La chiamavano ''la Strega,'' viveva da sola in una casetta alla fine della strada sulla collina. Aveva due cagne: Danu dal pelo marrone e Ziva dal pelo grigio. Litha vestiva quasi sempre di nero. I capelli lunghi raccolti in uno chignon erano diventati grigi dopo la morte di sua madre.
Aveva una piccola pensioncina e con quella tirava avanti. Conosceva tutti i nomi delle erbe e delle piante. Le raccoglieva nei mesi giusti facendole seccare e conservandole nei recipienti in vetro per i decotti e le tisane per l'inverno. Usciva poco durante il giorno, preferiva la sera sul tardi. Andava nel bosco o lungo la costa a raccogliere la legna per il suo camino. Se la sistemava in canaste alte due metri nella stanza degli attrezzi fuori nel cortile del retro. La gente non aveva simpatia per lei. Da ragazza era bellissima. Gli uomini le stavano dietro e le donne come al solito la odiavano per invidia. Lei non dava retta a nessuno e preferiva stare da sola.
''Non li sopporto,'' diceva Litha a sua madre,'' ste donnette sempre intente al pettegolezzo maligno, mi guardano come se venissi da Urano con quelle espressioni da cagne rabbiose!''
''Forse perchè non vieni da Urano ma vieni da Venere,'' le rispondeva bonariamente sua madre. '' La gente è fatta così deve sempre avere un pretesto per odiare e farsi la guerra, non lo sapevi?''
Litha: '' E quegl' imbecilli degli uomini che mi ronzano sempre attorno, fischiano, si girano a guardarmi come se non avessero mai visto una ragazza in vita loro!''
Madre: ''E che ragazza, figlia mia! Questo perchè non ti accorgi di quanto sei bella. Gli uomini sono attratti dalla bellezza come api col miele. Ti ronzano attorno annusando il profumo della freschezza per possedere e vantarsi con gli altri di aver posseduto.''
Litha: '' Io non voglio nessuno, e non voglio essere posseduta da nessuno. Mi dispiace per loro ma con me sprecano tempo e parole.'' Rispose ironica.
Madre: '' Ma non lo vorresti un marito?''
Litha: '' Per far cosa? Prendere schiaffi e pugni quando torna a casa ubriaco? Farmi nascere corna chilometriche quando esce di casa?
Ridere delle sue battute che farebbero rivoltare anche le mosche e star dietro ad uno che sporca continuamente attaccando le caccole sotto le sedie. No grazie!'' Si mise a ridere.
La madre morì di polmonite in un dicembre molto freddo. Litha rimase da sola per trent'anni, ma non volle mai sposarsi.
''Posso farne volentieri a meno,''disse tra se.
Passava le sue giornate a rammendare coperte di lana e vestiti per i poveri.
Curava gli animali feriti con i suoi medicamenti ed aiutava le femmine a partorire nel suo giardino.
''Puttana strega!'' le urlò una donna incontrandola un giorno per strada.
''Chi ti ha truccata Messalina?'' le rispose lei guardandola con i suoi occhi freddi e profondi che facevano gelare il sangue.
Un ragazzino le sputò dietro: '' andrai all'inferno!'' Le urlò.
Litha: '' Non prima di te!'' Gli rispose.
La odiavano perchè non sapevano niente di lei. La odiavano perchè non legava con nessuno e sentivano astio per la sua discrezione e il suo contegno.
''Chi crede di essere quel mostro a due zampe,'' parlottavano tra di loro le donnette.
''Quando la vedi passare devi urlargli : Vecchia strega ti sta aspettando tuo marito il diavolo all'inferno.'' Insegnavano alcune madri ai loro figli piccoli.
Una sera passò la processione della Beata Vergine.
Litha si affaccio per guardare la statua della madonna. Il sacerdote del paese quando la vide girò la testa dalla parte opposta seguito dalle teste degli altri per dimostrarle disprezzo. Poi prese l'aspersorio e benedì tutte le case della strada e le persone, tranne Litha e la sua abitazione.
