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La Prima lacerazione

Biografie e Diari
Quando nacqui sapevo già da tempo che la vita sarebbe stata dura e la stessa non concedeva tregue, né concedeva abbandoni di qualsiasi natura. Infatti, aprii i piccoli occhi e subito mi dissetai di latte succhiando i rosei capezzoli che pendevano dalle rose montagne del corpo di mia Madre. Succhiavo latte e dormivo, consapevole delle fatiche che mi attendevano poi nella vita. Ero magro nonostante tutto quel latte bevuto. Crebbi per un certo periodo lusicandomi di essermi sbagliato sulla vita e su quello che sapevo di essa. Ero felice di andare a scuola, ero felice di indossare il grembiulino, ero felice di esistere nell’incomprensione di tutto quello che accadeva fuori dal mio territorio. Crebbi in fretta e a distanza di poco tempo mi ritrovai ragazzino. Già mi aggrappavo con il cuore ai primi momenti d’amore, quando un giorno suonò alla porta del cuore il primo dolore. La colonia... maledetta colonia.
Era estate, e il Comune di Napoli quell’anno organizzò per i figli delle famiglie meno agiate una vacanza di quindici giorni in una località del Salento. Mia Madre mi chiese se volevo partecipare, visto che andavano anche due ragazzini che abitavano nelle vicinanze, gli risposi di si. Immaginai subito l’indipendenza dalla sua sottana, l’ometto che sarei diventato, e poche settimane dopo mi ritrovai su un grosso pullman che ci portava in quel luogo che io tutt’oggi chiamo colonia della prima lacerazione. Di buon mattino mia Madre mi accompagnò, stavo tranquillo, ero sereno, ma accadde l’imprevedibile. Come salii sul pullman e la vidi allontanarsi, o Dio...! ecco il primo impatto con la crudele sepazione dei cuori. Sventolava un fazzoletto bianco mia Madre per salutarmi, mentre in me si aprivano le porti dell’inferno. Comincia a piangere, mentre altri ragazzini scherzavano e ridevano. Il mondo in quel preciso attimo morì di colpo, mostrandomi la crudeltà del distacco.
L’angoscia della separazione da colei che mi aveva concepito fu tremenda. Arrivati alla colonia non esistevo più. Ero una formichina in cerca di riparo e a nulla valevano le suppliche e l’incoraggiamento del personale che accoglieva i bambini. Me ne stavo in disparte, non partecipavo a nulla, e mentre gli altri ragazzini si divertivano io morivo. Tutto mi sembrava di colore grigio, il cielo era senza luce, gli alberi svestiti di foglie e le persone fantasmi senza corpi. Volevo mia Madre ad ogni costo, stavo morendo. La sera ricordo ancora oggi, nel vasto cortile della colonia non penale, ma penale e infernale dentro di me, si innalzava la bandiera Italiana, era una bella cosa da vedere, e da partecipare. Io ricordo che quando la bandiera si alzava fino al punto più alto e la tromba suonava la buona notte, mi veniva solo voglia di scomparire e quando la bandiera tremava al vento, vedevo solo mia Madre arrivare di corsa e portarmi via. Sono stato in quel luogo da bambino appena cinque giorni, ma sono stati cinque giorni dove compresi che la vita non era gioia, era adattamento agli accadimenti che si susseguivano malgrado la nostra volontà. Dopo cinque giorni infatti, il Direttore dell’istituto chiamò a casa e disse a mia Madre di venirmi a prendere in quando non idoneo per tale vacanza. La mattina presto Lei venne raggiante di buon ora, indossava una veste lunga di colore celeste, era bella e giovane allora mia Madre. All’ ingresso del cancello mi attese e quando mi vide pianse anche Lei, al posto degli occhi aveva due fontane, ci abbracciammo ci baciammo e mentre ciò accadeva, io cercavo di infilarmi nel suo ventre. Il cielo piano diventò colorato di celeste, gli alberi cominciavano a mettere le prime verde foglioline, la vita rimprendeva il suo cammino...
Intanto, la prima separazione era avvenuta, aveva inciso sul mio cuore il primo dolore, la prima angoscia e il primo tormento, la prima morte!
Cominciavo a sentire forte dentro la vita che già conoscevo quando succhiavo capezzoli rosa, non mi ero sbagliato allora!
Sapevo anche che a questa separazione, sicuramente ci sarebbero state tante altre separazione. In breve avevo fortificato il mio cuore a caro prezzo, provando già allora la morte dell’anima. Avevo appena nove anni e compresi il dolore. Ero un ragazzino.

Pasqui 23/02/2011 10:42 1 932

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Descrizione molto commovente del dolore della prima separazione.
Evento con cui tutti abbiamo dovuto fare i conti.
Qualcuno rimane segnato per sempre da questo primo dolore.»
Angela

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