Ecco la parola che piantò un giorno un mago nel mio giardino...
"ABRACADABRA!".
Il suo gambo spuntava, solitaria sentinella.
La mia fantasticheria, amando martirizzarmi, mi fece trasportare dalla foga dei desideri
- la colsi senza esitare ed a piacere me ne servii -
"Abracadabra" dissi in sordina
e poi con tono più audacioso...
"ABRACADABRA"
Come per incanto eccolo qua il mondo mio,
ancora indenne da disastri,
dove la pace y regna meravigliosa,
dove la natura non è più in questi luoghi in relazione con l'uomo imperioso e arrogante.
Oh, i suoi canti d'uccelli ed i suoi profumi di fiori novelli.
Baciavo un sogno?
Come sono belli i suoi campi nel sole, l'ombra scura dei germi nascenti che si drizza al raso del suole vermiglio.
Come sono belli i suoi alberi camminando verso l'orizzonte e sprofondando in lontananza nell'oro della sua luce.
Svegliano nel mio pensiero un'immagine tutta piena.
È il chiarore nelle tenebre.
È il rifugio ove la mia anima sboccia e s’illumina.
Mi miro e mi vedo una fatina in questa Galaxia dove infiora la bellezza.
Ma se l'uomo qui giù ridiviene l'anfitrione e mi costringe a tapparmi il naso...
"abracadabra,
ABRACADABRA"...
Ecco le streghe per vendicarmi.