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Odo già un flauto, ritmico e marziale;
rulla un tamburo, ai versi ricadenti;
le vie del giglio io scorro, fra le genti,
da che il saluto del Sir vero vale;
so il bianco è bene, e il nero di Valois male;
i bardi vanno, salmodiando, attenti;
giga, doppiero con le fiamme, lenti
i versi ascendan, da lor ampie sale.
Le volterrane ad arco di loggione
con mezzanine a’ vetri da cornice,
sott’alle lungherine in travi stanno;
pergami a rolli, ciascun vi ha canzone,
sonetti innalzan là dov’Ei ben dice:
il Re degli astri auspici a fante e a manno...
...bea dall’Autor, madonna che Ne è vice. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Agli Uffizi, nel ramo laddove i priori chiosano ordinanze, i poeti sogliono allietare le serate postreme con lodi al suono di giga, tamburo, e flauto, alla moda de’ tuschi. Eccellenti vi spiccano gli imperiali, di maniera soave, sveva. Essi vigono presso i commensali di Viero de’ Cerchi. Ciascuno, osanna la delicatezza leggiadra delle fedeli del Principe del Paradiso, l’Altissimo. Ne chiedo a Dante, ed egli mi presenta: "Il Convivio".» |
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