Devi partire di nuovo, figlio mio! Questa partenza non era prevista, non l’ avevo messa in conto nell’ agenda della tua e della mia vita. Ma ormai ho imparato che voler pianificare i giorni dell’ esisitenza terrena è solo un atto di stupida presunzione, misera supponenza della creatura più fragile che Dio abbia creato in questo che noi ci ostiniamo a chiamare Universo.
Gli animali raramente si sbagliano grazie al loro istinto. Le piante si predispongono ad affrontare al meglio gli agenti atmosferici che potrebbero minare la loro incolumità e, se necessario, si piegano agli eventi, senza versare lacrime o piangersi addosso, senza lambiccarsi la mente (che non hanno) in sciocche elucubrazioni su ciò che avrebbero potuto fare per evitare la catastrofe. L’ accettano, semplicemente.
Ma noi siamo uomini, le creature superiori, fornite di intelligenza, la dote divina che ci distingue dalle specie inferiori, e non ci accorgiamo che tutto il nostro dolore deriva da questa superiorità.
Non era prevista la tua partenza, questa nuova inaspettata partenza, che ancora una volta ti strapperà alla famiglia, alla vita quotidiana, alla normalità, per rinchiuderti in un luogo protetto, dove non potrai farti del male, dove ci sarà chi veglierà su di te e con te parlerà, per aiutarti a cacciare via definitivamente quel demone che periodicamente si impossessa di te e ti strappa dalle mie braccia di madre, che non possono difenderti da te stesso.
Nell’ altalena dei tuoi stati d’ animo, in quei passaggi quasi impercettibili da un’ apparente serenità ad una malinconia profonda, che i tuoi occhi non sanno più nascondere, vedo il tuo tormento, la tua tardiva consapevolezza di quanto male hai fatto a te stesso, la triste presa di coscienza che nessuno potrà restutuirti l’ innocenza violata negli anni più belli, il rimpianto per una fanciullezza che doveva durare ancora molto a lungo e che tu hai spinto verso una giovinezza precoce e una maturità solo illusoria, fatta di fuochi fatui che hanno bruciato il tempo, per correre ciecamente verso esperienze più grandi di te. Hai consumato tuoi anni più belli con le fiamme brevi e ingannevoli degli istanti.
Questa partenza non era prevista, io non l’ avevo messa in conto. Ma ormai so bene che non ci è dato prevedere nulla, se non gli attimi transeunti dell’ immediato presente.
E perciò vivo in horas et in dies, come dicevano i saggi latini, ma non so rassegnarmi e vorrei tanto essere una pianta e sapermi piegare agli eventi senza pensare e soffrire.
Ma io sono un essere superiore e non devo mai dimenticarlo.