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Lawland

Fantasy

A Lawland gli avvocati erano aumentati a dismisura.

Da quando i giovani e le ragazze avevano capito che, per conseguire quella laurea, in fin dei conti occorrevano solo una buona parlantina (a volte neppure quella) e una discreta memoria, il numero degli studenti in legge era centuplicato.

Non essendoci certo ogni giorno delle cause importanti da fare, tutti quegli avvocati, per vivere, erano diventati estremamente cavillosi ed ormai, a Lawland, non si poteva muovere un passo con la sicurezza di non essere accusati di qualcosa.

Erano diminuite in maniera impressionante tutte le altre professioni: i medici avevano paura di operare e anche di consigliare una semplice cura, gli ingegneri non costruivano più né ponti né strade, gli architetti si rifiutavano di progettare palazzi, e gli insegnanti avevano timore di esprimere, al cospetto degli allievi, le proprie idee; tutti paventavano possibili azioni legali.

La gente aveva paura di camminare per strada o anche semplicemente di affacciarsi ai balconi delle case, perché rischiava di essere ripresa dalle innumerevoli telecamere fatte installare in ogni luogo, pubblico e privato, su consiglio degli avvocati (ogni gesto poteva essere tendenziosamente interpretato) .

Anche la parola era ormai diventata merce rara, perché ogni frase poteva essere considerata come rivolta a qualcuno per offendere o calunniare.

Le attività produttive si erano praticamente bloccate, perché gli avvocati erano presenti in tutte le fabbriche, alla ricerca di clienti da difendere anche da inesistenti vessazioni dei datori di lavoro.

Il denaro cominciava a scarseggiare: gli avvocati, spolpato tutto quello che c'era da spolpare, presero a farsi la guerra l'un l'altro, mentre la città, ridotta ormai alla paralisi, stava a guardare, cercando di prendersi un'effimera rivincita nel godere delle disgrazie di coloro che l'avevano ridotta in quello stato.

Non si poteva andare avanti così: Lawland, infatti, prima languì nell'immobilismo, poi morì, affogata nel mare dei codici di procedura civile e penale che la sommersero per sempre.

Molto tempo dopo, riportandone alla luce, come a Pompei, le rovine, un gruppo di coraggiose persone decise di rifondarla, su principi opposti a quelli a causa dei quali era morta: fu ribattezzata Commonsenseland. Pare che ora sia una città modello, dove la gente ha imparato da sola, col buonsenso, con l'educazione e con larghe vedute, a risolvere i grandi e i piccoli problemi che, com'è naturale, si presentano ogni giorno.



Antonio Terracciano 13/10/2011 18:35 1 949

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Ho molto rispetto per gli avvocati, però sono contrario al loro numero esorbitante. La quantità, si sa, non va tanto d'accordo con la qualità, e pare che nella sola Roma ci siano più avvocati che nell'intera Francia, per non parlare del Giappone, il Paese al mondo forse con il minor numero di avvocati pro capite...»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Potrebbe capitare, danno ancor maggiore, se invece di proliferare gli avvocati, proliferassero i poeti (o presunti tali). Lawland, invece che morire affogata nei codici penali, morrebbe ancor più miseramente, travolta da una miriade di poesie (o presunte tali) e penso che non sarebbe neppure possibile, in seguito, rifondarla.
Io riesco a passare, ma col vecchio nick che qui appare, mentre sono Crocetti. Comunque nel riquadro, perché non si pensi ad un "inganno", appare la scritta "da Lorenzo Crocetti", tranne poi apparire la firma "Lorenzo Grazzini".»
Lorenzo Grazzini

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