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Autunno, giornata perfetta per me, a sentire la Lamma, oggi sarebbe stata una giornata di fulmini, vento e pioggia. Avevo preparato lo zaino, la Canon fremeva e le ottiche erano ansimanti, coperta e ombrello. Mi sarei messo al Sale ed avrei atteso l’ ora propizia, doppia scheda Secure Digital e capienza assicurata. Dopo aver cacciato i fulmini, come un lupo caccia la preda, me ne sarei andato a mangiare una schiacciatina, per poi tornare nella mia tana a gustarmi la quiete del mio mondo. Nessuno per la strada..la Opel filava liscia come lama di un rasoio, la musica cullava i pensieri neri. Passai davanti all’ Hotel Universal e tornò a galla come uno stronzo la mitica Bea. I discorsi del menga, le supercazzore ardite alla Tognazzi, le scuse più cretine trovate nei peggio angoli di quella mente bucata, simile ad una fetta di groviera. I brividi di freddo, con la camicina smanicata sullo scooter perchè la macchina la opprimeva, mandarla a cagare insieme a quei suoi occhi celesti fu appagante, un po’ triste, ma appagante. Alle volte quel ricordo torna a bussare, capita. Le nuvole avevano aperto le gronde, pioveva così fitto che il viale Italia sembrava un guado, togliere cartacce e liberare gli scarichi era chiedere troppo, “ voglia di lavorà sartami addosso e fammi lavorà meno che posso “ ecco lo slogan che doveva usare l’ Aamps mica “ Livorno pulita “. Arrivato vicino alla Baracchina Rossa, quasi in prossimità della pensilina, vidi una ragazza intenta a ripararsi dal nubifragio, ignara dello sciopero o in attesa del ragazzo. Accostai, ma attesi prima di presentarmi, poteva fraintendere, vedermi come un malintenzionato e di conseguenza prendermi a male parole; però dirle almeno che non sarebbe passato alcun autobus, mi sembrava corretto. Feci marcia indietro e buttai giù il finestrino; ebbe paura, comprensibile, visto la merdaglia che circolava a Livorno non c’ era da stare allegri. "Signorina guardi che c’è sciopero" dissi fra gli scrosci d’ acqua. Farfugliò qualcosa, ma non so cosa, anche perchè era cominciata “ I’ m on fire “ e tutto il resto poteva crollare. Decisi di darle almeno l’ ombrello, scesi dalla macchina, fregandomene bellamente della pioggia torrenziale. Mi avviai al portabagagli, la vidi rannicchiarsi nell’ angolo e stringere la borsa al petto. Cazzo, mi ha preso per un ladro e ora? Mi fece tenerezza, ma allo stesso tempo ricordai quanto mi fosse costato l’ ultima volta. Presi la coperta, era legata a brutti ricordi, meglio disfarsene. Mi avvicinai piano, ma più di tanto non si scompose, sembrava non passarsela bene. Le scarpe estive, pantaloni lisi e viso sciupato, lavorava in Baracchina Rossa, aveva il badge che sbucava dal giubbino di jeans, si chiamava Stefania. Doveva avere un cane, aveva le Adidas mangiucchiate, le porsi coperta e ombrello, mi guardò come se avesse visto un fantasma. Non m’ aspettavo mi invitasse a cena o mi desse un po’ di pelo, ma nemmeno che se ne uscisse con " non sono una barbona " nè che mi trattasse male. Restai interdetto, forse anche un po’ scocciato, la chiamai per nome, si alterò visibilmente, ma non mi ci misi a discutere, non avevo voglia. Avevo trovato l’ ennesima matta scappata dal maniconimo? La invitai a stare calma, volevo solo lasciarle l’ ombrello e la coperta, le avrei offerto un passaggio o chiamato un taxi, ma vista l’ accoglienza meglio se non mi fossi fermato. Cominciavo ad avere fame e mi stava montando lo scazzo, un fulmine troppo bello per essere reale, illuminò quasi a giorno la notte, alzai gli occhi verso il cielo e mi misi a ridere. La chiamai "Mr Simpatia" a presa di giro, mi dispiaceva lasciarla lì, non è piacevole aspettare e non avere nessuno che si preoccupa per te, rinnovai l’ invito a darle uno strappo. Alla fine acconsentì, era minuta e visibilmente stanca. Entrata in macchina, si tolse scarpe e calzini. La visibilità era ridotta, accesi gli abbaglianti e presi strade interne, si addormentò, aveva la stessa corporatura di Bea. "Occhio titano, occhio lungherone, resta molto chiuso e stai sulle tue o rischi di prendero in culo un’ altra volta" mi recitavo ‘ sto mantra come Occidentali’ s Karma. La guardai ancora, sospirai, serrai la mascella e strinsi lo sterzo... lo stomaco si chiuse. |
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