Quella grossa collina, aveva la figura di un grossissimo panettone, con quel suo profilo a cupola e rotondeggiante, l'erba che la ricopriva, era in netto contrasto con quel rudere (forse una vecchia torre d'avvistamento) dove le sue pietre grige rompevano l'armonia di quell'angolo di pace e di silenzio. Solo nella notte sentivi un timido “ bubolare”, quello di un giovane gufo, che viveva in un piccolo anfratto di quei muri scuri e “ sgarrupati”. La sua era una vita solitaria, ma non per questo (visto il carattere) non felice; viveva nell'anfratto circondato dai suoi vecchi libri, dalle sue carabattole, leggendo e sonnecchiando. Nonno gufo, era un uccello famoso per la sua saggezza, ottenuta leggendo moltissimi libri, tutti pieni di belle parole e di coloratissime miniature e splendide illustrazioni. Aveva lasciato quei libri al nipote, raccomandandogli di farne un uso appropriato, come lui ne aveva fatto, leggerli con attenzione e trarne tutta la saggezza che contenevano, e per questo il gufetto era rimasto in quel rudere a leggere e sfogliare quei libroni con diligenza ed abnegazione, giorno dopo giorno assimilando, ogni frase ogni concetto, guardando ogni illustrazione, traducendone il significato, dimenticando il mondo che circondava quella collina; fino a quel giorno d'inverno, mentre fioccava un terribile temporale; ed il giovane gufo, arruffandosi le piume per vincere il freddo pungente, saliva sul trespolo per prendere un libro. Quando insieme al fragore di un tuono, una figura saettò all'interno urtandolo e facendolo capitombolare . “ Perdindirindina!” Bofonchiò rialzandosi con il suo modo impacciato. “ Scusa” rispose una voce tremolante Voltandosi il gufo, vide un giovane passero dall'aria smarrita, “ Il temporale mi ha colto di sorpresa, ed ho un tremendo terrore dei tuoni e dei lampi, e volevo ripararmi, ti chiedo scusa, non sapevo fosse abitato” “ Per poco non mi facevi rompere un'ala”, ma è questo il modo di entrare in casa d'altri?” Ma che ci fai fuori con un tempo del genere?” “ Cercavo un nido, ormai ho raggiunto l'età in cui devo imparare a cavarmela da solo, e quello dei miei genitori, ormai, non può più accoglierci tutti quanti ” “ Ma questo, non ti autorizza ad entrare così in casa degli altri, comunque ora asciugati e appena finito il temporale riprenderai la tua ricerca” Disse bonariamente il giovane gufo, con un tono in cui s'intuiva già il perdono e l'aver capito la paura che aveva attraversato il piccolo volatile. Scrollando le piume e scuotendo il capo, il piccolo passerotto si asciugava, continuando la sua nenia di “ scusami” e “ perdonami” si guardava d'intorno, vergognandosi per il trambusto che aveva causato, trespoli stesi per terra, scaffali rovesciati, libri sparsi ovunque. Sbollito l'imbarazzo, seguirono i convenevoli, con le presentazione e l'indicazione della sua località di provenienza; la caotica città degli uomini “ La città degli uomini? Ho letto in proposito” disse il gufo,” allora esiste veramente?” “ Certo che esiste! Oltre le sette colline, attraversato il fiume oscuro, ma ormai è un luogo in cui è diventato impossibile vivere, il caos, l’ inquinamento, la rendono asfissiante, non esiste più una pianta, non si trova più un seme da raccogliere. Per questo mi sono spinto fin qua, dove vorrei poter costruire il mio nuovo nido e iniziare la mia nuova vita da adulto”. Questo sentir citare e descrivere altri luoghi, e la tanto decantata città degli uomini, incuriosi il giovane gufo, poiché lui il mondo l'aveva visitato solo sfogliando i libri. “ Inquinamento? Significa che è avvelenata! Ma com'’è possibile? Quale calamità è avvenuta? “ Chiese il gufetto. “ L’ uomo! Ha fatto tutto da solo, con la sua incuria, con il suo egoismo e con la sua stupidità. Non si sta accorgendo che uccide se stesso e tutto ciò che gli è d’ intorno; quotidianamente inventa un nuovo modo per distruggersi ed inquinare, ormai i pochi nidi rimasti li costruiamo sui tetti, sotto le tegole, pensa che ormai ci sono molti giovani passerotti che non conoscono neppure cosa sia un albero, l’ uomo è diventato così letale con la natura, nel compiere ogni sorta di nefandezze, come inquinare i fiumi e il mare, che ormai è divenuto letale anche a se stesso, oltre a decimare in modo repentino, ogni sorta d’ animali, di pesci e d’ uccelli, con uso indiscriminato di pesticidi e spargimento di rifiuti tossici” Il gufo a sentir queste parole, spalancò ancor più i suoi occhi tondi, assumendo un aria sbigottita, sentir descrivere queste catastrofi, gli sembrava impossibile! Lui che nei suoi libri aveva letto che l’ uomo, secondo solo al Padre Eterno, era l’ artefice del mondo, ora invece gli veniva descritto come un assurdo cataclisma. “ Quindi, significa che per la semplice ricercare di comodità, agio e ricchezza, l’ uomo senza rendersene conto è impazzito, e si sta suicidando? Distruggendo se stesso e tutte le cose belle che lo circondano, e che la natura gli ha regalato, destinandosi così scomparire”. Parlarono tutta la notte, di quello e di mille altre cose: Il gufetto esponendo le sue credenze, raccolte nei suoi pregiatissimi libri, ed il passerotto, precisando alcuni particolari, frutto del suo vissuto. L'interesse manifestato dal gufetto era solamente turbato, da un velato dispiacere che i racconti giovane passerotto gli aveva causato; riguardo la negligenza dell'uomo per il rispetto della natura; però quel parlare quella sua continua e crescente curiosità aveva reso la notte breve, l’ alba stava spuntando, una pallida luce s’ affacciava dietro quelle colline che li separava da quelle terre, forse piene di luminarie, ma sicuramente circondate da una scura tristezza. “ Va bene passerotto, ho deciso! Dividerai questo rifugio con me, costruirai il tuo nido dove più ti aggrada e dove riterrai più comodo, volerai durante il giorno, cercando i piccoli rametti e paglia, per la sua costruzione, ti ciberai dei tuoi semi; durante il giorno avrò cura io, di proteggere la tua nuova casa, mentre la sera quando uscirò per cercare il mio cibo, vigilerai tu sul nostro rifugio, vivremo come la natura ci ha insegnato, in pace ed armonia” Voltandosi, guardò nuovamente fuori, verso quella massa verde che era il bosco, respirandone il profumo; si compiacque di quel silenzio che lo circondava (la tempesta era finita), il sole era ormai definitivamente spuntato, concluse il suo dire con un sospiro, dicendo: ” e speriamo che l'uomo, un giorno impari da noi......”. Così vissero: In una vita simile ad un sogno, dove il gufo scriveva, con le sue grandi capacità e la sua calligrafia, quelle storie di vissuto, che il giovane passerotto gli raccontava, così che i loro nuovi libri diventarono insegnamento per un nuovo mondo. |
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