Lei rientrò in casa si chiuse la porta alle spalle: '' Poverini meno male che sono timorati di Dio sennò avrei pensato che fossero dei criminali! Ma non è detto che non lo siano....'' Disse tra se ridacchiando divertita.
Litha amava il mare e l'inverno,'' almeno sono chiusi in casa per il freddo e non li ho tra i piedi,'' diceva tra se.
Passava delle ore seduta su uno scoglio a guardare le onde che le accarezzavano i piedi nudi.
''La barba bianca galleggia in superficie
profumata di salsedine e alghe marine
enormi braccia per abbracciare la terra
e la dolcezza che culla i miei sogni come barche a vela.''
recitò tra se.
Si avvicinava il Natale.
Litha aveva fatto il suo albero addobbato di angioletti fluorescenti e lucine dorate. Aveva consumato la sua cena di legumi e verdure. Si avvicinò alla statuetta della Vergine Maria che teneva su una mensola in sala e le accese la candela della sera.
''Madre,'' pregò, ''dammi la forza di non ascoltare i loro insulti e le provocazioni, ma digli al Grande Capo lassù che se deve far nascere le persone per farle tormentare a vita, beh che ne faccia tranquillamente a meno. Amen''
Uscì di casa per portare a spasso Danu e Ziva come ogni sera. La gente era nelle case a cenare. Una signora da dietro la finestra la vide passare, aprì la porta e la richiuse sbattendola forte per farle capire che gliela voleva sbattere sulla faccia,'' Mostro,''disse ad alta voce.
'' Si si, a parlato faccia di chiulo!'' le rispose guardandola dritta negli occhi.
L'altra le fece la corna e sbatte anche l'uscio chiudendolo.
''Vai a cagare cesso!'' Disse tra se.
La notte di Natale venne nevicando. Una coperta di candida neve ricoprì strade e tetti. I ragazzini uscirono fuori a fare i pupazzi di neve.
Le donne si misero a parlottare ad alta voce sulle soglie delle abitazioni.
Le solite occhiatacce dirette alla casa di Litha con i soliti lazzi delle vipere frustrate forti della protezione dei mariti più ottusi di un mulo.
''Starà facendo i suoi intrugli infernali col quale ammazza le persone,'' disse una.
''Lei mangia i bambini,'' disse l'altra.
E' una ninfomane,'' disse una terza.
''Ho saputo che getta maledizioni per vederci morire tutti,'' sibilò un'altra.
''Oh mio Dio speriamo che muoia presto, stasera stessa così non avremo più danni nelle nostre famiglie. Gesù caro che stai per nascere porta via il male, porta via il male, porta via..... spediscila all'inferno!'' ripetè come posseduta la prima.
''Bambini!'' Urlò una grassona,''non andate all'angolo della strega perchè vi potrebbe mangiare. Prendete dei sassi e tirateglieli se la vedete!'' Disse con un tono allarmato e perfido.
''Gli strapperei gli occhi a quella meretrice, quegli occhi che ti fissano come se volessero rubarti l'anima. Che brutta che è no!?'' Sbottò all'improvviso una tipa con la faccia butterata e rugosa cercando consensi alla sua uscita.
''Si si è orrenda, veramente uno scherzo della natura. Vergine Maria liberaci dal demonio, liberaci, liberaciiiiii!'' si aggiunsero le altre accorate.
La chiesa era gremita di gente per la messa di Natale. Tutte le famiglie erano in chiesa a far sfoggio di abiti nuovi, finta devozione e sacro bigottismo. Litha era tornata dalla passeggiata con Danu e Ziva. Sentì un rumore provenire dal suo giardino. Si avvicinò alla finestra per vedere, ma nel buio non vide nessuno.
Poco dopo ancora rumori. Aprì la porta con un bastone in mano e si fermò sulla soglia per guardare chi era.
