Le luci della ruota panoramica confondono il mio sguardo mentre bambini e adulti danno sfogo alla loro allegra spensieratezza,
Due fidanzatini si scambiano effusioni tenendo le loro mani intrecciate, le loro labbra si scaldano unite, incuranti della folla che li attornia.
Cammino avvolgendo le spalle della donna che ha scelto di condividere e regalarmi le emozioni che una vita già abbastanza lunga ancora ci può offrire, sarà l'effetto del suo profumo, sarà il suo abbandono, ma sono convinto di trovarmi in uno spazio che non mi è usuale.
Ci sediamo ed, in un momento in cui anche lei si lascia trasportare dalla fantasia del luna park, la osservo e accarezzo con gli occhi il suo profilo, i suoi capelli corti che tante volte ho sentito sul mio volto quando si addormenta.
"A cosa pensi? dove sei in questo momento?" le dico, stringendole la mano, e lei, girando il suo viso e, nascondendo un aria un po' triste e trasognata, "mi piace tornare, qualche volta, un po' bambina per fantasticare momenti magici che non ho vissuto"; mi pento di averla riportata alla realtà, le capita così di rado di viaggiare con la fantasia, maledetta la mia curiosità ed il mio non saper stare zitto, il non essere in grado di restarmene un attimo da solo.
La sua infanzia, pur essendo stata sicuramente agiata, non credo sia stata molto felice, una bambina probabilmente cresciuta troppo in fretta, che ha dovuto lasciare la sua città natale per seguire il padre, un valente diplomatico, che ha cambiato sempre più spesso casa, abitudini, amicizie, culture e città in giro per il mondo, e lei, cercando di inventarsi sempre nuovi giochi, nuove avventure, nuove realtà, sotto lo sguardo vigile ed affettuoso ora della tata, ora di nuove governanti, con una mamma forse troppo presa dal suo ruolo un po' mondano per trovare il tempo di darle una carezza, conosceva nuovi ambienti, scuole, amiche e amori giovanili, accantonando la fantasia ed i sogni, diventava donna ribelle, indipendente e coraggiosa ma già stanca della sua solitudine
Mi scuoto dai pensieri, prendo la sua mano costringendola al alzarsi, guidandola tra le bancarelle colorate addobbate di luminarie accecanti, tra musiche chiassose e suoni soffocati dalle grida dei bambini, e con l'incoscienza di un ragazzo le propongo una follia.
La conduco sul trenino che si insinua nel castello degli orrori, e tra le urla dei fantasmi, il rumore di catene, scheletri fluorescenti sento le sue dita stringere le mie, si rifugia sulla mia spalla alla ricerca di un calore che il buio pesto del tunnel sembra aver dissolto, un abbraccio rassicurante che le è mancato forse troppe volte, sia da bambina che da donna adulta ma che non ha mai smesso di cercare.
"Sei sicuro di amarmi?" mi sussurra, sapendo già la risposta, "non ti stancherai di me?" mi domanda convinta di non meritare l'amore di un uomo, "forse per te ci vorrebbe una donna più tranquilla, meno problematica, che sappia darti quell'amore così come tu lo intendi, io non so se riuscirò, non credo che saprò, darti quello che tu cerchi"
Quanti pensieri!, quanti dubbi!, quante domande rivolte al futuro!, quel futuro che non può rispondere, quell'ansia che non riesce a far godere del presente, di quegli attimi che la vita ci regala.
"Sì amore, sono sicuro di amarti, ciò che mi dai è molto di più di quanto io cerco, sono felice e lo sarei ancor di più se fossi certo che anche tu lo sei", ma non so se le mie risposte riescono a farle capire quanto lei sia importante per me, quanto grande è il dono che ricevo, se mai riuscirò a dissolvere i suoi dubbi, forse dietro quegli interrogativi si nasconde solo una paura, quella di un abbandono, di un ritorno alla solitudine.
Eppure, oggi, quella solitudine è la sua forza, è ciò che la spinge ad andare incontro agli altri, a condividere il tesoro accumulato in anni di lavoro, di esperienze, di viaggi, di contatti umani e sicuramente anche di sofferenza, quello strato grigio che le consente di comprendere e accedere agli strati più profondi dell'animo umano, a sorridere contagiando e regalando la sua allegria, la sua voglia di vivere, il suo coraggio a chi si trova oggi a combattere con i mostri della vita, fornendo loro una scala con gradini larghi per superare gli ostacoli che appaiono insormontabili, a fare di lei una donna straordinaria.
Usciamo dal tunnel della paura, la bacio, felice di sentirla al sicuro accanto a me, sento il suo sorriso squillante, vedo i suoi occhi brillare, il mio braccio stringe le sue spalle facendola apparire piccola, sempre più piccola, sembra sparire, sfuggire, svanire da quell'abbraccio che vorrebbe trattenerla per sempre.
Un raggio di sole nella notte ricorda di recarsi all'uscita, mi accorgo di essere solo, attorniato dal frastuono dei motori, soffocato dal puzzo degli scarichi del traffico che hanno sostituito il suo profumo, rimasto insieme alla sua immagine in quel mondo luccicante, pieno di desideri colorati, di zucchero filato, di illusioni, di occasioni mancate e di felicità sognate, e chissà che prima o poi la ritrovi a aspettarmi sotto quella ruota panoramica.