccisero” tale speranza d'amore nel brutto e cattivo gobbo. Questo, insieme a molti altri episodi d'insofferenza e pregiudizio resero al fine una persona candida e pura malgrado i suoi passati errori, alla persona scostante, brusca e cinica del gobbo che sappiamo dall'inizio di questa storia di cui stiamo raccontando la seconda parte..... Dire che in tutti quegli anni, egli non avesse sofferto di quella strana e monotona malattia, che si chiama solitudine; sarebbe stato come affermare che una pianta bisognosa di regolari innaffiamenti, fosse stata invece trapiantata in un terreno inospitale ed arido, dove una pur breve e rinfrescante pioggerella, era un benefico avvenimento, assolutamente raro. Per di più, quella sua squallida situazione, era enormemente aggravata da una situazione finanziaria, che non gli permetteva di mettere insieme letteralmente, il pranzo con la cena. Per fortuna possedeva una pazienza ed una freddezza di spirito tali, da permettergli di sopportare le avversità di una vita, già abbastanza sfortunata e crudele fin dall’ infanzia essendo nato con la scogliosi, che da sempre l’ aveva allenato all’ emarginazione e perciò alla vita solitaria di chi nasce così diverso. Nella sua solitudine aveva presa l’ abitudine di fare più o meno lunghe passeggiate. La sua meta preferita, era un piccolo villaggio di ricche ville e villette, non molto distanti dalla di lui abitazione. Camminava assorto in pensieri così tristi, quali può avere un uomo che a causa della sua postura, impara a riconoscere i luoghi, dalla pavimentazione della strada, che a volte le lacrime gli cadevano sulle scarpe. Del resto non ci si può aspettare altro da un uomo perennemente chinato, un uomo che mai guarda il cielo.. solo la punta dei suoi passi. Ma quella sua forzata e dolorosa abitudine un giorno gli regalò la fortuna: Lo vide il portafogli che chissà come era finito sul terriccio che ospitava uno dei tanti alberelli che ornavano il largo marciapiede del viale, di cui per forza di cose conosceva ogni sasso, anziché ogni tetto delle poche sparse case. Lentamente fece un giro su se stesso per guardare che nessun altro fosse nei paraggi e avendolo appurato, ci appoggiò con la mano destra all’ albero e faticosamente si inchinò per prendere il bel portafogli in vitello nero, che “ si disse” lo aspettava in quella sua solitaria camminata. Lo mise lestamente nella tasca della sua marsina e decise di tornare sui suoi passi verso casa, per poter esaminare il contenuto che sperava sostanzioso. Del resto il portafoglio era di un certo valore essendo in vera pelle e per di più il viale era frequentato dai ricchi “ signori” del villaggio residenziale .Accertandosi ogni tanto che nessuno lo avesse veduto nell’ atto di raccogliere il piccolo (sperava) tesoro, arrivò finalmente nel piccolo bilocale che abitava. Senza nemmeno togliersi la marsina blu, tirò fuori dalla tasca il portafogli, che non conteneva però che un paio di banconote di piccolo taglio e con delusione essendosi accertato che non vi fossero nemmeno dei documenti, si sedette stancamente sulla poltrona, mentre stringeva ancora per un attimo la fonte della sua delusione, gettandolo poi con forza l’ oggetto sul pavimento. Fu allora che notò quel biglietto grande come una grossa banconota, ma che denaro non era, ma bensì si rivelò un biglietto della lotteria in corso in quel periodo. Preso da una certa sollecitudine, siccome era una persona metodica prese accuratamente nota dei numeri e delle lettere sul suo taccuino e ripose il biglietto in un cassetto del piccolo scrittoio imitazione settecento veneziano e sospirando si risedette sulla sua poltrona in velluto blu e accendendo il televisore si accinse a guardare uno dei programmi del pomeriggio( sua monotona abitudine di vita.) continua... Nuovo capitolo Può un uomo, vivere una “ vita” di solitudine sia sociale che affettiva, senza non impazzire (almeno un poco? ) E per una ragione che ad una mente emancipata pareva, assolutamente e stupidamente assurda? Oltre che essere stato emarginato o meglio non completamente accolto, nella sua chiesa, parimenti in quella casa popolare, aveva ricevuto lo stesso trattamento dagli inquilini di quei caseggiati, proprio perché questi ultimi, non appartenevano invece alla sua stessa religione. Non era tutto questo, assurdo per una qualsiasi persona, dotata del normale lume della ragione? Ma il dono del comprendonio, dell’ intelligenza, unita al senso dell’ umano,(se appartenenti alla razza umana, come rimarcava Albert Einstein forse non appartiene agli ignoranti e per di più poveri, così arrabbiati per la sorte toccatagli nella vita, da prendersela in qualsiasi modo con uno diverso da loro.