Giulia camminava distrattamente per le vie del centro storico, costeggiato in quel periodo dell’ anno da un tripudio di gerani colorati che si affacciavano ai balconi di alcune case d’ epoca.
Ancora le rimbombavano nella mente le dure parole d’ accusa dell’ amica Stella che continuava a rimproverarla di non averla aiutata abbastanza nell’ organizzazione della sua prima sfilata di foulard.
Ad un tratto una folata di vento la destò dai suoi pensieri e fece roteare dinanzi a sé un sobrio cappello rosso, uno di quelli con la visiera che le ragazzine indossavano con tanta disinvoltura su un paio di jeans strappati per donare loro un’ aria più casual.
Improvvisamente un sorriso le illuminò il volto, si guardò intorno quasi dispiaciuta di non poter condividere quel ricordo con qualcuno.
Alcuni mesi prima le circostanze la portarono a dover partecipare al funerale della zia di Sonia, sua amica fidata. Il corteo funebre era quasi arrivato in prossimità della Chiesa dove si sarebbe dovuta celebrare la funzione religiosa. Giulia, grazie al suo risaputo ritardo, aveva dovuto inserirsi nel bel mezzo del corteo.
Era una giornata uggiosa, cornice ideale per un giorno funesto come quello, quando un improvviso, quanto dispettoso soffio di vento portò via con sé il cappello nero a tesa larga che Giulia aveva acquistato da qualche giorno in uno dei negozi del centro e che la faceva molto chic.
Un urlo improvviso, quanto involontario venne fuori dalla sua bocca mentre seriamente preoccupata per l’ eventuale perdita del suo ultimo acquisto, cominciava a rincorrerlo, ma proprio mentre sembrava averlo raggiunto ecco che continuava a scappargli ancora.
Immaginandosi come spettatore esterno, un sorriso stava facendosi strada tra gli angoli delle sue labbra ma Giulia cercò di soffocare una risata che in quel momento sarebbe stata davvero fuori luogo. Una fugace occhiata intorno a sè nella speranza che tutto fosse passato inosservato, ma ben presto si accorse che gli occhi erano tutti puntati su di lei e che quel momento di ilarità che l’ aveva coinvolta in realtà poteva essere condivisa almeno da una parte dei partecipanti.
Avrebbe tanto voluto dileguarsi in quello stesso istante ma era altresì preoccupata per il suo cappello. Continuò, ora incurante degli sguardi, a correre ancora e un passante a correre dinanzi a lei nell’ invano tentativo di darle una mano.
Improvvisamente la corsa del cappello ebbe termine contro i piedi di un presente che, vista la divertente quanto imbarazzante scenetta, aveva pensato bene di porvi fine.
Un sorriso, uno sguardo di intesa fra i due e tutto rientrò nella normalità di quel pomeriggio funesto.