Senti una mano prendergli i capelli da dietro e spingerla in casa chiudendo la porta. Litha cadde per terra, si girò per vedere chi era e vide cinque uomini con un ghigno malvagio sulla faccia di cui uno era vestito da babbo Natale.
Si tirarono giù la lampo dei calzoni guardandola con disprezzo e desiderio insieme.
''Vieni qui cagna! Dissero.
Litha si chiese che fine avevano fatto Danu e Ziva.
''Stai cercando queste?'' le disse uno dei balordi indicando fuori nel giardino.
Le due cagnette giacevano morte per terra all'entrata del villino di Litha.
Le si avventarono addosso, si difese ma la stordirono e abusarono di lei selvaggiamente a due a due mentre la tenevano ferma con una pezza in bocca.
''Buon Natale Litha,'' si disse tra se mentre il suo corpo veniva violato. La lacrime le scendevano calde sulle guance pallide e fredde come la morte.
Sentiva il puzzo degli aliti di vino e birra degli uomini che cercavano di baciarla. Lei si dimenava ma loro erano più forti.
L'avevano picchiata e umiliata, l'ultimo stava prendendo il suo piacere quando Litha riuscì a divincolare un braccio, prendendo un coltello e lo infilò nella gola del suo violentatore.
Rapidamente lo piantò al cuore del secondo e del un terzo. Gli altri due scapparono con le braghe ancora calate.
Babbo Natale stramazzava al suolo con la gola squarciata ed il suo coso che perdeva pian piano consistenza.
La messa non era ancora finita. I due uomini si nascosero in un viottolo buio. Poi andarono a bussare alle porte delle altre case recitando la commedia dello spavento per Litha che aveva ucciso tre uomini.
Lei era distesa sul pavimento priva di forze.
Si alzò malamente, uscì di casa e si diresse verso il mare. Attraversò tutto il bosco dietro la collina arrivando alla spiaggia.
''Buon Natale Litha,'' si disse ancora tra se.
Poi rivolta a Dio:'' Io non sono tuo figlio, ammesso che tu ne abbia mai avuto uno. Non ti dirò perdonali perchè non sanno quello che fanno. Ma ti dico solo che se li hai fatti a tua immagine e somiglianza, beh non potevano prendere che dal padre.
Se mai un giorno ci incontreremo io e te da qualche parte, giuro che per te sarà l'ultimo.''
Si lasciò cadere dagli scogli. Chiuse gli occhi e affondò nel mare.
Mentre finiva l'ossigeno nei polmoni, Litha pensò:
'' Cosa vuol dire
la notte ed il giorno,
il sole e la luna che si alternano nel cielo;
mentre se ne va il mio respiro
come se niente fosse mai accaduto,
la mia vita finisce nel nulla
da dove son venuta.
Cosa vuol dire
vivere e morire
scomparire per sempre in un buio pesto,
l'amore è andato con passo lesto
ed io divento silenzio
e onda del mare.''
Vide Danu e Ziva corrergli incontro. Le saltellavano intorno e lei non sentì più dolore. Sua madre era in piedi su un'onda con un sorriso felice,
la prese per mano ed una stella cadde dal cielo ancora pieno di neve.
Quella notte il paese fu in tumulto. Scandalo e panico nella notte di Natale.
Non ritrovarono più la strega portata dal diavolo chissà dove e piansero le povere vittime morte dalle mani di un demonio malvagio.
Passarono i mesi e la gente si sentiva contenta di aver raggiunto il loro scopo. Si inventarono storie sull'accaduto. Dissero che Litha era sprofondata nel suo inferno gettata da Dio stesso per punirla dei suoi peccati.
ll pregiudizio si nutre di odio, ipocrisia e falsità, forse è per questo che le porte del paradiso si aprono difficilmente mentre quelle dell'inferno sono sempre aperte ad accogliere i figli dell'ignoranza.