(seppure nelle stesse loro condizioni economiche.) Ma Il “ diverso” che ti vive accanto, può alle volte, riservarti delle sorprese inaspettate, che potrebbero persino farti comodo, se tu avessi (anzitempo però, intrattenuto quei buoni rapporti di buon vicinato, che gli negasti invece, a causa del tuo pregiudizio. Altri giorni sempre così uguali da sembrare eterni, erano passati anche per “ il nostro” e finalmente dalla solita televisione (suo rifugio e passatempo,) egli ricevette la lieta novella! L’ annuncio che gli avrebbe cambiato la vita, probabilmente per sempre: “ Il biglietto ADS909193Z..vince la bella somma di settecentocinquantamila Euro!.. è la vincita di questa settimana.. “ aggiunse sorridendo l’ annunciatrice. Facendo ripetere l’ annuncio al video registratore non so quante volte, il gobbo con il biglietto in mano, scorreva gli occhi alternando lo sguardo, ora al teleschermo, ora al biglietto e quasi ancora incredulo, ripetette quell’ operazione, per altre tre volte; quindi s’ arrese alla stupenda evidenza e come un novello Fantozzi, si accasciò stremato dalla gioia sulla sua poltrona blu, davanti al numero bloccato sul video. Dopo un tempo indefinito, si alzò dalla poltrona per andare a riporre nel cassetto segreto del suo scrittoio stile imitazione settecento veneziano il prezioso biglietto vincente. Più tardi a mente sgombra da tutti quei pensieri progettuali che ti prendono quando tra capo e collo ti piove addosso la bella somma, (specie per un poveraccio quale era), iniziò a far piani per conservare, anzi raddoppiare quell’ inaspettato capitale che avrebbe conservato su almeno un paio di altri conti in diverse ottime banche, di quelle per intenderci che vengono protette in eventuali recessioni. Aveva deciso: proprio in un tempo di recessione che rende le persone bisognose più del solito, egli avrebbe prestato (ad interesse) piccole somme di denaro alla gente. Magari avrebbe sparso discretamente la voce, che Un certo signore, offriva prestiti privati accettando garanzie che altri di solito non erano disposti ad accettare. Ora si trattava di dare un poco di fumo negli occhi sui suoi coinquilini, iniziando magari a guidare dopo anni d’ astinenza forzata, una bella berlina che gli era sempre piaciuta, magari una versione a gpl di un modello discreto e abbastanza lussuoso, ma non fino al punto di dar troppo nell’ occhio. Il colore che scelse fu il nero, anche per abbinarlo ai finestrini scuri che gli abbisognarono per l’ ovvia ragione di non esser troppo guardato dalla gente che avrebbe inevitabilmente incrociato per strada. Così, in breve tempo, dopo aver risolto con l’ aiuto di un notaio di fiducia, le varie operazioni inerenti la vincita e l’ acquisto dell’ auto, iniziò discretamente a farsi vedere in giro, specialmente da quei vicini che di solito non lo degnavano di uno sguardo, ne tanto meno, quasi mai si erano fermati a fare con lui quattro chiacchiere. Ma adesso, alcuni lo salutavano, mentre fra loro si sussurrava che si era potuto comprare la macchina, grazie ad una inaspettata piccola eredità. Ed alcuni ne erano rimasti perplessi, “ dimenticando” che nel garage sotterraneo venivano ospitate un discreto numero di auto anche medio alte! Abitudine piuttosto diffusa nelle case abitate dal ceto povero, talmente povero da avere diritto ad un appartamento popolare, ma stranamente in grado di possedere una “ bella” macchina. Per il resto, il gobbo non cambiò abitudini, come andare ai ristoranti o farsi fare qualche abito su misura, per poter mascherare la sua protuberanza. Continuò invece a prepararsi da solo i suoi pasti, permettendosi magari qualche piatto speciale di quando in quando e per vestirsi, continuò ad usare le marsine. Anche la casa linda e modesta, non subì trasformazioni neppure nell’ arredamento. L’ unico cambiamento, fu il fatto che di tanto in tanto, ora riceveva le visite di persone che avendo bisogno di liquidi, gli portavano i loro preziosi e il loro oro che il giorno stesso trasferiva in banca nella sua cassetta di sicurezza. In verità “ conobbe” specie all’ inizio della sua nuova vita, qualche profferta da parte di signore che un tempo non lo avrebbero degnato di uno sguardo, ma che adesso lo consideravano un discreto partito con cui accompagnarsi. .ma come già detto, il loro interesse era limitato esclusivamente al suo nuovo e migliorato stato economico. Perciò col tempo, anche quelle nuove occasioni si diradarono e alla fine tornò alla sua solitudine sentimentale. Col tempo, la sua situazione non aveva (alla fine) contribuito alla sua felicità. Per tutta la vita aveva elemosinato amore ed amicizia! Ma ora che lo cercavano per esclusivo interesse, aveva finalmente compreso che comunque le persone vogliono in cambio di amore o amicizia, qualcosa. Non importa se semplicemente la piacevolezza fisica, magari accompagnata da modi gentili ed amabili( magari dovuti alla fortuna di esser piacevoli) o il denaro che si suppone una persona abbia. Pertanto il rancore, l’ invidia per chi non ha difetti e perciò ti esula da se, diviene uno stato d’ essere, un sudario che ti copre nelle notti di fredda solitudine, un mantello pesante ed ingombrante che però, non riesce a tenerti caldo nelle fredde giornate d’ inverno. E il tempo passa, le stagioni si susseguono, ma i prati non hanno più fiori, ne gli alberi frutti dissetanti, nutrienti. E’ il tempo dell’ inedia che puoi combattere solamente col sentimento e se tale sentimento non si chiama “ amore”, si chiamerà: Odio
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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