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Impossibile trasferire nelle parole i vuoti infiniti che hai lasciato nella mia anima.
Pagine di un libro già finito, sul più bello, e non rassegnarsi a chiuderlo e rendersi conto che è già polveroso reperto di qualcosa che è distrutto.
Granelli di sabbia nel vento afferro e lascio andare, con la stessa decisa indolenza che forse è inconsapevole risoluzione.
Nubi sparse nel cielo appannato, come la mia anima, fasciata in un lutto che è una primavera di memorie amate, a cui stringersi così forte da sperare follemente di risvegliarle da quel torpore sospeso in cui si cullano spente.
Da quel giorno nulla si è mosso in quella casa, se non una fitta coltre di polvere che sommerge nel Tempo ricordi e passato, d’un defunto vissuto. Mi dimeno trafitta da affilati pensieri, aggrappata ai miei ieri, che sono solo polvere impalpabile.
Troppo presto, avrei voluto ancora, mamma adorata, stendermi sul tuo sorriso, che leniva ogni male.
Avrei voluto sorreggerti e condurti dolcemente all’impietoso passaggio, ma liane stanche mi trattennero in un presente dove tu eri assente. Ma adesso manchi, in ogni stanza dei miei giorni, nei solai delle sconfitte ricerco le tue parole; nei vivai dei ricordi annaffio ogni nostro istante.
Assentarmi per sentire meglio le mie distanze, i miei tempi morti, trasalire al cospetto dei rimorsi, morire mille volte e mille volte resuscitare, senza mai lasciarti... andare. |
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