In questo momento, per me, è difficile mettere parole sopra
un foglio, scrivere di te, mio piccolo amico.
Tu non sei il personaggio di un racconto dove i sentimenti si possono inventare,
tu sei, e sei stato, parte integrante e importante della mia vita, voglio scrivere di te prima del grande evento che ti allontanerà per sempre, voglio che il tuo ricordo resti vivo nel mio cuore
dopo, dal troppo dolore per la tua mancanza, con ce la farei più.
Quando ti conobbi capii subito che fra te e me c’ era della simpatia, all’ inizio credevo che tu venissi da me solo per cibarti, perché appena finito il pasto tornavi al tuo mondo: la strada, ma mi sbagliavo, ricordo di un giorno che ti vedi insieme ad altri, camminavi, e subito ti dissi a voce alta: vieni da me solo quando hai fame, subito mi venisti vicino e ti strusciasti alle mie gambe, allora compresi che eri diverso, e per me fu subito, chissà se e’ corretto dire amore, ma salto le convenzioni e lo dico: fu subito un grande amore
Ora che la tua vita sta per finire, un groppo in gola mi impedisce di parlare e, mentre sono china su di te per le ultime carezze, e il tuo respiro si fa veloce, tu riesci ancora a farmi le fusa, quanta tenerezza mi fai, e scendono lacrime, lacrime inutili perché so bene che alla fine tutti moriamo, ma tu per me eri speciale e ripenso al tempo che ci siamo fatti compagnia, a quanto il tuo affetto, mi ricompensava della fatica che a volte sentivo nell’ accudirti.
Quanto amore mi hai dato!
Man mano che il tempo passava ti sei sistemato qui da me, hai scelto questa casa per viverci, non avevi un nome, e io cominciai a chiamarti Giangi, tu, piano piano capisti che quello era il tuo nome, io mi divertivo a chiamarti e tu prontamente, giravi la testa verso di me guardandomi, avevi capito chi eri e chi ero io: la tua nuova padrona, non eri più randagio ora avevi una nuova casa.
Ormai eri in su con gli anni ma a me non importava, anzi mi piacevi di più, un gatto con un passato, una storia, forse bella, forse brutta, non lo so, ma ero felice di averti con me.
Eri un bellissimo micione con gli occhi giallo/verdi dallo sguardo intenso, il pelo grigio lungo e folto e alla mia domanda di che razza eri la veterinaria mi disse che eri un gatto fatto in laboratorio, ma la tua anima, il tuo sguardo da dove provenivano? Ti mancava solo la parola, ma
dall’ intensità del tuo modo di guardarmi io capivo se eri arrabbiato con me oppure se eri tranquillo.
Eri un po’ vecchietto, ma quando la sera ti veniva voglia di giocare ti nascondevi dietro le poltrone e volevi rendermi partecipe del tuo gioco a nascondino.
Se altri gatti si avvicinavano alla nostra casa, tu battagliero eri subito pronto a mandarli via anche a costo di lottare, solo quando fosti più vecchio, mi guardavi implorandomi di mandarli via.
Quando la mattina arrivavi alzavi le zampette anteriori e bussavi forte per farti sentire, e io dicevo come si fa a non aprire a un gatto che educatamente se pur con insistenza bussa alla porta,
Ricordi quante volte ti ho spiegato che dovevi aspettare mentre ti cucinavo il tacchino, tu capivi, ma poi se il pasto tardava, bussavi allo sportello per ricordarmi che eri li in attesa.
Spesso ti ho parlato, come ti sto parlando adesso, sono certa che tu mi capisci, lo so che può sembrare sciocco, ma grazie a te ora comprendo tante cose e capisco che il cibo che ti ho dato è niente in confronto all’ amore che tu hai dato a me.
Addio mio piccolo grande amico, ci ritroveremo in paradiso.