"Occhi di gatto e dente di balena
Diventi matto chi la vita m'avvelena
Ali di pipistrelli e lingue di serpente
In brandelli sia fatto e dolorosamente!"
"Questa formula mi consentirà di proteggermi da colei che cospira alle mie spalle ed anela a sottrarmi la felicità che mi spetta di diritto" - Così pensava Fairy mentre si apprestava a mescolare gli inusuali ingredienti facendoli galleggiare in un gran calderone bollente.
Sembrava che all'interno di quel pentolone fosse stato ricreato l'effetto devastante di un uragano che, come nel film "Il Mago di Oz", faceva volteggiare lungo il suo asse centrale un turbinio di oggetti dei più disparati.
L'aria era satura di un nauseabondo e rivoltante odore a cui corrispondeva un sapore altrettanto disgustoso e ripugnante e Fairy lo poteva senz'altro testimoniare in quanto destinataria diretta del connubio tra incantesimo miracoloso e pozione fatata di sua stessa invenzione.
"D'ora in poi la mia atavica nemica, Accorata-Mente, si guarderà bene dal cercare di carpire i segreti della mia magia".
Ciò detto si fece coraggio e tappandosi il naso per non dare di stomaco, l’apprendista streghetta tracannò d’un fiato il raccapricciante intruglio. Tutto intorno d’un tratto cominciò a roteare ed i suoi sensi s’intorpidirono al punto da farle perdere l’orientamento. Cadde quindi in un sonno profondo durante il quale ebbe delle inquietanti visioni.
Si trovò catapultata in una foresta popolata di alberi terrificanti, difficilmente riconoscibili, i cui rami si intrecciavano come dita nodose e bernoccolute, formando un arco disarticolato e contorto al di sopra della propria testa.
Tra le fronde oscure vispi e fosforescenti occhietti la guardavano biecamente e versi striduli dai contorni vagamente diabolici intimorivano la sua dissimulata sicurezza.
“Oddio, ma dove sono capitata? Come farò a tornare indietro? Cosa diamine ci faccio qui? – C’è nessuno?” – I nervi di Fairy cominciavano a cedere, dandole l’impressione che qualcuno la stesse seguendo.
Cercò di mantenere l’autocontrollo ma uno scricchiolio di ramoscelli spezzati, proveniente dalle sue spalle, la fece sussultare e, nel voltarsi di scatto, incespicò rovinosamente in una radice sporgente.
Il suo sguardo atterrito si posò sulla sagoma imperscrutabile che apparve al suo cospetto, facendosi largo tra cespugli d’ombra: un grido di stupore le soffocò in gola quando, guardando in viso l’Oscurità, riuscì a darle un nome, quel nome che da sempre la tormentava – Accorata-Mente.
Ma l’aspetto più incredibile e sbalorditivo non era tanto ritrovarsi faccia a faccia con il suo incubo peggiore, quanto che quel fantasma avesse la sua stessa fisionomia.
Pur sapendo che quella che aveva di fronte era la sua acerrima antagonista, Fairy non riusciva a capacitarsi di come potesse avere fattezze identiche alle sue al punto da poter essere scambiate per gemelle. Nella quiete più assoluta che, nel frattempo, aveva soppiantato le grida del bosco, la voce di Accorata-Mente squarciò il silenzio e fu allora che Fairy presagì l’arrivo della tempesta.
Non si trattò di una vera e propria burrasca atmosferica, quanto di uno sconvolgimento interiore perché le parole di Accorata-Mente ebbero il potere di confonderla, mandando in frantumi tutte le sue certezze, come uno specchio che, cadendo, frammenta l’immagine rendendola sorella di sè stessa.
Con equilibrata naturalezza, Accorata-Mente si rivelò capace di soppiantare le convinzioni di Fairy con la Verità: una verità che per quanto provenisse da una fonte che ai suoi occhi era poco attendibile, risuonava in lei come ineccepibile e, per quanto assurda, inconfutabile.
“Fairy, guardami!” – soggiunse Accorata-Mente – “Quello che hai di fronte è il tuo riflesso, non ti sono ostile, del resto, come potrei esserlo, sono l’altra parte di te, quella che stenti a riconoscere guardandoti allo specchio, quella che ti fa da contraltare quando la tua coscienza non si sa decidere. Non voglio farti del male, non temere dunque e stammi a sentire.”
Fairy era allibita, non sapeva se quello cui stava assistendo fosse frutto della sua immaginazione o se Accorata-Mente la stesse sottoponendo ad un poderoso contro-incantesimo; in ogni caso non aveva scelta, doveva obbedire. “Se quanto ti ho detto non ti convince, rispondi a questo: chi oltre a te conosce il motivo per il quale mi odi”. Fairy rifletté per una frazione di secondo e realizzò che, a parte lei, nessuno sapeva di questa diatriba. “Dunque Fairy, se io non fossi te, come potrei sapere che mi odi perché pensi che io cospiri attentando alla tua felicità, come potrei sapere che temi che mi possa appropriare clandestinamente delle tue ricette di magia?”
A questo punto Fairy era basita, con gli occhi sbarrati ed un filo di voce le disse: “Ma allora se tu sei me, io chi sono?” - Accorata-Mente scoppiò in una fragorosa ed incontenibile risata: “Te l’ho appena detto: tu ed io siamo il Cuore e la Mente della Vita stessa, siamo la consapevolezza che abbraccia l’ignoranza, la forza che accarezza la vanità dell’ego trasformandola in umiltà; siamo infine l’Amore che tutto pervade e che in quanto onnipresente, vince sulla parzialità.”
“Mi stai dunque dicendo che non esiste altro che questo, nient’altro che NOI, ovunque e per sempre e che fino ad ora ho vissuto nell’illusione d’essere separata dal resto del mondo? - proruppe Fairy con le lacrime agli occhi.
“Proprio così! Ti sto regalando quello che temevi t’avrei rubato: la felicità! Ti sto regalando la ricetta magica più importante di tutte, ti sto svelando la formula della felicità: coricati tutte le sere benedicendo Sorella Luna che ti ha resa indipendente dalla tua stessa schiavitù mentale, liberandoti dei ceppi ai quali tu stessa ti eri incatenata. Alzati quindi tutte le mattine rivolgendoti a Fratello Sole e ringrazialo per la sua incondizionata bontà che ti ha permesso di alleggerire il Cuore sollevandolo dal peso della dualità per spalancargli la vista sulla finestra della Gioia”.