Sull'accampamento Sioux il sole accarezzava le tende indiane con i suoi primi timidi raggi, facendosi largo tra nubi corpulente che lambivano il lontano orizzonte.
Giglio Gioioso era già sveglia da un pezzo poiché era rimasta ad ascoltare il suono di un silente e laconico pensiero che le aveva parlato per tutta la notte, costringendola alla vigilanza forzata.
Scalpitando impazientemente, trepidava all’idea che si facesse giorno per poter partire, a cavallo di Vello Tigrato, alla volta della riserva di Bufalo Bianco, un saggio e canuto aruspice dalle capacità curative e medianiche che grazie alle sue doti divinatorie l’avrebbe rassicurata sulla sorte del suo amato, scomparso da ormai più di un anno.
Stella Nascente aveva infatti accettato, nella primavera del vento ribelle, la pericolosa ed incerta missione affidatagli dal capo clan, di perlustrare la sconosciuta e selvaggia radura, per trovare nuovi possibili insediamenti dove mettere al sicuro la tribù, allontanandola dallo spirito conquistatore dell’Uomo venuto dall’altrove.
Da allora le sue tracce si erano perse nella sabbia del tempo ed il suo ritorno era diventato per Giglio Gioioso un vago miraggio.
Giunta alla capanna di Bufalo Bianco, Giglio Gioioso interrogò l’anziano veggente che, tra le spire di fumo generate dal sacro fuoco alimentato da una cantilena concitata e da un canto evocativo, celebrò il suo rito di purificazione affinché le anime degli antenati lo accompagnassero sulla via del responso.
“Libero volo in libero Cielo per un tuffo nel vento a cavallo del Cuore” – questo fu il messaggio cifrato che Bufalo Bianco consegnò alla giovane Squaw che, nel suo turbamento, rimase ammutolita non sapendo come interpretare l’enigmatica rivelazione.
Imboccando la strada del ritorno, Giglio Gioioso era immersa nel tentativo di decodificare le profetiche parole quando, d’un tratto, un’aquila dalle ali d’argento sorvolò il suo capo lanciando un grido che la fece rabbrividire.
Il rapace prese a volteggiare con fare circospetto, aggirandosi tra i suoi pensieri e d’un tratto lasciò cadere dai suoi artigli ungulati una piuma ed un lembo di cuoio.
Giglio Gioioso riconobbe immediatamente nella piuma il sigillo con il quale aveva suggellato la promessa d’amore a Stella Nascente e capì che doveva essergli successo qualcosa, qualcosa di tragicamente nefasto.
Prese tra le mani il lembo di cuoio e lesse la missiva, scritta con il sangue, che vi era annotata: “Cuore mio, prego il Cielo di recapitarti il mio amore sulle ali del vento, affinché asciughi le tue lacrime dal sapermi sepolto sotto la coltre del sonno eterno.
Questo è il mio testamento per mezzo del quale ti lascio in eredità la visione di una futura vita insieme, che avverrà quando i nostri spiriti colonizzeranno la radura che ho scoperto ai confini dell’anima. Non piangere, amore mio, perché un giorno ci ritroveremo ed abiteremo arene deserte i cui unici abitanti saranno i nostri cuori che, palpitando all'unisono, si confonderanno con lo sciabordio del mare.
Solcheremo le acque impetuose della nostra intimità, scalando torreggianti flutti, per emergere da altezze vertiginose ed inabissarci infine nei piaceri profondi che lambiscono la spiaggia dei sensi.
Alloggeremo in umide grotte di foreste piovose, mescolando i nostri baci alle carezze dell’acqua piovana. Voleremo mano nella mano tra perlacee galassie e lattescenti spazi interstellari per cavalcare la coda di una selvaggia cometa con spirito avventuriero ed animo indomito.
Ci bagneremo sotto la grondante rugiada del pistillo di un fiore e ci risciacqueremo nella profumata vasca della sua corolla.
Tu ed io, solitari ed appassionati protagonisti di un sogno immortale che comincia nell’infinito e nell’eternità dimora.”