E’ sera, una di quelle tante sere, guardo l’ orologio sulla parete, è presto, mi pongo in attesa, e pare il tempo s’ arresti, le lancette sembrano ferme, le guardo, mi avvicino a sentire quel leggero tono, sì lo avverto, è indice che le pile non sono scariche.
Mi rendo conto di dare a questa specie di ticchettio, che poi, proprio ticchettio non è, la stessa importanza del battito del cuore umano. Sollevo il capo, inarco le sopracciglia, spalanco gli occhi, sposto la testa di lato, allo stesso modo, come dovessi ascoltare il battito del cuore.
Fatica all’ apparenza estenuante, che si ripete tutte le sere. Ma è una fatica che non pesa, difficile da spiegare, difficile da capire.
In quella specie di stand- by è racchiuso il mio pensiero costante, predominante, quello che non mi abbandona mai, è riposto il mio desiderio più forte, più vivo, più intenso, protetto come una reliquia, custodito come un segreto.
In quel tempo mi dondolo come in una culla e sogno, o forse, semplicemente lascio che scorrano dinanzi ai miei occhi le immagini.
E’ ovunque quella presenza, respira, cammina, parla, compie le quotidiane azioni, si ferma, si scuote in un fremito improvviso della mente. Forse mi sta abbracciando.
Capisco d’ un tratto che è vicina, molto vicina, per spezzare quel filo che ci unisce e ci separa, ci congiunge ed allontana.
Avvengono metamorfosi in un tempo della cui durata non ho coscienza, posso vivere vite diverse, paragonarle, fare scelte, accettarle, respingerle.
Posso cercare nuove forme di equilibrio dentro di me. Parto da una certezza: l’ esistenza di un sentimento forte, la base essenziale da cui dipende ogni cosa. Non è necessario dare un nome a questo sentimento. Esso dà origine a un legame spontaneo, scioglie ed annoda, crea appartenenze, costruisce barriere invisibili quali prove da superare, chiede tenacia ed ostinazione. Genera motivazioni profonde affinchè il sentimento stesso possa resistere alle tante azioni usuranti, esterne ed interne. Tentazioni, curiosità, impulsi istintivi, emulazione, sperimentazioni, fughe, mode.
E lo passo al setaccio e lo analizzo e lo modifico mentalmente, assoggettandolo a condizionamenti esterni e a bisogni interni. Il risultato è lo stesso: un sentimento puro che non muta se non per evolversi, se non per espandersi, abbandonando la sua limitatezza originaria per assurgere all’ infinito.
Un sentimento che diviene aria, terra, fuoco acqua, tutti gli elementi naturali, ed ha impressi in sé i caratteri dell’ universo.
Un sentimento a cui non voglio più dare un nome perché, essenzialmente, è.
C’è da chiedersi cosa sia più importante, se la vita o l’ amore. O meglio, cosa venga prima.
E non so rispondermi. Significherebbe fare una scelta, stabilire una priorità.
Mi perdo in questi miei itinerari, sempre, ed è allora che quella presenza si concretizza, arriva come una sferzata di vento, un profumo d’ erba, un bagliore di luce improvvisa.
Ed è come oltrepassare ogni volta la soglia del grembo materno, passare dall’ ignoto al sapere, dall’ aurora all’ alba. Un respiro più profondo, un vagito, come fosse il primo, è gioia, è stupore, non so…
Una presenza che torna e veste l’ anima senza tuttavia costringerla dentro stretti indumenti, è vita, è amore, è sogno.
Innanzitutto è speranza, quella speranza che mi nego, che non riconosco, quella speranza che il sentimento, a cui non do un nome, possa continuare ad essere, perennemente, tutte queste cose messe insieme, tutti gli elementi del cosmo.