A Lawland gli avvocati erano aumentati a dismisura.
Da quando i giovani e le ragazze avevano capito che, per conseguire quella laurea, in fin dei conti occorrevano solo una buona parlantina (a volte neppure quella) e una discreta memoria, il numero degli studenti in legge era centuplicato.
Non essendoci certo ogni giorno delle cause importanti da fare, tutti quegli avvocati, per vivere, erano diventati estremamente cavillosi ed ormai, a Lawland, non si poteva muovere un passo con la sicurezza di non essere accusati di qualcosa.
Erano diminuite in maniera impressionante tutte le altre professioni: i medici avevano paura di operare e anche di consigliare una semplice cura, gli ingegneri non costruivano più né ponti né strade, gli architetti si rifiutavano di progettare palazzi, e gli insegnanti avevano timore di esprimere, al cospetto degli allievi, le proprie idee; tutti paventavano possibili azioni legali.
La gente aveva paura di camminare per strada o anche semplicemente di affacciarsi ai balconi delle case, perché rischiava di essere ripresa dalle innumerevoli telecamere fatte installare in ogni luogo, pubblico e privato, su consiglio degli avvocati (ogni gesto poteva essere tendenziosamente interpretato) .
Anche la parola era ormai diventata merce rara, perché ogni frase poteva essere considerata come rivolta a qualcuno per offendere o calunniare.
Le attività produttive si erano praticamente bloccate, perché gli avvocati erano presenti in tutte le fabbriche, alla ricerca di clienti da difendere anche da inesistenti vessazioni dei datori di lavoro.
Il denaro cominciava a scarseggiare: gli avvocati, spolpato tutto quello che c'era da spolpare, presero a farsi la guerra l'un l'altro, mentre la città, ridotta ormai alla paralisi, stava a guardare, cercando di prendersi un'effimera rivincita nel godere delle disgrazie di coloro che l'avevano ridotta in quello stato.
Non si poteva andare avanti così: Lawland, infatti, prima languì nell'immobilismo, poi morì, affogata nel mare dei codici di procedura civile e penale che la sommersero per sempre.
Molto tempo dopo, riportandone alla luce, come a Pompei, le rovine, un gruppo di coraggiose persone decise di rifondarla, su principi opposti a quelli a causa dei quali era morta: fu ribattezzata Commonsenseland. Pare che ora sia una città modello, dove la gente ha imparato da sola, col buonsenso, con l'educazione e con larghe vedute, a risolvere i grandi e i piccoli problemi che, com'è naturale, si presentano ogni giorno.