Allo Poggio de' limoni fue Monna Hanna a prender la parola. Con pacato dire, com’era suo costume, incominciò a raccontare.
Correva l’A. D. 2008 e nello nono mese, Monna Vannuccia, dopo una esistenza dedicata a edocere joveni et pulzelle in le Humane Littere, fue pronta per lo pensionamento.
Se ne iva una Granda, una Colonna della Scoletta de lo borgo chianense: ella avea recato lustro allo Istituto Laparello, oltra che per la sua sapientia e valentìa, anco con feste nove et maravigliose, che rimarranno imperiture e notabili negli Annali.
Nel dipartirsi, ella avea acconciato uno carro robustoso, onde trasportare tutti suoi libri et pergamene, ch’eran più di mille, sanza contare le montagne di fotocopie cumulate negli anni et alli discipuli distribuite.
Oramai lassa et incerta nello incedere, fue compagnata allo portone dalla fedele Robertina e, con tutto lo seguito di suoi colleghi, apprestossi a lasciare la Scola.
Fra tutti li piangenti, ve n’era uno più accorato, Mastro Andreuccio da Trequanda, matematico eccelso, ma uno poco ruspante e ciarliero, che gridava forte. –Sen va la mia Professoressa! Or che sarà di me? Chi raddrizzerà lo mio cammino, mi terrà a bada con la voce ferma e l’occhio altero e frenerà mia lingua sempre sciolta?!!!
E fora della Scola li discipuli basiti, tutti gruppati, non proferivan motto. Rimembravano i longhi compiti atti a recuperar lacune, le longhe spiegazioni dotte e profondite, e le ‘nterrogazioni, anco fora orario, anch’esse longhe longhe e sanza scampo… Li riguardava tutti, Monna Vannuccia, col trepido occhio non ancor domo, l’eterno caschetto biondo nel sole settembrino e la man levata a dire: -Mi rimpiangerete!-
Ma ecco che da lunge si levò voce arguta e uno poco nasale: -Sta’ su, non vacillar, Patritia! Son io, tua fida amica Ghilberta, che sempre ti guidò con sua esperientia annosa e ti volle bene e presto si liberò da queste some. Vieni meco a gustar la libertade; andremo sempre a spasso e non soltanto, come facciamo ora, lo jorno del mercato. Lo pensionamento non è che inizio di vita nova, di vita rilassata, di vita spesa , suvvia, anco a far la marmellata!-
Monna Vannuccia, rincorata, volò (nonostante fosse ultimamente uno poco appesantita, ma sempre pulcherrima femina!) infra le braccia dell’amica; saliron le due in su lo carro e tutti lasciarono a le guardare, la bocca aperta e l’occhi spalancati.
Per lo ciò, belle donne amorose e baldanzosi jovini, che qui riuniti siete, al Poggio de’ limoni, imparate dalla historia di Monna Vannuccia a sospirar la libertate, che sola può dar l’età avanzata. Non vi crucciate, se qualche filo bianco, o chilo in più vi si attorciglia: la vita dulcia, invero, incomincia quando s’arriva a lo pensionamento!